mercoledì 14 dicembre 2011

Foto gita con i bambini del San Pedro
















Associazione di Volontariato Laboratorio Solidale
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martedì 25 ottobre 2011

Nuova Forma....Stesse follie

Il BLOG tutto nuovo di HASTA SAN PEDRO

....Continuate a seguire le funamboliche attività dei Volontari di Laboratorio Solidale

hasta pronto

“NON ESISTONO RAGAZZI CATTIVI” Rimini 9 nov

Mercoledì 9 novembre p.v. alle ore 17 presso il Centro Giovani “RM25” (Corso d’Augusto 241 – Rimini)

Sabrina Zanetti (Direttore Fondazione Enaip)
e Silvia Sanchini (Direttore Fondazione San Giuseppe)

intervistano DON CLAUDIO BURGIO
(presidente dell’Ass.ne “Kayros” di Milano che gestisce comunità per minori e servizi educativi per adolescenti; cappellano coll. all’Istituto penale minorile “C. Beccaria” e autore del libro “Non esistono ragazzi cattivi” - Ed. Paoline 2010).

L’incontro è rivolto in particolare a educatori, ragazzi, insegnanti, genitori… e a tutti coloro che desiderano confrontarsi sul tema dell’educazione in contesti “di frontiera”.

Al termine buffet a cura dei ragazzi del Laboratorio “Caduti fuori dal piatto”.

Info: Fondazione San Guseppe 0541-51268 direzione@sangiuseppe.org ; Centro Giovani “RM25” 0541-709257 rm25rimini@gmail.com

Vi aspettiamo numerosi!

giovedì 13 ottobre 2011

Conosciamo la Presidenta e Fondatrice: Barbara Magalotti

Barbara Magalotti è nata a Rimini nel 1967. Psicologa dell’età evolutiva, ha alle spalle diverse esperienze in campo educativo come operatore sociale, sviluppando nel tempo uno spiccato interesse per il disagio e la devianza minorile e le tematiche inerenti l’intercultura. Ha svolto per quasi due anni attività di volontariato in Bolivia, dove ha lavorato con i ragazzi di strada e collaborato con la “Pastoral Penitenciaria Catolica de Bolivia” (un’organizzazione che difende i diritti umani dei detenuti e dei loro figli) presso il Carcere “San Pedro” di La Paz. Ha collaborato con “Operazione Colomba” (Corpo di pace nonviolento dell’Associazione Papa Giovanni XXIII di Rimini) durante alcune missioni di pace in Kosovo e con la ONG “EducAid” in un progetto educativo di integrazione scolastica in Kosovo. Ha lavorato tre anni come educatrice presso la casa delle emergenze per minori a rischio, a Rimini.
Nel 2009 fonda l’associazione di volontariato Laboratorio Solidale per sensibilizzare il territorio sul tema dei diritti umani e sostenere il Centro Educativo “Alegrìa” rivolto ai figli dei detenuti che vivono con loro nel carcere San Pedro. Laboratorio Solidale ha inoltre deciso di realizzare Casa Solidaria, per il reinserimento socio lavorativo dei detenuti in uscita dal carcere.
Ormai un pezzo del suo cuore è in America Latina, e sta meditando sulla possibilità di lavorare in Bolivia in pianta “quasi stabile”…


Riflessioni di Barbara Magalotti 
sul libro-testimonianza Di' a qualcuno che io sono qui (Edizioni Erickson)

Il libro offre spunti di riflessione sul lavoro quotidiano di educatori, operatori sociali, cooperanti.
Mi piace pensare che i lettori (soprattutto gli educatori!) si possano innamorare della totale mancanza di “rigidi parametri operativi” ma anche di “garanzie” (economiche e di sicurezza e di successo) del lavoro educativo e  di cooperazione, parametri e garanzie che si definiscono nel cammino, nel percorso esperienziale “dell’azione cooperante” e dell’azione educativa.

Non essendo un saggio o una ricerca, il libro non vuole dimostrare alcuna tesi se non quella dell’importanza del lavoro di rete, della cooperazione, della fondamentale necessità di operare nel rispetto delle differenze (di ruolo, di cultura, di ideologia, ecc.), di vivere le esperienze di lavoro educativo con curiosità ed umiltà per poter crescere come operatori ma prima di tutto come esseri umani.

Il libro descrive un duro e triste spaccato della realtà latinoamericana (i ragazzi di strada e la vita dei bambini all’interno di un carcere) attraverso le riflessioni personali di una volontaria che è “immersa” nell’azione, in un contesto che è per lei la quotidianità. La descrizione “privata”, “intima”, intrisa delle reazioni emotive, delle riflessioni  a caldo, delle analisi e delle rielaborazioni degli episodi e dei vissuti di chi racconta un’esperienza attraverso una lettera, si differenzia dalla consueta forma giornalistica dei reportage che  solitamente mirano a dare una rappresentazione storico/statistica, fornendo dati numerici, “quantitativi” (quanti morti, quanta disoccupazione, ecc.) dell’oggetto di ricerca.

Leggendo queste pagine il lettore avrà la possibilità di conoscere un po’ più a fondo la Bolivia, la realtà dei bambini che vivono con i loro padri in carcere, dei ragazzi di strada abbandonati a loro stessi, e magari si porrà qualche interrogativo in più sul senso della divisione in Nord e Sud di questo nostro pianeta. Di dove ci stia portando la globalizzazione.
Queste pagine potranno essere per i lettori anche un’occasione di riflessione/confronto/discussione rispetto alla propria quotidianità di educatore/insegnante/genitore/essere umano.

Il libro “trasuda” America Latina ad ogni virgola, dalla prima all’ultima pagina: i luoghi, le persone, le situazioni sono raccontate con l’amore che provo per il Sud America e per il popolo che lo abita. Un amore che ho scoperto e coltivato attraverso la convivenza stretta con i ragazzi di strada, i detenuti del carcere, i loro splendidi bambini. Un amore che è cresciuto proprio grazie a persone che vivono il dolore sulla loro pelle come una dimensione quotidiana, ma che nonostante tutto mi hanno trasmesso un affetto infinito, insegnandomi tanto sulla vita e la maniera di affrontare le difficoltà.
Non ho scritto queste lettere con l’intenzione di pubblicarle, per cui in realtà non saprei dire “perché” qualcuno dovrebbe comprare questo libro!
Solo vorrei tanto che la voce di chi soffre e vive quotidianamente nell’ingiustizia arrivasse alle orecchie di quanta più gente possibile, per risvegliare quel senso di uguaglianza, di responsabilità sociale e cooperazione che troppo spesso, un po’ egoisticamente, mettiamo a tacere. Vorrei tanto che aiutasse ad aprire anziché chiudere gli occhi su un mondo che ci vogliono far credere tanto lontano, ma di cui in realtà siamo parte integrante.

mercoledì 28 settembre 2011

Pranzo solidale a Cesena 9 ott

 Carissimi amici,
 


vi giro il volantino di invito al pranzo di beneficenza a sostegno dei nostri progetti in Bolivia che si terrà domenica 9 ottobre!
Siamo ospiti dell'associazione culturale La Casa dei Pavoni che organizza il tutto presso il circolo Arci di San'Egidio (Cesena).

Mi raccomando: le persone interessate a partecipare al pranzo devono assolutamente telefonare al numero sopra al volantino.L'associazione La Casa dei Pavoni preparerà  tutto in casa quindi organizzano la spesa in base al numero delle persone che hanno prenotato. Per questo è importante che ci diciate quanti siete!!!

Vi aspetto numerosi e vi prego di inoltrare l'invito a quanti più amici possibili... più siamo e più fondi raccogliamo!!!


Barbara Magalotti 

venerdì 16 settembre 2011

martedì 30 agosto 2011

50° Marcia della pace

Care amiche e cari amici, gentili signore e signori,


avvicinandosi il 25 settembre 2011, giorno in cui si svolgera' la marcia della pace Perugia-Assisi, nel cinquantesimo anniversario della prima organizzata da Aldo Capitini, vi saremmo assai grati se aveste tempo ed agio di rispondere alle domande che alleghiamo in calce a questa lettera.
Vorremmo infatti poter pubblicare le risposte nei prossimi giorni sul nostro notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", anche come contributo alla preparazione della marcia.
Vi saremmo altresi' grati se poteste inviarci anche una scheda biobibliografica sulla vostra persona per redigere o aggiornare la consueta presentazione nella nota introduttiva.

Grazie fin d'ora, e vogliate gradire distinti saluti

per la redazione de "La nonviolenza e' in cammino"
Peppe Sini

Viterbo, 27 agosto 2011

Mittente: "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
e-mail: nbawac@tin.it
web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

* * *

Sette domande a...

1. Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
*
2. E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
*
3. Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
*
4. Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
*
5. Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
*
6. Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
*
7. Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

* * *

lunedì 4 luglio 2011

LabSol al Titano 9 lug

Sabato 9 luglio alle ore 20,00

al "Foyer" wine art di San Marino
piccola presentazione dell'Associazione di volontariato Laboratorio Solidale e dei progetti realizzati in Bolivia.

Il programma prevede "aperitivo solidale" e raccolta fondi per i progetti, musica, mercatino con artigianato boliviano, banchetto informativo
e soprattutto tanta energia positiva! 
Inoltre, mostra fotografica "Per le vie del San Pedro" di Pietro Paolini, con immagini del carcere San Pedro di La Paz
(in allegato la locandina della mostra).

... il "Foyer" è facile da trovare: sulla superstrada di San Marino,
a Serravalle, 500 metri dopo l'Electronics sulla destra.
Troverai un'insegna nera "Foyer wine art".

Vi aspetto numerosi e curiosi!!!!
A presto!
Barbara

CONCERTO DEGLI «INTI-ILLIMANI»

VENERDI 8 LUGLIO 2011 - CUSTOZA DI SOMMACAMPAGNA (VR)


La tournée europea dello storico complesso cileno «INTI-ILLIMANI» farà tappa anche a Verona, venerdì 8 luglio 2011, alle ore 21, presso Corte Cavalchina (Custoza di Sommacampagna - VR) dove avrà luogo un concerto organizzato dal «Comitato per l'educazione alla mondialità» di Sommacampagna, Associazione Culturale e di promozione sociale «Créa», Libreria «Castioni Sergio» di Lugagnano e dai proprietari di «Corte Cavalchina», in collaborazione con il Comitato veronese per la Marcia Perugia-Assisi, l'Associazione Missionaria di Sommacampagna ed Emmaus di Villafranca.

Nel corso dell'evento vi sarà anche una performance artistica del muralista Eduardo Mono Carrasco.

Il ricavato dell'iniziativa sarà devoluto al progetto di solidarietà «Una matita per i bambini del Cile» (Info: 349.0888955 Clara e Sergio)

Ingresso: 15 euro

PREVENDITA BIGLIETTI:
- Edicola Castioni Giorgio di Sommacampagna (Tel. 045 515839)
- Alimentari Adami di Sommacampagna (Tel. 045 515443)
- Libreria «Castioni Sergio» di Lugagnano (Tel. 045 8699833)
- Libreria «Bocù», Galleria Mazzini, Verona (Tel. 045.596856)

Info: 349.0888955

Negli anni Settanta gli Inti Illimani furono al centro del panorama musicale internazionale come una delle formazioni di maggior successo. Erano i portavoce dei diritti del popolo cileno piombato nel baratro della dittatura dopo l'11 settembre del 1973 quando il generale Pinochet affongò nel sangue il primo governo socialista di Salvador Allende.

Gli Inti Illimani come altri gruppi musicali, artisti, scrittori e intellettuali cileni dovettero intraprendere la strada del lungo esilio. Vissero in Italia fino al 1988 quando poterono rientrare nel loro Paese.

Per tutti gli anni Settanta gli album degli Inti Ilimani furono ai primi posti nella classifica dei dischi più venduti nel nostro paese. Interpretarono testi di Patricio Manns, Violeta Parra, Sergio Ortega, Pablo Neruda. Gli Inti Illimani tennero concerti in ogni parte del mondo e collaborarono con artisti come Peter Gabriel, Mercedes Sosa, Violeta Parra, Victor Jara, Miriam Makeba.

Scarica il manifesto dell'evento [formato A4 - 740 Kb - Pdf]

Invita i tuoi amici di Facebook al concerto!

venerdì 27 maggio 2011

Referendum

venerdì 11 marzo 2011

Carnevale al Centro Educativo di La Paz

Carissimi amici, il Carnevale è passato...
In questo periodo nel nostro Centro Educativo: preparazione maschere, festa di Carnevale e consegna del materiale scolastico ai bambini dai 6 anni in su!
I bambini si sono divertiti tantissimo e sono stati felicissimi di ricevere quaderni, colori, penne, e tutto il necessario per andare a scuola...

Il kit scolastico (per 100 bambini!!!) comprendeva:
- una scatola di pennarelli colorati
- una scatola di colori a matita
- matita, gomma, temperino
- penna nera, rossa, blu
- un righello
- un quadernone a spirale
- due quaderni a quadretti
- un raccoglitore con 100 fogli

Ci hanno dato una mano ad acquistare il materiale un gruppo di ragazzi boliviani del Club Lions.

Molti dei nostri bambini non avrebbero potuto comprare queste cose...il vostro aiuto è stato fondamentale per tutti loro! GRAZIE!!!!
Un abbraccio forte a tutti da parte mia e dei bambini del Centro Educativo "Alegrìa":
la vostra Barbara
          

venerdì 4 marzo 2011

Cos’è una relazione?

Cosa porta una persona a condividere, raccontare, vivere certe intimità, certi pensieri, certe esperienze con qualcun altro? Come inizia e come si evolve questo “mischiamento” di energia, è davvero un mistero. A maggior ragione dentro ad un carcere. Soprattutto perché il mondo interiore dei detenuti può rivelarsi da un momento all’altro, scoprendo universi sconosciuti, che sono stati tenuti nascosti gelosamente, quasi come un tesoro “pericoloso” che spesso fa paura mostrare agli altri e fa male ricordare a se stessi. L’altro giorno, durante uno dei nostri “sabati di condivisione” sono emersi contenuti assolutamente “privati” di un paio di persone che hanno deciso di mettere in piazza le loro emozioni, i loro sentimenti. Da sabato 12 febbraio ho deciso di offrire lo spazio del Centro Educativo all’incontro di quei detenuti che abbiano voglia di passare del tempo insieme. Jorge, Edwin e Felipe portano con sé la chitarra, il charango, il tamburo per suonare e cantare. Si beve un caffè, si fanno le chiacchiere, si canta e poi si pranza insieme. Tutto questo è magico. Magica la voce di Jorge, che finalmente si può sfogare e tirar fuori tutta la sua passione (frustrata dall’impossibilità di cantare per la messa in cappella, visto il divieto imposto dal presidente dei delegati), magico il charango di Edwin che con le sue 10 corde fa da vero e proprio “tappeto magico” alle note della chitarra di Jorge e la sua voce, e magica la possibilità di passare del tempo insieme in maniera del tutto libera e sana, condividendo i piaceri della charla e della tavola insieme a gente che vive la stessa dimensione di reclusione, in un tempo che sembra “sospeso” tra persone che dimostrano voglia di vivere, di divertirsi, di ascoltare, di abbracciare i pensieri gli uni degli altri. Una sorta di “terapia di gruppo” un po’ anarchica, che dà valore alla dimensione del condividere e del conoscersi senza ricatti, senza bisogno di dimostrare nulla se non esattamente sé stessi.
Bello.
Veramente belli questi 3 sabati passati insieme. Un chaqueño, un paceño, un portoghese, un mezzo argentino pazzo, un dominicano si incontrano, si parlano, scambiano opinioni sulla prigione, sulla vita, si raccontano le loro esperienze… lo spazio è aperto a tutti, e ho esteso l’invito a partecipare a diversi detenuti… un po’ alla volta si sta consolidando questa abitudine e per il momento questi cinque partecipanti sono fissi. Chi più, chi meno comincia ad aprirsi e a godere di questa possibilità.
Sabato scorso Pablo aveva cominciato a parlare dei suoi rapporti familiari… tante bugie e tante conseguenti incomprensioni con i fratelli… e adesso, da detenuto, la lontananza glaciale della sorella che nemmeno crede al fatto che si trovi in una prigione… Parla a scatti, con una certa fatica, si stropiccia le mani e guarda il pavimento mentre ci comunica queste cose. I ragazzi sono molto colpiti dal suo racconto. Edwin gli mette una mano sulla spalla e gli dice di avere forza e coraggio, di tentare ad allacciare i rapporti con i familiari, perché è importante avere qualcuno su cui contare quando sei chiuso fra quattro mura. Pablo imbronciato fa di sì con la testa, ma continua a guardarsi le mani in una maniera triste e nervosa nello stesso tempo, il nodo alla gola… I ragazzi continuano a chiacchierare per rompere un po’ il ghiaccio, ma Pablo ormai è posseduto da una irrequietezza palese che lo ha portato a mille miglia di distanza… si alza, apre la finestra, guarda la piazza della sezione, si rimette a sedere, si rialza, cammina su e giù per la stanza…
La combriccola si scioglie nel pomeriggio e uno alla volta tutti se ne vanno. Ci si dà appuntamento al sabato successivo.
Senza dire una parola rimango nel Kinder a riordinare lavando i piatti insieme a Pablo, e cerco dentro la mia testa e il mio cuore il modo di avvicinarmi all’argomento messo in tavola da lui senza essere troppo invadente, ma nello stesso neanche troppo accomodante. “Era tua sorella al telefono, prima?” “Sì, era lei, non mi chiama mai. Ero contento di sentirla, ma poi, quando abbiamo cominciato a parlare, mi ha fatto venire solo una gran rabbia! Lei non vuole credere che io sia qui detenuto. Mi dice che chissà dove me ne sono andato a fare chissà cosa!” “Beh… non ha tutti i torti… Sei mai stato completamente sincero con lei?” Mi guarda Pablo, con uno sguardo misto al sorpreso e al divertito, ma non mi risponde. “Io facevo quel che facevo, è vero. Ma ho sempre aiutato tutti in famiglia, i miei fratelli più piccoli, mia mamma, e anche mia sorella! Quando tiravo su dei bei soldi, io ho sempre dato aiuto a tutti, e ho aiutato mia sorella a comprarsi la casa! E adesso? I miei fratelli non mi hanno mai fatto una telefonata da quando sono qui. Un anno e mezzo! Ti rendi conto? Neanche una telefonata! Io con mia sorella ho chiuso! Io non la voglio più sentire! Per me non esiste più!” Gli metto una mano sulla spalla e lo guardo dritto negli occhi “Ti mancano molto i tuoi fratelli. Devi soffrire molto… quanto dolore hai dentro Pablol! E sono contenta che me ne stia parlando. Però non puoi nemmeno fare una colpa a tua sorella, se non ti crede… un po’ come la favola di “al lupo, al lupo”… se non sei mai stato sincero con lei, come puoi pretendere che lei ti creda adesso? Devi avere pazienza, coraggio, e cercare di riavvicinarti a lei. Almeno un tentativo lo devi fare, per non lasciare nulla di intentato…” Pablo mi ascolta e mentre mi guarda ha gli occhi lucidi. “Credo che tu stia cercando di non piangere per dimostrare a te stesso che sei forte, che sei un duro… ma piangere è necessario a volte… per non scoppiare, per non ammalarti.”
Pablo si stropiccia gli occhi e la prima lacrima comincia a scendere. Mi viene solo da dirgli: “Tutti, ma proprio tutti abbiamo bisogno di affetto”. Ormai non si vergogna più, e mi abbraccia forte, Pablo, cercando braccia accoglienti che lo contengano, che lo capiscano, che lo accettino per quel che è. Il pianto a dirotto che ne è seguito è stato catartico. I singhiozzi non lasciavano più spazio alle parole. Si siede e si soffia il naso, poi mi abbraccia le gambe ancora, disperatamente, come per sentire che quel pianto non se ne vada nel vento, ma che sia ascoltato e raccolto da qualcuno. La catarsi mi porta a sentirmi mamma di questo ragazzone tutto muscoli… mi intenerisco in una maniera incredibile, lo abbraccio e gli accarezzo la testa, mentre il suo pianto diventa quasi il pianto del bambino pentito, che svuota il sacco delle sue marachelle e nello stesso tempo si rende conto di quello che ha fatto, del perché le sue azioni abbiano portato certe conseguenze nei suoi rapporti, nella sua vita. “Pablo, tutti sbagliamo a questo mondo. Chi più, chi meno, abbiamo tutti sempre tanto da imparare. Ma questo non ci impedisce di crescere e migliorare, anzi! Chi ha sbagliato pesantemente, ha la possibilità di sentire molto chiaramente e forte cosa può fare per cambiare! Adesso devi accettare il silenzio dei tuoi fratelli come conseguenza della tua vita torpida passata, delle tue tante bugie, e devi trovare il coraggio dell’umiltà di essere tu a fare il primo passo e cercarli… Se non altro potrai dire “ci ho provato” e non avrai rimpianti o dubbi…”
Il pianto di Pablo è durato a lungo, tra le parole che piano piano finalmente è riuscito ancora a dirmi… mi sono chiesta da quanto tempo era che non piangeva quest’uomo… Non so. Ma so che nei giorni seguenti il suo umore è migliorato visibilmente… Potere della catarsi, della purificazione!
Heidi è una bambina di 5 anni che si è affezionata terribilmente a me (e io ovviamente a lei). Tutte le volte che mi vede si illumina e mi corre incontro, saltandomi addosso e arrampicandosi tra le mie braccia stritolandomi, accarezzandomi, baciandomi i capelli, la faccia, le mani… è una bambina terribile, sempre in mezzo a qualche casino, a litigi, o in punizione perché arrogante, sfacciata: un terremoto vivente (potrebbe essere la versione femminile di Willy, la mia piccola peste)…
L’altro giorno Heidi mi corre incontro e mi salta in braccio. Dopo aver controllato i miei orecchini, il tono del rossetto, la sciarpa e qualsiasi altro particolare di abbigliamento, mi stringe forte forte e mi sussurra con la sua manina appoggiata tra la sua bocca e il mio orecchio, per non farsi sentire da nessuno “Io mi sono innamorata di te!” “Cosa?” “Ti ho detto che io mi sono innamorata di te!” … mi si è sciolto il cuore… le ho sorriso e l’ho stretta forte “Sì! Tu mi vuoi tanto bene e anche io ti voglio tanto bene!”…
Torno agli interrogativi iniziali: Cos’è una relazione? Cosa porta una persona a condividere, raccontare, vivere certe intimità, certi pensieri, certe esperienze con qualcun altro?
Qualche volta, nel mio lavoro in carcere, queste domande diventano molto importanti, ma le risposte diventano una: “La ricerca di amore”.

Sono felice di essere qui e di sentire tanto amore per la vita!
Vi abbraccio forte!
La vostra Barbara

domenica 27 febbraio 2011

Aria di Viaggio, Aria di Cambiamenti

L'aria. Fresca e secca come quella di una mattina d'inverno sui 3000 metri. Tersa, poi scura, poi di nuovo brillante sotto il riflesso del sole come quella di La Paz, dove il tempo è mutevole e scorre lento perché lentamente l'ossigeno riempie i polmoni, seppur respirato a grandi boccate.
L'Ossigeno, si dice che sia impalpabile, quasi non ce ne accorgiamo e come tutte le cose importanti di questa terra ne sentiamo l'importanza quando ci manca.
A La Paz, la condizione primordiale della nostra stessa esistenza è sempre sotto i nostri occhi, perché ad ogni passo il corpo ci ricorda quanta fatica deve sostenere respirando.
Nel Carcere di San Pedro de La Paz, ogni passo ti ricordi la fatica che ogni uomo deve sostenere quotidianamente quando i suoi diritti di essere umano non vengono rispettati.
L'Aria. Nel Carcere di San Pedro si rarefà appena varchi i cancelli delle guardie stanche al posto di controllo. In un viavai perpetuo di parenti in visita, di donne e bambini: mostro le mie credenziali all'ufficiale di guardia, respiro profondamente e mi tuffo. Barbara cammina tranquilla davanti, mi guida, tra una piazzetta affollata, un vicolo, un'altra piazzetta. Gli internos campeggiano, chiacchierano, consumano qualcosa da manigiare. Sono dentro. Sono nel Carcel di S. Pedro.
La testa mi gira, sotto il peso delle emozioni, del viaggio e dell'altitudine, ma voglio con tutto il cuore buttarmi in questa nuova dimensione e Barbara, in quello che a me sembra un labirinto, mi porta sicura tra scale e vicoli alla cella di un detenuto. Windsor ci accoglie calorosamente, il suo spazio è di un metro per due, ma è tenuto dignitosamente: un letto pulito, chitarra poggiata sopra, una mensolina con una foto. È carino, Windsor, la voce chiara, il tono sommesso; abbraccia Barbara, che mi introduce e così, alla maniera boliviana, mi merito subito una stretta di mano decisa e un abbraccio forte. Scambiamo due chiacchiere, almeno Barbara e Windsor, perché la padronanza dello spagnolo è per me ancora un problema: parlano di musica, parlano delle incomprensioni musicali tra Windsor e il nuovo chitarrista della cappella carceraria, dove si esibiscono ogni domenica durante la funzione.
La vita al San Pedro si scandisce così, con le sue regole (non ci sono guardie carcerarie all'interno), i suoi chiacchiericci, le simpatie, le antipatie: una città nella città dove un truffatore milionario può diventare il capo-delegato degli internos e un narcotrafficante il guardiano pacioso e risoluto della pace del Kinder per bambini…
Ma questa è un'altra storia e ve ni parlerò più avanti.


Sfide
Oggi ho sfidato per la prima volta La Paz e la sua folle conformazione urbana. Arroccata com'è tra l'altipiano andino, tra salite e discese ho accompagnato Barbara a sbrigare le pratiche burocratiche per l'associazione e il nostro visto… che palle, che lentezza, che lotta.
Tuttavia la lotta più grande è stata la sfida tra i miei polmoni e le strade di questa città: le automobili, i pulmini sgangherati, i taxi che arrancano sempre in prima e riversano quell'inconfondibile odore di diesel per le strade congestionate dal traffico.
Per la seconda volta in questa settimana passo per la via principale, El Prado: una lunga passeggiata ricavata in un avvallamento che separa i fianchi sovra-antropizzati delle montagne cittadine. Negozi, banche e uffici, il meglio del lascito Occidentale, ma almeno recupero un po' di fiato e mi permetto la prima sigaretta della mattina! Mi sento un pesce fuor d'acqua e devo evitare le manovre ardite dei soliti taxisti, che devono correre chissà dove.
Barbara mi cede lo zaino (eh eh non sono l'unico polmone d'acciaio delle Ande), passiamo davanti il palazzone dell'Univesità e schivando gli studenti ci apprestiamo alla salita finale: Calle Colon, il quartiere coloniale, sede di uffici amministrativi, del palazzo del Governo e dei ministeri, prima tuttavia la salita! Il Sole oggi splende e il mio abbigliamento da trekking (manco fossi Messner) risulta un tantino inadeguato. Fa lo stesso, oramai siamo arrivati, a ricordarcelo una lunga carovana di fuoristrada presidenziali che bloccano il traffico (come se prima scorresse fluido), vorrei chiedere al Presidente Morales cosa c… stia facendo per i diritti del suo popolo, per la corruzione e il clientelismo crescenti, ma fortunatamente per lui e per me, lui corre via coperto dalla cacofonia delle sirene e lascio perdere… per ora.
Al Final: Barbara entra nell'ufficio, ne esce poco dopo incazzata come una biscia, come volevasi dimostrare i documenti che attendeva non sono pronti. Maledetta burocrazia boliviana. Io nel frattempo aspetto fuori, mi merito una sigaretta, la giornata è stata dura.

La Castagna Portafortuna
Il Bagaglio di chi parte è sempre pieno, prima di tutto, di dolci ricordi, di esperienze, di pensieri paure ed amuleti… nel mio caso rimane ben poco spazio per il resto e ciò significa che ho già fatto amicizia con la lavandaia sotto casa, perché non possiedo una lavatrice.
Per questo devo ringraziare prima di tutto i cari Simo e Sere: Julio Cortazar mi fa compagnia molte sere prima di andare a nanna e le dediche sono sicuramente fonte di ispirazione per la mia condotta quotidiana, tuttavia con il corrispettivo del peso del libro avrei potuto buttare in valigia calzini, mutande e magliette quindi se avrò poca fortuna nelle relazioni sociali e puzzerò, non potrò fare altro che pensarvi. Per fortuna lavoro in un centro educativo per minori che vivono con i genitori in carcere e il loro stato igienico non è certo dei migliori, quanto ai carcerati… beh… alcuni sono sempre vestiti dignitosamente e profumatissimi da far invidia a Chanel N° 5, altri si trascinano stancamente come fantasmi, laceri, devastati, lascio immaginare a voi le conseguenze e le cicatrici che una tale perdita di speranze possa avere sul proprio corpo.
Nonostante tutto il mio compito non è, non sarà mai quello di selezionare le relazioni in base al quoziente di sporcizia e maleodore, perché quando entro dentro al San Pedro e abbraccio qualcuno, in quella stretta c'è un mondo di emozioni che ti scuote dall'interno. Sporco o pulito, tossico-dipendente o modello della società civile, il detenuto del San Pedro è feccia umana; che abbia commesso un reato oppure no, lo Stato lo incarcera preventivamente per un massimo di 3 anni, entro i quali la Procura deve collezionare le prove della sua colpevolezza e qualora fosse assolto da ogni accusa, lo saluterebbero con una bella stretta di mano, senza possibilità di ricorso. Questo accade se non hai soldi per pagare il poliziotto che ti arresta, il Procuratore o un avvocato che si dia da fare celermente per ridurre l'attesa del carcere preventivo. Quale fiducia si potrà mai avere a queste condizioni?
Ognuno trovi una degna risposta alla domanda, per quanto mi riguarda, ogni mattina mi sveglio, percorro la strada che separa la mia casa dal carcere, lascio dietro tutte le mie paure, i miei pregiudizi, gioco e sorrido alle piccole canaglie che frequentano il Kinder e abbraccio calorosamente chiunque mi saluti, varcato il cancello del posto di guiardia; perché i miei amuleti e i miei portafortuna fanno il resto: catalizzano l'intensità dei sentimenti che provo ogni giorno e torno a casa con un senso di pienezza e soddisfazione difficile da descrivere.

La Stagione della Pioggia
Quasi Marzo qui a La Paz, ma l'acqua scorre ancora a fiotti, dissesta le strade, allaga le case, spesso costruite a caso e in pendenze allucinanti. Entra dappertuto, ti lascia sempre quella sensazione di umido nelle ossa, ma alla fine ti abitui, te ne freghi e vai per la tua strada, un passo dopo l'altro, una pozzanghera dopo l'altra. Impreco, domani sarei dovuto partire per Cochabamba, avrei voluto ripercorrere i luoghi del Che, sorseggiare un mate di coca sotto il tiepido sole Cochabambino, 20°C tutto l'anno… che pacchia. Purtroppo però le notizie non sono buone: qualche strada si è sgretolata per le intemperie e inoltre molte categorie sociali sono in subbuglio per il continuo crescere dei prezzi al consumo, il pane sempre più caro e la miseria dei salari sempre miseramente uguale a se stessa. Ci sono Bloqueos in tutte le città, a scadenza quotidiana; non è un buon momento per lasciare La Paz. Fortunatamente domani è sabato, giorno di riunione con i detenuti, cercherò di scambiare due parole con il mio pessimo accento, le mie frasi sconfusionate, i miei intercalari tipici (“claro”, “Me lo creo”, “Vale”) ottimi per mimetizzare la difficoltà che incontro nel comprendere quello che dicono, ma lo sforzo c'è, la vicinanza pure e inoltre sono sempre molto carini con me!... chi se lo sarebbe aspettato da criminali incalliti. José ci canterà le sue canzoni popolari, così terribilmente simili ai ritmi gitani, Wildmore interpreterà i suoni più tipicamente andini, ci sentiremo uniti come la settimana scorsa, tra un mate, una chiacchiera, una canzone e le risa, quando tra una nota e l'altra i nostri Lords intrufoleranno una rima ardita e parole innocenti faranno incredibilmente rima con Puttana, trombare, inculare etc.
La Nota negativa? La Pioggia, con la P maiuscola, che devasta il San Pedro, grande come un campo da calcio e stracolmo di 1700 persone, una sopra l'altra, in celle costruite e ingrandite a casaccio, con materiale di risulta. Ogni posto ha le pareti logore di umidità, se va bene. Se va male ci piove dentro e da ieri abbiamo scoperto che anche il nostro Centro Infantil segue le rigide leggi architettoniche del San Pedro.....acqua dovunque, acqua sui pavimenti, acqua nelle colonne di “cemento”.
Meglio fregarsene, dopotutto si canterà e si ballerà, sotto la pioggia viene meglio, ha quasi un senso poetico… mavafffff!!!!

Stefano

venerdì 18 febbraio 2011

Un libro contro la mafia scritto dagli studenti italiani

Mi chiamo Gianmario Lucini. Sono un editore (CFR e sito web www.poiein.it) e poeta che quest’anno ha dato alle stampe l’antologia “L’impoetico mafioso”, un libro che contiene il contributo di 105 poeti italiani, alcuni molto noti, che si esprimono per la legalità contro la cultura della mafia e dei favoritismi.  Questo volume è stato presentato in diversi contesti e anche in diverse scuole, al Nord, al Sud e al Centro Italia, ottenendo un notevole successo, tanto che la prima tiratura di 700 copie è stata quasi esaurita in un mese.

Ho in mente un’iniziativa analoga con il contributo degli studenti, dalle Scuole Medie Inferiori fino all’Università.

La/lo studente che desidera partecipare all’edizione di questo nuovo volume, che si intitolerà “Noi e le culture mafiose”, possono scrivere le loro impressioni sul tema “La mafia e il mio passato / la mafia e il mio futuro” inviandole poi tramite l’indirizzo di posta elettronica info@edizionicfr.it

E’ importante infatti che gli adulti, al di là delle belle parole che possono scrivere in poesia o esprimere in pregevoli dibattiti televisivi, ascoltino soprattutto le impressioni dei giovani e in che modo essi vivono il problema della cultura mafiosa, dei favoritismi, delle raccomandazioni, della prepotenza, del pizzo, del disprezzo del prossimo, della strumentalizzazione di tutto e di tutti per il solo scopo di arricchirsi – e a volte questo accade, come ci raccontano le cronache, anche dentro la scuola...

Le/gli studenti che vogliono aderire al progetto lo possono fare anche in forma anonima, semplicemente siglando lo scritto (un racconto, una poesia, una riflessione, la storia di un’esperienza personale, ecc.) e indicando l’Istituto di provenienza.

Copia del volume che verrà stampato, sarà inviato alla biblioteca di tutte le scuole dalle quali saranno pervenuti contributi scritti.

Il progetto si apre il primo marzo 2011 e si chiuderà con il 30 settembre 2011.  Per tutta l’estate, dunque, i giovani potranno inviare i loro scritti all’indirizzo di posta elettronica indicato.

giovedì 17 febbraio 2011

Realizziamo "Casa Solidaria"


Il carcere di San Pedro di La Paz in Bolivia è un edificio dalle dimensioni di un campo sportivo per una capienza massima di 500 persone.
Di fatto ospita 1500 detenuti e 250 bambini perchè in molti casi i loro figli sono costretti a vivere all’interno del carcere con i loro padri detenuti.

A partire dal 2002 sta funzionando dentro il carcere San Pedro un centro educativo rivolto alla cura educativa dei bambini che vivono con i loro padri.

L'associazione “LABORATORIO SOLIDALE” sostiene, coordina e finanzia questo Centro Educativo, grazie alla collaborazione dei soci e a donazioni di privati.

Ora c’è un altro sogno: “CASA SOLIDARIA” una casa per ospitare gli ex-detenuti con laboratori e un’attività commerciale, per accompagnarli verso una integrazione
socio -lavorativa.
È stata individuata una casa ad Achocalla, non lontano da La Paz al prezzo di 70.000 euro, da pagare in due anni.

URGE RACCOGLIERE FONDI!!!!!

... festeggiamo con una cena il ritorno di Consuelo e Linda che hanno lavorato nel Centro Educativo del Carcere San Pedro di la Paz per tre mesi, cercando di carpire loro un pò di energia e di entusiasmo per realizzare questo progetto.

Il ricavato della serata derivato dall’iscrizione all’associazione, da “offerta libera” e dalle consumazioni serviranno ad accrescere il fondo cassa dell’associazione.

Il menù prevede: paiella, piadina farcita e tanto altro...

CASTELLO DI SORRIVOLI
SABATO 26 FEBBRAIO 2011
Il tutto dalle 20 alle 24.

Per informazioni e prenotazioni: 0547-326308 - 0547-326035

i ragazzi e le ragazze di Sorrivoli







Progetto “Casa Solidaria” La Paz – Bolivia

Premessa
Il progetto “Casa Solidaria” nasce da anni di esperienza di volontariato all’interno del carcere San Pedro di La Paz, dove i volontari dell’Associazione “Laboratorio Solidale” hanno potuto avere l’opportunità di lavorare con i figli dei detenuti che vivono con i loro padri all’interno dell’Istituto Penitenziario e con i detenuti stessi.
Raccogliendo le testimonianze di molti detenuti, emerge un minimo comun denominatore nel tono emozionale con cui parlano del loro futuro al di fuori delle mura carcerarie: la grande paura di “perdersi”, la paura della solitudine, di non farcela a ricominciare da zero, di non sapere cosa fare della propria vita.
La condizione detentiva in Bolivia, per molte persone, soprattutto quelle più povere, con lunghe pene e quelle abbandonate completamente dalla rete familiare, non rappresenta dunque solo una privazione della libertà circoscritta nel tempo, ma si trasforma in una quasi impossibilità futura di reinserirsi onestamente nel tessuto socio lavorativo della comunità, in parte per la difficoltà individuale di queste persone di ricostruirsi una identità nuova, diversa, onesta, e il profondo vissuto di impotenza che questo comporta, ma soprattutto per un violento etichettamento, una forte emarginazione ed esclusione che la pressione sociale e culturale opera verso questa popolazione.


Contesto

La Bolivia ha uno dei redditi pro-capite tra i più bassi del continente. Questo dato contrasta con la grande ricchezza di risorse naturali e la scarsa densità della popolazione, che potrebbe far pensare ad una maggior disponibilità economica per gli abitanti. Le ragioni sono evidentemente da individuarsi nell'arretratezza del sistema produttivo e sociale. L’economia poggia in gran parte sull’esportazione di minerali (stagno, gas naturale, petrolio, zinco, oro, antimonio, tungsteno, argento, piombo) e sulla produzione agricola. Anche il tasso di alfabetizzazione, che si situa intorno al 84%, lascia trasparire una certa insufficienza nel sistema scolastico nazionale. Il sistema socio-sanitario pubblico è altamente carente, sia in mezzi come nelle risorse umane. Gli aventi diritto a questo sistema devono comunque, nella maggior parte dei casi, pagare tutte le medicine anche durante il ricovero ospedaliero. Non esistono medici curanti convenzionati e le visite vengono effettuate solo all'interno delle strutture sanitarie pubbliche. 
In Bolivia, il grado di povertà è dunque generalizzato e lo Stato non riesce a dare una risposta concreta al bisogno  di aiuto di molte fasce cosiddette “a rischio di emarginazione sociale”. Problematiche come quelle portate dai “ragazzi di strada”, alcolisti, tossicodipendenti, detenuti e ex detenuti, sono purtroppo considerate fuori dalla portata economica del paese, perché prive di una sostenibilità futura, perché non produttive. Inoltre la povertà in cui versa la maggior parte della popolazione, porta il pensiero comune a colpevolizzare le fasce sopramenzionate, a considerarle prive di diritti, non meritevoli di aiuto e sostegno, visto che hanno osato infrangere le leggi o andare consapevolmente incontro all’autodistruzione.
In realtà lo Stato, non ha mezzi economici per poter organizzare uno “stato del Welfare”, una rete di sostegno socio-sanitario, per molte delle problematiche dei cosiddetti “emarginati”. Non solo gli ex detenuti non sono accompagnati da un Servizio Sociale che vigila e li sostiene nel momento della loro uscita dal carcere, ma anche all’interno della stessa istituzione carceraria, sono lasciati a se stessi, visto che non è organizzato nessun servizio educativo e riabilitativo all’interno del carcere. Al Carcere San Pedro di La Paz, per esempio, non esiste la figura dell’educatore, ci sono 2 Assistenti Sociali e 1 psicologa per 1500 detenuti.
La mancanza totale di un progetto educativo all’interno del carcere è grave, ma ancor più grave è la mancanza di un sostegno sociale, psicologico, morale, economico, al momento dell’uscita dal carcere per le persone che hanno perso i riferimenti familiari, oppure per vari motivi devono permanere lontani dal loro luogo di residenza (per esempio per motivi legali, per cui si devono fermare obbligatoriamente in un dato distretto, per andare a firmare ogni settimana in Tribunale, per dimostrare la loro “buona condotta”). Per nulla strano dunque che la reincidenza al crimine sia altissima: circa l’80% di coloro che escono dal carcere, vi rientrano in tempi brevissimi, proprio per una assoluta mancanza di sostegno e di alternative al loro stile di vita.


Descrizione del progetto

Il bisogno al quale si vuole dare una risposta concreta è quella di una alternativa all’abbandono totale in cui versano i detenuti in uscita dal carcere, soprattutto dopo lunghe pene detentive. L’intenzione è quella di prendere per mano, accogliere, accompagnare gli ex-detenuti nella ricerca di un lavoro, di una sistemazione, aiutarli nella acquisizione di una competenza lavorativa (attraverso il coinvolgimento nel lavoro offerto dal progetto stesso), sostenerli nel loro percorso di re inserzione sociale.
L’accoglienza è rivolta in particolare a quelle persone che durante una lunga detenzione hanno perduto il contatto con la famiglia, gli amici e la rete relazionale di sostegno così importante per il recupero della speranza e della capacità di ricominciare a vivere in maniera nuova, onesta, autonoma.

“Casa Solidaria” si propone di ospitare queste persone per un periodo definito (3/4 mesi), durante il quale dare l’opportunità di cercare e sviluppare le risorse e le competenze individuali presenti in ogni persona e creare le fondamenta psicologiche ed emotive di sicurezza e di autostima verso la progressiva indipendenza e realizzazione personale.

Il progetto prevede l’acquisto di una casa già individuata in zona Achocalla (a circa 45 minuti di autobus e 30 minuti in auto dal centro di La Paz). La casa funzionerebbe come Centro di accoglienza per 2/3 ex detenuti, domicilio per i volontari dell’associazione che prestano il loro servizio in Bolivia. Inoltre il progetto intende creare un bed&breakfast  per turisti, incentivando un turismo responsabile (pubblicizzato anche sul sito dell'associazione) offrendo lavoro a due/quattro ex detenuti fin dal loro arrivo in struttura. Uno o due ex detenuti diventeranno a loro volta i responsabili della struttura e avranno la possibilità di un lavoro a tempo indeterminato nella gestione del Bed&Breakfast.

La casa che è stata individuata è immersa in una cornice collinare verdeggiante veramente bella e rilassante.  A circa 20 minuti a piedi si arriva ad un laghetto che è attrezzato con barche e zona giochi per bimbi, ristorantini e bancarelle. Vicinissima la Valle della Luna, sito turistico di interesse naturalistico. Il villaggio di Achocalla ha una piazzetta centrale, c’è una scuola, la sezione distaccata del Comune di La Paz, un centro sanitario per le emergenze, negozi di alimentari. La zona è tranquilla e non pericolosa.
La casa formata da tre unità abitative:

·      La casa principale, formata da un’ampia cucina, un tinello con camino funzionante, due camere da letto un bagno e uno studio;
·      La garconnière attigua, con un ampio spazio utilizzabile a zona notte e giorno insieme con stufa a legna funzionante, un angolo cucina, un bagno, una piccola cameretta singola;
·      Una piccola costruzione, tranquillamente ampliabile in altezza e in larghezza a costi minimi, con una stanza, un bagno, una cucina e un deposito per gli attrezzi da giardino

Tutt’intorno alla casa ci sono 2500 metri di terreno, di cui circa 400/500 metri o più di giardino e i restanti 2000 metri circa dove sarebbe  possibile sia coltivare che eventualmente costruire strutture in legno o in cemento a seconda delle esigenze (creazione di piccole rivendite o di esercizi di ristorazione per il fine settimana). 
La casa è già attrezzata di luce, acqua dalla sorgente (non ci sono costi per il consumo), possibilità di connessione internet, e soprattutto la padrona di casa la venderebbe già ammobiliata . Sarebbe praticamente già pronta per l’uso. 

Considerando le strutture presenti, la casa presenta  molti lati positivi:

·      Dà la possibilità di ospitare i volontari nella casa centrale;
·      Possiede già  lo spazio autonomo per ospitare gruppi di 4/5 turisti nella garconnière;
·      Possiede già lo spazio per ospitare inizialmente uno o due ex detenuti nella costruzione attigua alla casa (che è ampliabile se fosse necessario). 
·      Non ci sono costi aggiuntivi per l’arredamento.
Sarà necessario l’acquisto di una camionetta per poter effettuare gli acquisti alimentari e necessari al funzionamento della casa, e per poter offrire un servizio di trasporto ai turisti che alloggeranno nel Bed&Breakfast (A/R  aeroporto, centro città, escursioni in zona, ecc.).
Sarà inoltre data l’opportunità agli ex detenuti di frequentare un corso di scuola guida, e potersi munire di licenza per trasporto di persone. Questo, sia nell’ottica di un lavoro presso il B&B che della possibilità di trovare un lavoro come autista all’esterno.

Chi sono i beneficiari
BENEFICIARI DIRETTI
·      10/12 ex detenuti ogni anno
·      1/4 ex detenuti a tempo indeterminato

 BENEFICIARI INDIRETTI:
·      I nuclei famigliari degli ex detenuti
·      L’istituzione penitenziaria
·      La comunità locale


Obiettivi
OBIETTIVI GENERALI:

·      Miglioramento della qualità della vita delle persone in uscita dal carcere;
·      Promozione dell’inclusione sociale e lotta alla discriminazione contro fasce di popolazione “deboli”;
·      Miglioramento del clima relazionale tra le persone in uscita dal carcere e la famiglia di origine;
·      Miglioramento del clima relazionale tra le persone in uscita dal carcere e la società circostante;
·      Sensibilizzazione della comunità alla problematica del post-carcere.

OBIETTIVI SPECIFICI:

-       Sostegno psicologico agli ex detenuti;
-       Sostegno materiale e alloggio temporaneo, a breve termine, agli ex detenuti;
-       Acquisizione di competenze lavorative e relazionali degli ex detenuti;
-       Promozione del ricongiungimento familiare tra gli ex detenuti e le loro famiglie;
-       Ottenimento di lavoro e di indipendenza economica degli ex detenuti;
-       Creazione di una rete interinstituzionale/privata (Municipalità, Servizi Sociali territoriali, associazioni di volontariato locale, agenzie educative sul territorio) di attenzione e sostegno alle problematiche degli ex detenuti e del loro rischio di esclusione sociale.



Sostenibilità

Il progetto ricercherà la sua sostenibilità futura attraverso:

 

·           Creazione, attivazione e potenziamento del Bed&Breackfast, rivolto a turisti interessati alla conoscenza delle problematiche sociali e al contesto culturale del paese meta del loro viaggio;

·           Inserimento del Centro “Casa Solidaria” all’interno di un circuito di Turismo Responsabile, attraverso l’utilizzazione della rete internet;

·           Produzione di verdura, ortaggi, pollame per consumo interno e vendita sul mercato locale;

·           Intensificazione della rete del volontariato locale/internazionale e sensibilizzazione ulteriore delle associazioni locali che si occupano di diritti umani (es. Pastoral Penitenciaria Catolica de Bolivia e altre associazioni) della problematica degli ex detenuti e il loro rischio di esclusione sociale.

·           Inserimento del Centro “Casa Solidaria”, in un elenco di strutture che prevedano la presenza di volontari in Servizio Civile internazionale;

·           Coinvolgimento delle istituzioni locali (Ministero de Justicia, Ministerio de Gobierno (Regimen Penitenciario), ecc.) e discussione sulla possibilità di un finanziamento pubblico / privato a favore dell’azione di reinserimento sociale e lavorativo rivolta agli ex detenuti.
·      L’attività del bed&Breackfast riuscirebbe a finanziare sia le spese di gestione della casa stessa
   che, in parte, anche le spese relative alla gestione del progetto “Centro Educativo Alegrìa”  
   (progetto promosso e coordianto dall’Associazione di volontariato “Laboratorio Solidale” già in
   funzione dal 2002, a sostegno dei figli dei detenuti che vivono con essi nel carcere San Pedro di
   La Paz).


PREVENTIVO SPESE  PROGETTO “CASA SOLIDARIA”

VOCE SPESA

Costo in USD

Costo in Euro (circa)
Acquisto CASA e TERRENO
80.000,00
60.000,00
Spese legali e fiscali proprietà casa3.000,002.200,00
Acquisto Camionetta
35.000,00
26.000,00
Costi iscrizione Registro IMPRESE (attività BED&BREAKFAST)
1.500,00
1.100,00
Scuola Guida (per due persone)
400,00
300,00
AVVIAMENTO CASA (trasloco, allacciamento luce, mobilio e accessori, sistemazione sentiero di ingresso)
15.000
11.000,00
TOTALE
134.900,00
100.600,00