domenica 27 febbraio 2011

Aria di Viaggio, Aria di Cambiamenti

L'aria. Fresca e secca come quella di una mattina d'inverno sui 3000 metri. Tersa, poi scura, poi di nuovo brillante sotto il riflesso del sole come quella di La Paz, dove il tempo è mutevole e scorre lento perché lentamente l'ossigeno riempie i polmoni, seppur respirato a grandi boccate.
L'Ossigeno, si dice che sia impalpabile, quasi non ce ne accorgiamo e come tutte le cose importanti di questa terra ne sentiamo l'importanza quando ci manca.
A La Paz, la condizione primordiale della nostra stessa esistenza è sempre sotto i nostri occhi, perché ad ogni passo il corpo ci ricorda quanta fatica deve sostenere respirando.
Nel Carcere di San Pedro de La Paz, ogni passo ti ricordi la fatica che ogni uomo deve sostenere quotidianamente quando i suoi diritti di essere umano non vengono rispettati.
L'Aria. Nel Carcere di San Pedro si rarefà appena varchi i cancelli delle guardie stanche al posto di controllo. In un viavai perpetuo di parenti in visita, di donne e bambini: mostro le mie credenziali all'ufficiale di guardia, respiro profondamente e mi tuffo. Barbara cammina tranquilla davanti, mi guida, tra una piazzetta affollata, un vicolo, un'altra piazzetta. Gli internos campeggiano, chiacchierano, consumano qualcosa da manigiare. Sono dentro. Sono nel Carcel di S. Pedro.
La testa mi gira, sotto il peso delle emozioni, del viaggio e dell'altitudine, ma voglio con tutto il cuore buttarmi in questa nuova dimensione e Barbara, in quello che a me sembra un labirinto, mi porta sicura tra scale e vicoli alla cella di un detenuto. Windsor ci accoglie calorosamente, il suo spazio è di un metro per due, ma è tenuto dignitosamente: un letto pulito, chitarra poggiata sopra, una mensolina con una foto. È carino, Windsor, la voce chiara, il tono sommesso; abbraccia Barbara, che mi introduce e così, alla maniera boliviana, mi merito subito una stretta di mano decisa e un abbraccio forte. Scambiamo due chiacchiere, almeno Barbara e Windsor, perché la padronanza dello spagnolo è per me ancora un problema: parlano di musica, parlano delle incomprensioni musicali tra Windsor e il nuovo chitarrista della cappella carceraria, dove si esibiscono ogni domenica durante la funzione.
La vita al San Pedro si scandisce così, con le sue regole (non ci sono guardie carcerarie all'interno), i suoi chiacchiericci, le simpatie, le antipatie: una città nella città dove un truffatore milionario può diventare il capo-delegato degli internos e un narcotrafficante il guardiano pacioso e risoluto della pace del Kinder per bambini…
Ma questa è un'altra storia e ve ni parlerò più avanti.


Sfide
Oggi ho sfidato per la prima volta La Paz e la sua folle conformazione urbana. Arroccata com'è tra l'altipiano andino, tra salite e discese ho accompagnato Barbara a sbrigare le pratiche burocratiche per l'associazione e il nostro visto… che palle, che lentezza, che lotta.
Tuttavia la lotta più grande è stata la sfida tra i miei polmoni e le strade di questa città: le automobili, i pulmini sgangherati, i taxi che arrancano sempre in prima e riversano quell'inconfondibile odore di diesel per le strade congestionate dal traffico.
Per la seconda volta in questa settimana passo per la via principale, El Prado: una lunga passeggiata ricavata in un avvallamento che separa i fianchi sovra-antropizzati delle montagne cittadine. Negozi, banche e uffici, il meglio del lascito Occidentale, ma almeno recupero un po' di fiato e mi permetto la prima sigaretta della mattina! Mi sento un pesce fuor d'acqua e devo evitare le manovre ardite dei soliti taxisti, che devono correre chissà dove.
Barbara mi cede lo zaino (eh eh non sono l'unico polmone d'acciaio delle Ande), passiamo davanti il palazzone dell'Univesità e schivando gli studenti ci apprestiamo alla salita finale: Calle Colon, il quartiere coloniale, sede di uffici amministrativi, del palazzo del Governo e dei ministeri, prima tuttavia la salita! Il Sole oggi splende e il mio abbigliamento da trekking (manco fossi Messner) risulta un tantino inadeguato. Fa lo stesso, oramai siamo arrivati, a ricordarcelo una lunga carovana di fuoristrada presidenziali che bloccano il traffico (come se prima scorresse fluido), vorrei chiedere al Presidente Morales cosa c… stia facendo per i diritti del suo popolo, per la corruzione e il clientelismo crescenti, ma fortunatamente per lui e per me, lui corre via coperto dalla cacofonia delle sirene e lascio perdere… per ora.
Al Final: Barbara entra nell'ufficio, ne esce poco dopo incazzata come una biscia, come volevasi dimostrare i documenti che attendeva non sono pronti. Maledetta burocrazia boliviana. Io nel frattempo aspetto fuori, mi merito una sigaretta, la giornata è stata dura.

La Castagna Portafortuna
Il Bagaglio di chi parte è sempre pieno, prima di tutto, di dolci ricordi, di esperienze, di pensieri paure ed amuleti… nel mio caso rimane ben poco spazio per il resto e ciò significa che ho già fatto amicizia con la lavandaia sotto casa, perché non possiedo una lavatrice.
Per questo devo ringraziare prima di tutto i cari Simo e Sere: Julio Cortazar mi fa compagnia molte sere prima di andare a nanna e le dediche sono sicuramente fonte di ispirazione per la mia condotta quotidiana, tuttavia con il corrispettivo del peso del libro avrei potuto buttare in valigia calzini, mutande e magliette quindi se avrò poca fortuna nelle relazioni sociali e puzzerò, non potrò fare altro che pensarvi. Per fortuna lavoro in un centro educativo per minori che vivono con i genitori in carcere e il loro stato igienico non è certo dei migliori, quanto ai carcerati… beh… alcuni sono sempre vestiti dignitosamente e profumatissimi da far invidia a Chanel N° 5, altri si trascinano stancamente come fantasmi, laceri, devastati, lascio immaginare a voi le conseguenze e le cicatrici che una tale perdita di speranze possa avere sul proprio corpo.
Nonostante tutto il mio compito non è, non sarà mai quello di selezionare le relazioni in base al quoziente di sporcizia e maleodore, perché quando entro dentro al San Pedro e abbraccio qualcuno, in quella stretta c'è un mondo di emozioni che ti scuote dall'interno. Sporco o pulito, tossico-dipendente o modello della società civile, il detenuto del San Pedro è feccia umana; che abbia commesso un reato oppure no, lo Stato lo incarcera preventivamente per un massimo di 3 anni, entro i quali la Procura deve collezionare le prove della sua colpevolezza e qualora fosse assolto da ogni accusa, lo saluterebbero con una bella stretta di mano, senza possibilità di ricorso. Questo accade se non hai soldi per pagare il poliziotto che ti arresta, il Procuratore o un avvocato che si dia da fare celermente per ridurre l'attesa del carcere preventivo. Quale fiducia si potrà mai avere a queste condizioni?
Ognuno trovi una degna risposta alla domanda, per quanto mi riguarda, ogni mattina mi sveglio, percorro la strada che separa la mia casa dal carcere, lascio dietro tutte le mie paure, i miei pregiudizi, gioco e sorrido alle piccole canaglie che frequentano il Kinder e abbraccio calorosamente chiunque mi saluti, varcato il cancello del posto di guiardia; perché i miei amuleti e i miei portafortuna fanno il resto: catalizzano l'intensità dei sentimenti che provo ogni giorno e torno a casa con un senso di pienezza e soddisfazione difficile da descrivere.

La Stagione della Pioggia
Quasi Marzo qui a La Paz, ma l'acqua scorre ancora a fiotti, dissesta le strade, allaga le case, spesso costruite a caso e in pendenze allucinanti. Entra dappertuto, ti lascia sempre quella sensazione di umido nelle ossa, ma alla fine ti abitui, te ne freghi e vai per la tua strada, un passo dopo l'altro, una pozzanghera dopo l'altra. Impreco, domani sarei dovuto partire per Cochabamba, avrei voluto ripercorrere i luoghi del Che, sorseggiare un mate di coca sotto il tiepido sole Cochabambino, 20°C tutto l'anno… che pacchia. Purtroppo però le notizie non sono buone: qualche strada si è sgretolata per le intemperie e inoltre molte categorie sociali sono in subbuglio per il continuo crescere dei prezzi al consumo, il pane sempre più caro e la miseria dei salari sempre miseramente uguale a se stessa. Ci sono Bloqueos in tutte le città, a scadenza quotidiana; non è un buon momento per lasciare La Paz. Fortunatamente domani è sabato, giorno di riunione con i detenuti, cercherò di scambiare due parole con il mio pessimo accento, le mie frasi sconfusionate, i miei intercalari tipici (“claro”, “Me lo creo”, “Vale”) ottimi per mimetizzare la difficoltà che incontro nel comprendere quello che dicono, ma lo sforzo c'è, la vicinanza pure e inoltre sono sempre molto carini con me!... chi se lo sarebbe aspettato da criminali incalliti. José ci canterà le sue canzoni popolari, così terribilmente simili ai ritmi gitani, Wildmore interpreterà i suoni più tipicamente andini, ci sentiremo uniti come la settimana scorsa, tra un mate, una chiacchiera, una canzone e le risa, quando tra una nota e l'altra i nostri Lords intrufoleranno una rima ardita e parole innocenti faranno incredibilmente rima con Puttana, trombare, inculare etc.
La Nota negativa? La Pioggia, con la P maiuscola, che devasta il San Pedro, grande come un campo da calcio e stracolmo di 1700 persone, una sopra l'altra, in celle costruite e ingrandite a casaccio, con materiale di risulta. Ogni posto ha le pareti logore di umidità, se va bene. Se va male ci piove dentro e da ieri abbiamo scoperto che anche il nostro Centro Infantil segue le rigide leggi architettoniche del San Pedro.....acqua dovunque, acqua sui pavimenti, acqua nelle colonne di “cemento”.
Meglio fregarsene, dopotutto si canterà e si ballerà, sotto la pioggia viene meglio, ha quasi un senso poetico… mavafffff!!!!

Stefano

venerdì 18 febbraio 2011

Un libro contro la mafia scritto dagli studenti italiani

Mi chiamo Gianmario Lucini. Sono un editore (CFR e sito web www.poiein.it) e poeta che quest’anno ha dato alle stampe l’antologia “L’impoetico mafioso”, un libro che contiene il contributo di 105 poeti italiani, alcuni molto noti, che si esprimono per la legalità contro la cultura della mafia e dei favoritismi.  Questo volume è stato presentato in diversi contesti e anche in diverse scuole, al Nord, al Sud e al Centro Italia, ottenendo un notevole successo, tanto che la prima tiratura di 700 copie è stata quasi esaurita in un mese.

Ho in mente un’iniziativa analoga con il contributo degli studenti, dalle Scuole Medie Inferiori fino all’Università.

La/lo studente che desidera partecipare all’edizione di questo nuovo volume, che si intitolerà “Noi e le culture mafiose”, possono scrivere le loro impressioni sul tema “La mafia e il mio passato / la mafia e il mio futuro” inviandole poi tramite l’indirizzo di posta elettronica info@edizionicfr.it

E’ importante infatti che gli adulti, al di là delle belle parole che possono scrivere in poesia o esprimere in pregevoli dibattiti televisivi, ascoltino soprattutto le impressioni dei giovani e in che modo essi vivono il problema della cultura mafiosa, dei favoritismi, delle raccomandazioni, della prepotenza, del pizzo, del disprezzo del prossimo, della strumentalizzazione di tutto e di tutti per il solo scopo di arricchirsi – e a volte questo accade, come ci raccontano le cronache, anche dentro la scuola...

Le/gli studenti che vogliono aderire al progetto lo possono fare anche in forma anonima, semplicemente siglando lo scritto (un racconto, una poesia, una riflessione, la storia di un’esperienza personale, ecc.) e indicando l’Istituto di provenienza.

Copia del volume che verrà stampato, sarà inviato alla biblioteca di tutte le scuole dalle quali saranno pervenuti contributi scritti.

Il progetto si apre il primo marzo 2011 e si chiuderà con il 30 settembre 2011.  Per tutta l’estate, dunque, i giovani potranno inviare i loro scritti all’indirizzo di posta elettronica indicato.

giovedì 17 febbraio 2011

Realizziamo "Casa Solidaria"


Il carcere di San Pedro di La Paz in Bolivia è un edificio dalle dimensioni di un campo sportivo per una capienza massima di 500 persone.
Di fatto ospita 1500 detenuti e 250 bambini perchè in molti casi i loro figli sono costretti a vivere all’interno del carcere con i loro padri detenuti.

A partire dal 2002 sta funzionando dentro il carcere San Pedro un centro educativo rivolto alla cura educativa dei bambini che vivono con i loro padri.

L'associazione “LABORATORIO SOLIDALE” sostiene, coordina e finanzia questo Centro Educativo, grazie alla collaborazione dei soci e a donazioni di privati.

Ora c’è un altro sogno: “CASA SOLIDARIA” una casa per ospitare gli ex-detenuti con laboratori e un’attività commerciale, per accompagnarli verso una integrazione
socio -lavorativa.
È stata individuata una casa ad Achocalla, non lontano da La Paz al prezzo di 70.000 euro, da pagare in due anni.

URGE RACCOGLIERE FONDI!!!!!

... festeggiamo con una cena il ritorno di Consuelo e Linda che hanno lavorato nel Centro Educativo del Carcere San Pedro di la Paz per tre mesi, cercando di carpire loro un pò di energia e di entusiasmo per realizzare questo progetto.

Il ricavato della serata derivato dall’iscrizione all’associazione, da “offerta libera” e dalle consumazioni serviranno ad accrescere il fondo cassa dell’associazione.

Il menù prevede: paiella, piadina farcita e tanto altro...

CASTELLO DI SORRIVOLI
SABATO 26 FEBBRAIO 2011
Il tutto dalle 20 alle 24.

Per informazioni e prenotazioni: 0547-326308 - 0547-326035

i ragazzi e le ragazze di Sorrivoli







Progetto “Casa Solidaria” La Paz – Bolivia

Premessa
Il progetto “Casa Solidaria” nasce da anni di esperienza di volontariato all’interno del carcere San Pedro di La Paz, dove i volontari dell’Associazione “Laboratorio Solidale” hanno potuto avere l’opportunità di lavorare con i figli dei detenuti che vivono con i loro padri all’interno dell’Istituto Penitenziario e con i detenuti stessi.
Raccogliendo le testimonianze di molti detenuti, emerge un minimo comun denominatore nel tono emozionale con cui parlano del loro futuro al di fuori delle mura carcerarie: la grande paura di “perdersi”, la paura della solitudine, di non farcela a ricominciare da zero, di non sapere cosa fare della propria vita.
La condizione detentiva in Bolivia, per molte persone, soprattutto quelle più povere, con lunghe pene e quelle abbandonate completamente dalla rete familiare, non rappresenta dunque solo una privazione della libertà circoscritta nel tempo, ma si trasforma in una quasi impossibilità futura di reinserirsi onestamente nel tessuto socio lavorativo della comunità, in parte per la difficoltà individuale di queste persone di ricostruirsi una identità nuova, diversa, onesta, e il profondo vissuto di impotenza che questo comporta, ma soprattutto per un violento etichettamento, una forte emarginazione ed esclusione che la pressione sociale e culturale opera verso questa popolazione.


Contesto

La Bolivia ha uno dei redditi pro-capite tra i più bassi del continente. Questo dato contrasta con la grande ricchezza di risorse naturali e la scarsa densità della popolazione, che potrebbe far pensare ad una maggior disponibilità economica per gli abitanti. Le ragioni sono evidentemente da individuarsi nell'arretratezza del sistema produttivo e sociale. L’economia poggia in gran parte sull’esportazione di minerali (stagno, gas naturale, petrolio, zinco, oro, antimonio, tungsteno, argento, piombo) e sulla produzione agricola. Anche il tasso di alfabetizzazione, che si situa intorno al 84%, lascia trasparire una certa insufficienza nel sistema scolastico nazionale. Il sistema socio-sanitario pubblico è altamente carente, sia in mezzi come nelle risorse umane. Gli aventi diritto a questo sistema devono comunque, nella maggior parte dei casi, pagare tutte le medicine anche durante il ricovero ospedaliero. Non esistono medici curanti convenzionati e le visite vengono effettuate solo all'interno delle strutture sanitarie pubbliche. 
In Bolivia, il grado di povertà è dunque generalizzato e lo Stato non riesce a dare una risposta concreta al bisogno  di aiuto di molte fasce cosiddette “a rischio di emarginazione sociale”. Problematiche come quelle portate dai “ragazzi di strada”, alcolisti, tossicodipendenti, detenuti e ex detenuti, sono purtroppo considerate fuori dalla portata economica del paese, perché prive di una sostenibilità futura, perché non produttive. Inoltre la povertà in cui versa la maggior parte della popolazione, porta il pensiero comune a colpevolizzare le fasce sopramenzionate, a considerarle prive di diritti, non meritevoli di aiuto e sostegno, visto che hanno osato infrangere le leggi o andare consapevolmente incontro all’autodistruzione.
In realtà lo Stato, non ha mezzi economici per poter organizzare uno “stato del Welfare”, una rete di sostegno socio-sanitario, per molte delle problematiche dei cosiddetti “emarginati”. Non solo gli ex detenuti non sono accompagnati da un Servizio Sociale che vigila e li sostiene nel momento della loro uscita dal carcere, ma anche all’interno della stessa istituzione carceraria, sono lasciati a se stessi, visto che non è organizzato nessun servizio educativo e riabilitativo all’interno del carcere. Al Carcere San Pedro di La Paz, per esempio, non esiste la figura dell’educatore, ci sono 2 Assistenti Sociali e 1 psicologa per 1500 detenuti.
La mancanza totale di un progetto educativo all’interno del carcere è grave, ma ancor più grave è la mancanza di un sostegno sociale, psicologico, morale, economico, al momento dell’uscita dal carcere per le persone che hanno perso i riferimenti familiari, oppure per vari motivi devono permanere lontani dal loro luogo di residenza (per esempio per motivi legali, per cui si devono fermare obbligatoriamente in un dato distretto, per andare a firmare ogni settimana in Tribunale, per dimostrare la loro “buona condotta”). Per nulla strano dunque che la reincidenza al crimine sia altissima: circa l’80% di coloro che escono dal carcere, vi rientrano in tempi brevissimi, proprio per una assoluta mancanza di sostegno e di alternative al loro stile di vita.


Descrizione del progetto

Il bisogno al quale si vuole dare una risposta concreta è quella di una alternativa all’abbandono totale in cui versano i detenuti in uscita dal carcere, soprattutto dopo lunghe pene detentive. L’intenzione è quella di prendere per mano, accogliere, accompagnare gli ex-detenuti nella ricerca di un lavoro, di una sistemazione, aiutarli nella acquisizione di una competenza lavorativa (attraverso il coinvolgimento nel lavoro offerto dal progetto stesso), sostenerli nel loro percorso di re inserzione sociale.
L’accoglienza è rivolta in particolare a quelle persone che durante una lunga detenzione hanno perduto il contatto con la famiglia, gli amici e la rete relazionale di sostegno così importante per il recupero della speranza e della capacità di ricominciare a vivere in maniera nuova, onesta, autonoma.

“Casa Solidaria” si propone di ospitare queste persone per un periodo definito (3/4 mesi), durante il quale dare l’opportunità di cercare e sviluppare le risorse e le competenze individuali presenti in ogni persona e creare le fondamenta psicologiche ed emotive di sicurezza e di autostima verso la progressiva indipendenza e realizzazione personale.

Il progetto prevede l’acquisto di una casa già individuata in zona Achocalla (a circa 45 minuti di autobus e 30 minuti in auto dal centro di La Paz). La casa funzionerebbe come Centro di accoglienza per 2/3 ex detenuti, domicilio per i volontari dell’associazione che prestano il loro servizio in Bolivia. Inoltre il progetto intende creare un bed&breakfast  per turisti, incentivando un turismo responsabile (pubblicizzato anche sul sito dell'associazione) offrendo lavoro a due/quattro ex detenuti fin dal loro arrivo in struttura. Uno o due ex detenuti diventeranno a loro volta i responsabili della struttura e avranno la possibilità di un lavoro a tempo indeterminato nella gestione del Bed&Breakfast.

La casa che è stata individuata è immersa in una cornice collinare verdeggiante veramente bella e rilassante.  A circa 20 minuti a piedi si arriva ad un laghetto che è attrezzato con barche e zona giochi per bimbi, ristorantini e bancarelle. Vicinissima la Valle della Luna, sito turistico di interesse naturalistico. Il villaggio di Achocalla ha una piazzetta centrale, c’è una scuola, la sezione distaccata del Comune di La Paz, un centro sanitario per le emergenze, negozi di alimentari. La zona è tranquilla e non pericolosa.
La casa formata da tre unità abitative:

·      La casa principale, formata da un’ampia cucina, un tinello con camino funzionante, due camere da letto un bagno e uno studio;
·      La garconnière attigua, con un ampio spazio utilizzabile a zona notte e giorno insieme con stufa a legna funzionante, un angolo cucina, un bagno, una piccola cameretta singola;
·      Una piccola costruzione, tranquillamente ampliabile in altezza e in larghezza a costi minimi, con una stanza, un bagno, una cucina e un deposito per gli attrezzi da giardino

Tutt’intorno alla casa ci sono 2500 metri di terreno, di cui circa 400/500 metri o più di giardino e i restanti 2000 metri circa dove sarebbe  possibile sia coltivare che eventualmente costruire strutture in legno o in cemento a seconda delle esigenze (creazione di piccole rivendite o di esercizi di ristorazione per il fine settimana). 
La casa è già attrezzata di luce, acqua dalla sorgente (non ci sono costi per il consumo), possibilità di connessione internet, e soprattutto la padrona di casa la venderebbe già ammobiliata . Sarebbe praticamente già pronta per l’uso. 

Considerando le strutture presenti, la casa presenta  molti lati positivi:

·      Dà la possibilità di ospitare i volontari nella casa centrale;
·      Possiede già  lo spazio autonomo per ospitare gruppi di 4/5 turisti nella garconnière;
·      Possiede già lo spazio per ospitare inizialmente uno o due ex detenuti nella costruzione attigua alla casa (che è ampliabile se fosse necessario). 
·      Non ci sono costi aggiuntivi per l’arredamento.
Sarà necessario l’acquisto di una camionetta per poter effettuare gli acquisti alimentari e necessari al funzionamento della casa, e per poter offrire un servizio di trasporto ai turisti che alloggeranno nel Bed&Breakfast (A/R  aeroporto, centro città, escursioni in zona, ecc.).
Sarà inoltre data l’opportunità agli ex detenuti di frequentare un corso di scuola guida, e potersi munire di licenza per trasporto di persone. Questo, sia nell’ottica di un lavoro presso il B&B che della possibilità di trovare un lavoro come autista all’esterno.

Chi sono i beneficiari
BENEFICIARI DIRETTI
·      10/12 ex detenuti ogni anno
·      1/4 ex detenuti a tempo indeterminato

 BENEFICIARI INDIRETTI:
·      I nuclei famigliari degli ex detenuti
·      L’istituzione penitenziaria
·      La comunità locale


Obiettivi
OBIETTIVI GENERALI:

·      Miglioramento della qualità della vita delle persone in uscita dal carcere;
·      Promozione dell’inclusione sociale e lotta alla discriminazione contro fasce di popolazione “deboli”;
·      Miglioramento del clima relazionale tra le persone in uscita dal carcere e la famiglia di origine;
·      Miglioramento del clima relazionale tra le persone in uscita dal carcere e la società circostante;
·      Sensibilizzazione della comunità alla problematica del post-carcere.

OBIETTIVI SPECIFICI:

-       Sostegno psicologico agli ex detenuti;
-       Sostegno materiale e alloggio temporaneo, a breve termine, agli ex detenuti;
-       Acquisizione di competenze lavorative e relazionali degli ex detenuti;
-       Promozione del ricongiungimento familiare tra gli ex detenuti e le loro famiglie;
-       Ottenimento di lavoro e di indipendenza economica degli ex detenuti;
-       Creazione di una rete interinstituzionale/privata (Municipalità, Servizi Sociali territoriali, associazioni di volontariato locale, agenzie educative sul territorio) di attenzione e sostegno alle problematiche degli ex detenuti e del loro rischio di esclusione sociale.



Sostenibilità

Il progetto ricercherà la sua sostenibilità futura attraverso:

 

·           Creazione, attivazione e potenziamento del Bed&Breackfast, rivolto a turisti interessati alla conoscenza delle problematiche sociali e al contesto culturale del paese meta del loro viaggio;

·           Inserimento del Centro “Casa Solidaria” all’interno di un circuito di Turismo Responsabile, attraverso l’utilizzazione della rete internet;

·           Produzione di verdura, ortaggi, pollame per consumo interno e vendita sul mercato locale;

·           Intensificazione della rete del volontariato locale/internazionale e sensibilizzazione ulteriore delle associazioni locali che si occupano di diritti umani (es. Pastoral Penitenciaria Catolica de Bolivia e altre associazioni) della problematica degli ex detenuti e il loro rischio di esclusione sociale.

·           Inserimento del Centro “Casa Solidaria”, in un elenco di strutture che prevedano la presenza di volontari in Servizio Civile internazionale;

·           Coinvolgimento delle istituzioni locali (Ministero de Justicia, Ministerio de Gobierno (Regimen Penitenciario), ecc.) e discussione sulla possibilità di un finanziamento pubblico / privato a favore dell’azione di reinserimento sociale e lavorativo rivolta agli ex detenuti.
·      L’attività del bed&Breackfast riuscirebbe a finanziare sia le spese di gestione della casa stessa
   che, in parte, anche le spese relative alla gestione del progetto “Centro Educativo Alegrìa”  
   (progetto promosso e coordianto dall’Associazione di volontariato “Laboratorio Solidale” già in
   funzione dal 2002, a sostegno dei figli dei detenuti che vivono con essi nel carcere San Pedro di
   La Paz).


PREVENTIVO SPESE  PROGETTO “CASA SOLIDARIA”

VOCE SPESA

Costo in USD

Costo in Euro (circa)
Acquisto CASA e TERRENO
80.000,00
60.000,00
Spese legali e fiscali proprietà casa3.000,002.200,00
Acquisto Camionetta
35.000,00
26.000,00
Costi iscrizione Registro IMPRESE (attività BED&BREAKFAST)
1.500,00
1.100,00
Scuola Guida (per due persone)
400,00
300,00
AVVIAMENTO CASA (trasloco, allacciamento luce, mobilio e accessori, sistemazione sentiero di ingresso)
15.000
11.000,00
TOTALE
134.900,00
100.600,00

lunedì 14 febbraio 2011

Scuola guida per Miki e a pranzo da tre ex bimbi del Centro Educativo

Sono sola per qualche giorno. Consuelo e Linda sono tornate in Italia, Pietro è in giro tra Sucre e Uyuni, per scattare qualche foto e Stefano, il nuovo volontario, arriverà mercoledì pomeriggio…
Avrei voluto fermarmi un attimo, cogliere l’occasione di questo momento di solitudine per riflettere un po’, raccogliere le idee e scrivervi con dovizia di particolari gli accadimenti, ma da giovedì mattina riesco a fermarmi solo ora, in questa assolatissima domenica pomeriggio.
Le settimane corrono e come sempre le esperienze che vivo sono molto intense, alcune veramente ricche di insegnamenti. Vorrei poter scrivere di ogni singolo momento, di ogni frammento di vita trascorsa qui… ma è tutto talmente veloce e talmente rapido il susseguirsi delle cose che dovrò come sempre scegliere qualche episodio in particolare da raccontarvi.

La settimana scorsa ho rivisto Miguel Angel, che da una ventina di giorni è in prova alla PIL, una ditta di latticini molto grande qui in Bolivia… In prova. Non si sa per quanto tempo, quanto sarà la sua paga e nemmeno quando lo pagheranno…insomma il massimo della stabilità e della certezza!...siamo in Bolivia… Ma Miki è contento, perché per lo meno ha una occupazione e un obiettivo e un senso nelle sue giornate. Come promesso, l’ho accompagnato ad iscriversi a scuola guida. Un gesto concreto dell’Associazione Laboratorio Solidale nell’accompagnamento al reinserimento post penitenziario… Miki era contentissimo, sorridente, felice di questa possibilità. Quando “Casa Solidaria” prenderà piede, Miki sarà il nostro braccio destro, autista, tuttofare, logista… e a lui questa cosa gli da un entusiasmo grande… Avrei voluto che lo vedeste…
Dopo 10 anni di prigione, un uomo rinasce. Ma non rinasce nel senso “idilliaco” del termine. Deve imparare daccapo a camminare con le sue gambe, a respirare l’aria aperta della città che sembra immensa e volerti inghiottire nell’anonimato, imparare a parlare una lingua che è cambiata nel frattempo, imparare a “ubicarsi” a darsi un ruolo e degli obiettivi. E per lui questa “scuola guida” ha un valore inestimabile, un seme per il suo futuro. Andiamo a brindare con Consuelo, Linda e Pietro, con un bel succo di frutta e tante chiacchiere ancora imperniate sul San Pedro. Miki mi dà consigli preziosi sulla mia posizione rispetto al Consiglio dei Delegati e tanto altro… sempre al mio fianco, sempre il mio grande amico, anche ora che è fuori da quelle 4 mura… È una sensazione bellissima, che mi da un senso di continuità forte nel lavoro che porto avanti in carcere tutti i giorni. Il polso, del lavoro di relazione di 10 anni insieme a Miguel e dei frutti che sta portando nella sua vita e nella mia.
E ringrazio col cuore la vita, per avermi dato la possibilità di questa bellissima esperienza, per darmi l’opportunità di poter esperire ogni giorno la dimensione della solidarietà, della condivisione con i miei galeotti…

Ieri sono stata invitata a pranzo da Ricardo, Pilar e Wendy, 3 ragazzini di 16, 15 e 13 anni, che avevo con me nel Centro Educativo il primo anno che lavoravo in San Pedro, nel 2002. All’epoca erano piccolini…Ricardo aveva 7 anni, Pilar 6 e Wendy appena 4. Adesso sono tre ragazzi… Mamma mia come passa il tempo… Me li ricordo ancora, Ricardo e Pilar, quando entravano in punta di piedi nel Kinder e con un sorriso mi chiedevano timidamente “Si può? E’ già aperto?” . Erano i miei più fedeli…ed erano tra quelli che mi aiutavano a riordinare, a pulire finito di giocare, perché avevano capito al volo l’importanza di rispettare i giochi e i materiali, come una forma di rispetto verso “la cosa pubblica” che è anche e soprattutto un riflesso del rispetto verso se stessi. Ricardo soffriva molto per la situazione di detenzione del padre e soffriva soprattutto la dimensione di vita carceraria che doveva subire personalmente. La madre viveva e vive tutt’ora in San Pedro con il padre, lavorando in un piccolo ristorantino nella sezione Pinos, forse più attenta a suo marito che ai figli...Due anni fa Ricardo ha puntato i piedi con i suoi genitori, chiedendo loro di andarsene dal San Pedro e di vivere per conto suo in un appartamento. A 14 anni ha cominciato a lavorare nel tempo libero dalla scuola, a mettersi da parte qualche soldo per se’e Pilar. Wendy, la più piccola vive ancora in San Pedro con la mamma e il babbo, ma ogni 15 giorni va dai fratelli nell’appartamento. Ricardo è sempre stato un bravo studente, con ottimi voti, nonostante abbia cominciato la scuola elementare mentre viveva dentro al carcere. Un bambino un po’ timido, sempre molto rispettoso e attento agli altri, soprattutto alle sue due sorelline che ama profondamente e verso le quali sente la grande responsabilità di proteggerle.
Avevo incontrato Pilar e Ricardo qualche tempo fa una domenica fuori dal carcere, che facevano la fila per andare a trovare il padre e la madre… Sembra assurdo… due ragazzini di 15 e 16 anni che lavorano e studiano e che la domenica, nel loro tempo libero, anziché andare al parco o stare con gli amici, vanno al carcere a trovare i genitori. Mi hanno fatto una grande festa e mi hanno raccontato del loro appartamento, invitandomi a far loro visita appena avrei potuto.
Ed ecco che arriva il grande giorno! Prendo il minibus fino a Villa Fatima e mi fermo all’angolo con la Calle 4 di Villa del Carmen. Come da programmi, aspetto che mi vengano a prendere. Vedo arrivare di corsa Ricardo, raggiante. Un bellissimo ragazzino mulatto, supersportivo, con due occhioni enormi. Cresciuto.
Arriva anche Pilar, composta, con le sue trecce lunghe, ordinata, educata come sempre. Cresciuta.
Mi accompagnano verso il loro appartamento. La casa è molto povera, un po’ arrangiata, non certo il massimo quanto a ordine e pulizia... Pilar si scusa con un sorriso timido “È un po’ in disordine, perché corriamo sempre tra scuola e compiti e non abbiamo tanto tempo per mettere a posto…”. Il bagno è in comune con gli altri appartamenti, ma loro sono orgogliosi e fieri della “loro casa”… Wendy ha cucinato per tutti, perché Ricardo e Pilar alla mattina sono stati al collegio. Ci sediamo a tavola come una famiglia e nel cuore sento una stretta forte forte… caccio indietro le lacrime che già reclamano l’uscita…
“Mi piace vivere qui, andare a scuola, prendermi cura delle mie sorelle” Ricardo è serio, non parla a vanvera. “In carcere sono stato molto male. Vedere mio padre sbronzarsi, picchiare mia madre…vedere la gente che si azzuffa per un pezzo di pane o per una malalingua…una volta ho visto due che si accoltellavano, e uno stava per lasciarci la pelle… No, no, no… io sto molto meglio qui. Qui mi sento tranquillo, riesco a studiare più concentrato e dormo sereno!” Pilar e Wendy ascoltano il fratello attente, assorte, come se nelle loro menti sfilassero immagini, flashback di episodi vissuti e forse mai comunicati a nessuno.
“Però Barbara, in realtà, anche se molto duro, vivere al San Pedro mi ha insegnato molte cose. Per esempio adesso so esattamente cosa non voglio per me e le mie sorelle. E tutto quello che ho imparato, lo voglio insegnare a loro. Voglio essere per loro un esempio buono, giusto. Quello che non abbiamo avuto noi”.
Pilar interviene “I bambini non dovrebbero stare in un carcere… i bambini dovrebbero stare in una famiglia, non in mezzo a gente che si droga, che si alcolizza, che si picchia per un niente.”
Li ascolto, li guardo, li osservo… bambini cresciuti in fretta, ragazzini già maturi e saggi, provati da una esperienza molto forte che poteva portarli chissà dove… Wendy mi sorride “Vuoi un altro po’ di zuppa?”sorrido e accetto la zuppa di mais squisita, cucinata da Wendy con tanto affetto … non so che dire… gli comunico solo che sono molto orgogliosa di loro, che anche i loro genitori possono essere orgogliosi e sono molto fortunati ad avere tre figli così, per come hanno saputo usare l’esperienza nella loro crescita…
Ricardo mi sorride e mi dice “Del San Pedro mi manca solo una cosa: il Kinder!” “Mi ricordo benissimo quando facevamo il pane o i biscotti nel forno…era proprio bello…quando ero li’ mi sentivo a casa, mi dimenticavo che ero nel carcere!” Pilar gli fa il coro “Si’! Il Kinder! Che bello era quel posto! Quanto abbiamo giocato con te Barbara!” cominciano una serie di “Ti ricordi quella volta che…” a botta e risposta tra Pilar e Ricardo, che quasi facevano a gara a tirarne fuori… . Le lacrime ormai mi hanno inondato le guance per la commozione…riesco solo a dire “Che gringa stupida! Scusatemi!”. Pilar e Ricardo mi abbracciano “Ma cosa dici! Sei una così bella persona! Barbara, tu per noi sei stata come una mamma, un punto di riferimento importante al San Pedro. Noi non possiamo dimenticarcelo, perché abbiamo vissuto lì dentro, sappiamo cosa provavamo e tu per noi c’eri sempre, nei momenti belli e nei momenti brutti!”
Non riesco a dirvi cosa mi ha attraversato il cuore in quel momento, perché sono solo riuscita a piangere… ma se ripenso ai bambini che erano e ai ragazzi che sono ora, posso solo dire che se in qualche modo il nostro Kinder ha potuto essere per la loro infanzia in carcere una oasi, un piccolo orticello dove coltivare un accenno di senso morale, un seme di affettività e tenerezza, di amore, cura e rispetto per la propria persona, uno spazio dove acquisire la conoscenza di alcune regole e un certo senso di condivisione e solidarietà, beh, allora credo che tutti gli sforzi che stiamo facendo qui al carcere San Pedro e in Italia, perché questo progetto continui e migliori, valgono la pena di essere fatti….
Questa certezza me l’hanno data Ricardo, Pilar e Wendy, tre insegnanti per me, che davanti a loro sono una collegiale…
Li saluto alla porta e Ricardo mi da un gran bacio abbracciandomi “Barbara, vieni a trovarci tutte le volte che vuoi, sei sempre come la nostra mamma!”.

Ho camminato a lungo, quasi fino al centro, piangendo, sorridendo, pensando che quelle che mi arrivano da questi ragazzini, sono perle di una preziosità inestimabile… insegnamenti e stimoli per i miei passi di allieva della vita.

Vi mando un abbraccio forte e vi mando in regalo il sorriso bambino di Ricardo e Pilar nel nostro Kinder di quasi 10 anni fa!

Che accompagni anche voi nei vostri passi!
Con tutto il bene del mondo:
La vostra Barbara/Barbaridad