lunedì 23 dicembre 2013

Autori in carcere: Barbara Magalotti e Marco Missiroli

articolo pubblicato in www.newsrimini.it


Due scrittori riminesi in carcere, per raccontare le loro esperienze e per avvicinare i detenuti alla scrittura e alla lettura. Il ciclo di incontri, cominciato da poco, è organizzato e seguito dallo sportello della Caritas del carcere di Rimini, che già si occupa della redazione del giornale Libero Dentro. "Gli incontri sono un successo - raccontano - la partecipazione è incredibile".
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RIMINI | 13 dicembre 2013 |
Gli scrittori vanno in carcere. Non perché vittime di un sistema che vuole imbavagliarli (almeno non per ora), ma perché la scrittura può essere formativa, terapeutica, ed essere uno strumento col quale migliorarsi e mettersi in modo diverso in rapporto col mondo. Da qui nasce l'incontro e il confronto tra chi in carcere ci è finito per i più vari motivi, e chi, invece, ha fatto della scrittura e della ricerca interiore la propria professione. Gli incontri con gli autori sono stati organizzati dal laboratorio di scrittura e lettura del Carcere di Rimini dello sportello Caritas, che già si occupa della redazione del giornale Liberi Dentro.

Il calendario è al momento "top secret" come quasi tutto ciò che riguarda il carcere, ma i primi due incontri sono stati un successo, come ci racconta una volontaria Caritas.
"La prima ospite è stata Barbara Magalotti, psicologa dell'età evolutiva, autrice del libro Dì a qualcuno che io sono qui, che descrive un duro e triste spaccato della realtà latinoamericana. Barbara, infatti, dal 2001 svolge attività di volontariato in Bolivia, dove ha lavorato con i ragazzi di strada e collaborato con la Pastoral Penitenciaria Catolica de Bolivia, un'organizzazione che difende i diritti umani dei detenuti e dei loro figli presso il Carcere San Pedro di La Paz all'interno del quale ha fondato e coordina il Centro Educativo Alegrìa, per i figli dei detenuti che vivono con essi all'interno del carcere.

"La sala della biblioteca in cui si è svolto l'incontro - continua la volontaria - era piena. Barbara ha raccontato la sua esperienza di volontaria a La Paz, in Bolivia, in cui passa 6 mesi all'anno con i detenuti e i loro figli, che vivono lì abusivamente. Poi in estate torna a fare la stagione a Rimini. La platea è stata molto colpita da questa scelta di vita, completamente volontaria e non stipendiata. E ci sono state molte domande.
"Tutti i presenti le hanno manifestato la propria grande stima e un infinito rispetto umano per il coraggio, la dedizione e la passione in quello che fa, e che vive senza pesantezza".

"Quello che mi ha colpito di Babrara - ha detto un detenuto - è la forza che trova nel vivere con persone così pericolose che hanno commesso cose atroci, la forza".

Anche dall'altra parte l'incontro è stato un successo, come ci racconta Barbara Magalotti.
"Devo dire che nonostante più di 10 anni di lavoro all'interno di un carcere latinoamericano (il carcere San Pedro di La Paz, Bolivia) la mia emozione all'ingresso del carcere della mia città natale è stata grande.
"Altra struttura, altra organizzazione, altro clima umano e soprattutto altre storie di vita. Personalmente sono stata piacevolmente sorpresa dall'interesse dimostrato dai detenuti e dagli operatori riguardo alla realtà carceraria boliviana. Molto piacevole e interessantissima la sensazione di discutere di tematiche che in fondo uniscono e ridondano anche in due realtà così geograficamente e culturalmente lontane: il senso della detenzione, le modalità tutte personali di utilizzare il 'tempo sospeso' della detenzione, l'importanza e insieme la difficoltà di dare un senso positivo e costruttivo a questa esperienza così forte, l'importanza di stabilire un 'punto di partenza' nuovo per una vita proiettata nel futuro e non più nel passato.
"Le domande, le curiosità, le affermazioni, gli spunti di discussione proposti dagli stessi detenuti sono stati per me fonte di riflessione e di nuove rielaborazioni rispetto al mio lavoro in carcere e mi hanno convinta ancor di più (semmai ce ne fosse stato ancora bisogno) della importanza fondamentale della relazione nel percorso di crescita personale di ognuno, di tutti.
"Incontrare queste persone è stato per me un privilegio, un onore, e ringrazio ognuno di loro per i loro preziosi interventi che hanno animato questo bellissimo incontro".

Lo scorso 7 dicembre si è svolto il secondo incontro, con lo scrittore Marco Missiroli, che ha portato il suo libro Il senso dell'elefante.
"Anche il secondo incontro è andato molto bene - ci conferma la volontaria - Per noi è importante sottolineare il valore terapeutico della scrittura. Avvicinare i detenuti al mondo della scrittura e lettura. Evadere, con la fantasia, e avvicinarli alla scrittura. E in questo gli scrittori ci stanno aiutando tantissimo".

Ci sono detenuti che leggono e altri che non leggono, e gli incontri sono un modo per avvicinare chi non mostra troppo interesse per la scrittura a questa attività.
"E' un processo che pian piano appassiona e interessa - conclude la volontaria Caritas - alla fine di ogni incontro distribuiamo i libri e chiediamo la recensione. E in più portiamo in carcere persone interessanti, che altrimenti sarebbe difficile conoscere nella vita ordinaria".

Stefano Rossini

Strumenti

Il dossier del carcere di Rimini

mercoledì 13 novembre 2013

Pensieri ed emozioni prenatalizi… (di Babara Magalotti)


La Paz 22-12-13

Questo primo  mese in Bolivia è volato… tra le attività in carcere e quelle più burocratiche all’esterno, non ho avuto quasi un momento per me… e neppure per scrivervi… alla sera ero sempre talmente stanca che non riuscivo a mettere in fila una parola dietro l’altra… ma i pensieri turbinavano… sono successe tante cose, ma oggi, alle porte del Natale, voglio condividere con voi le esperienze che più mi hanno fatto riflettere e mi hanno toccata nel profondo in questo periodo…

Muralla: un angolo sperduto del carcere San Pedro, sezione di isolamento per i detenuti che hanno infranto le regole…uno spazio di circa 60 mt. X 5, lungo il quale si trovano costellate 7 o 8  baracche di fango e lamiera dentro alle quali i detenuti dormono, mangiano, si drogano, si disperano….
Circa una volta alla settimana vado a trovare i ragazzi di Muralla, portando loro cibo e a volte anche vestiti. Venerdì scorso, durante il mio saluto settimanale, sono capitata durante l’ora del rancio. Ho così scoperto che il numero degli Ammurallati è salito a 32 persone, quando normalmente una ventina di persone sono già veramente troppe per vivere in quel luogo…come facciano a sopravvivere e a non soccombere, in quello spazio angusto, sporco e puzzolente, rimane per me un vero mistero. Mistero ancor più incomprensibile dopo aver visto la distribuzione del rancio: un pentolone arrugginito, sporco, unto, annerito dal fuoco, con un pastone di riso patate e chuño maleodoranti… La cosa che mi ha sorpreso e al tempo stesso commossa è stata che i ragazzi si sono messi prima tutti in cerchio intorno al pentolone e poi uno di loro ha detto a gran voce “Adesso fratelli, rendiamo grazie per il cibo che riceviamo”, e un’altro del gruppo ha detto ad alta voce la preghiera “Grazie Signore, per il cibo che ci doni, grazie per avere la possibilità di vivere questa giornata. Ti preghiamo per i malati e gli oppressi, le persone sole che non hanno nulla e ti chiediamo perdono per i nostri peccati”… 
Il cuore mi è salito in gola e lo stomaco era un attorcigliamento di emozioni che salivano rapide a cercare la via di fuga insieme a due lacrime, che ho quasi ingoiato per paura di farmi vedere dai ragazzi… Poi, mentre un chico distribuiva il rancho, ho distribuito una banana e un po’ di yogurt a ognuno di loro: ogni mano tesa, ogni sguardo, ogni abbraccio ogni “Gracias Barbara!” di questi fratelli, era al tempo stesso una ferita e un prezioso regalo per il mio cuore. Un altro insegnamento di vita, un ennesima prova di quanto cammino abbiamo da fare per raggiungere la consapevolezza, la coscienza dell’immane fortuna che abbiamo. Uno di loro mi ha chiesto se avevo in mente di organizzare un corso, un seminario, qualcosa proprio per i ragazzi di Muralla, che non possono uscire e che dunque non hanno mai la possibilità di seguire attività educative o corsi di formazione. Ho risposto che ci penserò e che cercherò di farmi dare i permessi per realizzare qualcosa con loro… Credo che quest’anno il corso di italiano lo farò ai ragazzi di Muralla! All’uscita, ho sentito il vecchio cancello di ferro che si chiudeva alle mie spalle e una stretta al cuore mi ha presa, e ha continuato a stringere lo stomaco, mentre camminavo verso casa.


Il mese di dicembre è stato un turbinio di attività con i nostri bambini del Centro Educativo… due uscite al Espacio Simon I. Patino per laboratori creativi, una uscita al Parco di Laycacota con i più piccoli, il Campeggio di tre giorni a Huajchilla con i più grandi, L’esposizione dei lavori dei bambini con invito ai padri nel nostro Centro, Una Campagna di Promozione della Salute organizzata dalla Polizia che ha chiesto il nostro aiuto nell’organizzazione e infine la festa di Natale con la partecipazione degli attori del Teatro Trono di El Alto che hanno animato la mattinata con i loro sketch e il loro numero con i tamburi (BELLISSIMO!!!)… un susseguirsi di eventi che ci ha lasciato veramente poco tempo per fare altro  se non CORRERE DALLA MATTINA ALLA SERA…ma è andato tutto benissimo e i bambini ora sono in “lutto” per la chiusura del Centro Educativo… “Non vogliamo che chiuda il Centro!!!”…ma come sempre abbiamo necessità di chiudere anche per poter fare i lavori di manutenzione , così ho chiesto al gruppo dei più grandi se a gennaio mi vogliono aiutare nelle pulizie generali o in qualche altro lavoro leggero e ovviamente sono stati entusiasti di sentirselo chiedere!
Il Campeggio di tre giorni a Huajchilla è stato un successo….i bambini erano emozionatissimi, anche perché non sono abituati a stare fuori dal carcere e soprattutto con adulti che non siano loro famigliari… per loro anche solo avere a disposizione le stanze con i letti a castello pulite, profumate, con una o due coperte a testa, con un cuscino, e con un materasso comodo è stato un “dono prezioso”: “Che belli questi letti!! E che comodi che sono!!” …. Mi facevano una tenerezza che non vi riesco a spiegare… anche le bambine, con le quali ho dormito nella camerata più grande erano in fermento e non facevano che dire “Che bello qui! Che bella questa camera! E che bei letti comodi!”. Il successo del Campeggio si può evincere dalla frase più frequente ascoltata “RIMANIAMO QUI UN MESE!!??” e un’altra “Rimaniamo qui per SEMPRE???”… beh, sicuramente questa esperienza è la dimostrazione che se il nostro gruppo educativo venisse coinvolto in un progetto di accoglienza esterna al carcere per questi bambini, i bambini ci verrebbero molto volentieri e sono sicura che anche i padri, che hanno dimostrato di avere molta fiducia in noi lasciandoci “portar via” per tre giorni i loro figli, piano piano si convincerebbero a lasciarceli all’esterno del carcere… VEDREMO!!!

La piccola Clarita, la mascotte del gruppo infilata all’ultimo momento nell’elenco dei partecipanti (per il ritiro di un bambino che si è ammalato), girava per tutta la casa curiosa di vedere com’era… ad un certo punto mi dice “Barbara dov’è la nostra cella??” … Clarita è nata in carcere e non ha mai vissuto fuori di lì e forse non ha mai visto una casa “normale” se non in televisione.  Per lei è normale la sua cella angusta, dove il padre beve e si ubriaca un giorno sì e un giorno no, insieme ad altri “compagni di merende” e dove lei deve prendere sonno, vicino ai suoi fratelli, sentendo le loro voci stridule e sentendo l’odore dell’alcol… l’ultima cosa che vede alla sera e la prima cosa che vede al mattino non è il viso sorridente della sua mamma, ma forse qualche ubriaco puzzolente addormentato vicino a lei… Come non affezionarsi a questa “rosa del deserto”??? Soprattutto quando senti che cerca continuamente il tuo contatto, la tua mano nella mano, ti si accoccola in grembo  e ti stringe forte al collo perché cerca “una mamma” che le dia amore? Ecco, mentre vi scrivo di lei sto piangendo, perché è talmente forte il legame che si è creato tra noi, che sento tutto il suo bisogno d’amore e insieme anche  le sue emozioni negative (come la sua paura di non sapere come si addormenterà stasera, se dovrà tapparsi le orecchie per non sentire…). Non a caso la Clarita non sta mai nella sua cella, ma gira per il carcere dalla mattina alla sera e quando mi vede non mi molla un secondo, da quando entro in carcere a quando esco. Vuole sempre stare in braccio, e credo probabilmente perché nella sua vita (ha compiuto 7 anni quest’anno) c’è stata veramente poco in braccio a qualcuno….

Mi asciugo le lacrime e mi soffio il naso… visualizzo il sorriso della Clarita, immagino il suo abbraccio e rivado col pensiero ad “ascoltare” la sua vocina mentre pronuncia il mio nome guardandomi negli occhi e tenendomi il viso tra le sue manine… soprattutto penso a quanta forza abbia questa piccola-grande bambina, a che istinto di sopravvivenza dimostra tutti i giorni e a che grande desiderio di felicità e serenità porta con se nel suo cuore….e allora sorrido anche io… se ci siamo incontrate ci sarà un perché….e a questo “perché” vado incontro con tutta me stessa! Questo “perché” mi chiede di non deluderlo…

Vi abbraccio forte forte e vi auguro con tutto il cuore un Natale sereno, pieno di amore!
La vostra Barbara
barbara magalotti magababa67@hotmail.com

venerdì 5 aprile 2013

Finalmente l'Illimani



Da: barbara magalotti <magababa67@hotmail.com>
Data: Fri, 5 Apr 2013 01:05:49 +0000
Oggetto: Umanità e vita


 
Finalmente l’Illimani si degna di mostrarsi senza nemmeno una nuvoletta di contorno… solo il cielo azzurro come sfondo e le montagne dell’altipiano  sulle quali si adagia come sdraiato su un divano… è proprio bella la vista dalla nostra casa di Plaza España!!! Sono innamorata dell'Illimani, e oggi è tanto bello che ho scattato qualche foto e ve le invio in allegato!
Finalmente le giornate sono assolate e calde: è finita la stagione delle piogge, quasi non me sono resa conto! Il cambio di clima mi fa pensare al passare del tempo, e all’avvicinarsi del momento del mio rientro in Italia… e a ricordarmelo sono anche i detenuti che in questi giorni (non so come e non so perché) mi cominciano a chiedere con la faccia triste “Torni in Italia anche quest’anno?”… mi si stringe il cuore! I bambini poi, che mi riempiono il cuore con i loro abbracci e le loro coccole (condite di pulci e pidocchi!
J) e mi dicono “No te vayas nunca hermanita!!!”, mi fanno venire il nodo alla gola! Ma ho ancora davanti tre settimane abbondanti e ricche di attività, per cui non mi voglio intristire già da ora!



José è già triste dal mese scorso, e certi giorni davanti al nostro consueto mate, piange dicendo che già sente la mia mancanza… e allora giù a piangere in due!!! Mi dispiace non potergli stare vicino nel prossimo futuro: tutto il procedimento penale a suo carico è stato azzerato e il processo ricomincerà daccapo senza tenere conto dei 4 anni e mezzo di detenzione preventiva che ha già scontato. Per José è durissima! Quest’anno ha passato il suo quinto compleanno in carcere, accusato di un reato che non ha commesso. Il senso di impotenza che mi prende certi giorni è molto forte. Tutto il caso è manipolato politicamente e non c’è nulla che noi “poveri umani” possiamo fare: CHE RABBIAAAAAAAAA!!!  La cosa è chiarissima: finché non cambierà il governo, José non uscirà di galera. Oggi sono passata a trovarlo, ed era ubriaco, perché si stava festeggiando l’uscita di prigione di Mario, un amico. Ho visto che non era aria e me ne sono andata… poi oggi pomeriggio José mi ha chiamata e si è messo a piangere disperato (e la disperazione era amplificata dalla sbronza), dicendomi che ha paura di non uscire più, che si sente solo e abbandonato dal sistema, che vede uscire tutti i suoi compagni e lui invece rimane sempre lì, che adesso me ne vado via anche io e lui si sente ancora più fragile… davvero non ho trovato neppure una parola di consolazione, sono stata solo ad ascoltarlo nel suo momento di disperazione, dicendogli, con il groppo alla gola e le lacrime agli occhi, che domani lo passerò a trovare...

Dai primi di marzo sto dando lezioni di italiano ad un gruppettino di detenuti (un belga, un boliviano, un colombiano, un argentino e un messicano…. CHE MIX!!!)… che ve lo dico a fare? Le lezioni sono una risata continua, ognuno legge l’italiano a modo suo, con il suo accento e la sua tonalità, però devo dire che sono diligenti e stanno prendendo davvero sul serio il corso, fanno i compiti diligentemente e seguono per bene tutte le correzioni che gli faccio… sono tenerissimi!!!! Li vedo arrivare con le loro scartoffie sottobraccio e appena ci incontriamo mi salutano con il “Buongiorno!”, mentre all’uscita già mi dicono “Ci vediamo martedì (o giovedì)!”.  Sono dei grandi!!!!

Durante questo mese c’è stato l’allarme meningite in carcere. Purtroppo una bambina di un anno e mezzo è morta e successivamente si è ammalato un bambino di 10 anni che ora è in ospedale. Non vi dico che panico si è diffuso nel carcere… il Ministero de Salud ha fatto una campagna di profilassi con antibiotici e alla fine di aprile è prevista la vaccinazione a tutta la popolazione carceraria… Con la equipe del Centro Educativo, prima della chiusura per le vacanze di Pasqua, abbiamo fatto la disinfezione totale di tutto il Centro, con acqua e varechina: non solo abbiamo pulito le pareti, i pavimenti, la cucina e il bagno, ma abbiamo anche disinfettato TUTTI I GIOCATTOLI, i libri, i materiali, gli stracci, gli asciugamani e ogni cosa presente nel Centro, TUTTO… UN DELIRIO!!!! Dal primo giorno di riapertura, controlliamo che i bambini entrino con le mani e a faccia pulite: anche perché ci sono stati 2 casi di epatite e dunque cerchiamo quanto meno di arginare il più possibile il propagarsi della malattia soprattutto in situazione di sovrappopolamento (situazione molto frequente nel nostro centro… siamo arrivati a ben 250 bambini iscritti!!!).

Poco prima di Pasqua il cappellano del carcere mi ha chiesto di aiutarlo per le cerimonie particolari che si sarebbero svolte: la messa con lavaggio dei piedi e la Via Crucis del venerdì santo. Per la messa del giovedì ho chiesto a 4 o 5 bambini se volevano partecipare facendosi lavare i piedi… ovviamente al momento clou della messa ho dovuto fare da vigile urbano della situazione per dipanare il traffico di bambini che si sono accalcati tutti sulle panche vicino all’altare per farsi lavare i piedi….si erano perfino già tolti le ciabatte e le scarpe e stavano lì, con le calze puzzolenti in mano… CHE FIGURA!!!! AHAHAHAHAHAHA!!! Alla fine sono riuscita a selezionarne 5, cosicché altri 7 posti potevano essere occupati dai detenuti, come di consueto… Per la via crucis 6 bambini hanno portato i ceri e uno teneva il secchiello dell’acqua santa che Padre José usava ad ogni stazione per benedire le Sezioni… ovviamente uno stuolo di bambini mi si sono appiccicati e mi seguivano, e ad ogni sezione il mare di bambini aumentava! Tutte le dita delle mie mani erano occupate ad agganciare un bambino e la Chelita ha voluto a tutti i costi salirmi in groppa, sulle spalle tenendosi ben salda avvolgendomi  con le mani la faccia!!! Un detenuto mi si avvicina e mi dice “Hai una bella croce pesante anche tu eh???” e un altro “Hermana Barbara… ma quanti figli hai????”…


Per Pasqua mi sono presa tre giorni di pausa per staccare e sono andata in Alto Beni, nella Comunità per alcolisti della Comunità Papa Giovanni XXIII, sperduta nella selva profonda. Come sempre il viaggio sulla Carrettera de la Muerte che porta verso lo Yungas è un terno al lotto… strade dissestate, tratti di fango inattraversabile o di appena un paio di metri di larghezza sul ciglio di strapiombi di kilometri, frane improvvise… le gomme dell’auto erano lisce come la seta (a volerle scartavetrare il risultato non sarebbe stato altrettanto raffinato!!!) e c.v.d. abbiamo bucato 2 volte, una delle quali il pneumatico è letteralmente esploso!!! E il cambio della ruota è avvenuto proprio all’ora del tramonto quando i mosquitos sono più inferociti che mai… ma davvero la bellezza del posto e la squisita accoglienza dei ragazzi della comunità hanno ripagato di tutte le fatiche!!! Per Pasqua ho cucinato pollo alla cacciatora per tutti in occasione del giorno di festa  e ci siamo leccati i baffi tutti quanti, perché è venuto davvero buono!! A parte che ovviamente, mentre lavoravo in cucina con il mitico don Juan, in mezzo agli odori e l’unto appiccicati sulle mani, uno stuolo di “polvorin” (microinsetti veramente  bastardissimi) mi hanno crivellata le braccia e le gambe di punture, noncuranti delle maniche lunghe e delle calze che ho tenuto nonostante 30 gradi e più… ma è lo scotto da pagare per stare nella selva preamazzonica!!!

Ed eccomi qua, pronta per affrontare questo ultimo periodo al Carcere San Pedro...
L’altro giorno pensavo alla gioia e alla soddisfazione che mi dà lo stare in mezzo a questa gente, all’amore che sento di ricevere… nonostante l’amarezza e lo sconforto profondo di certi momenti ( e vi assicuro che sono tanti!!!), non smetterò mai di ringraziare la vita per darmi l’opportunità di sentirmi così “piena” e “ricca” di quell’umanità con la quale ho il privilegio di mescolarmi, di interagire, di condividere esperienze ed emozioni profonde … GRACIAS A LA VIDA!!!!! J
 

Vi abbraccio tutti con affetto!
 

La vostra Barbara
     



domenica 24 febbraio 2013

I mei galeotti

Il 24/02/13 01.16, "barbara magalotti" <magababa67@hotmail.com> ha scritto:

Eccomi qua: sono le 17,00 e sono appena rientrata a casa dal consueto pranzo del sabato con i detenuti del San Pedro. Oggi il cuoco era Rodrigo, il peruviano dentro da circa tre anni, e come aiuto cuochi c’eravamo io, Luis e Armando il messicano. Come sempre la giornata è volata via tra chiacchiere, battute, risate e racconti di vita… Oggi per la prima volta ha partecipato al pranzo anche Edson, un olandese di colore col sorriso stampato in faccia dalla mattina alla sera… sembra davvero che sia cascato in una tinozza di te alla marihuana da piccolo, e che ancora ne abbia gli effetti (tipo Obelix, per intenderci!!!!): meglio per lui, visto che deve stare in galera e non si sa per quanto!!!! E oggi, con la compagnia della banda di colombiani, il pranzo è stato condito da grasse risate, con racconti di vita carceraria egregiamente sceneggiati (quasi recitati su un palcoscenico, con mimica ed “effetti speciali” inclusi) e gran finale, il racconto della tentata fuga di due detenuti dalla sezione di isolamento “Grulla”di due giorni fa’: la fuga purtroppo è stata molto breve, perché ad un isolato di distanza i due fuggitivi che stavano scappando di corsa, hanno incrociato la camionetta della polizia penitenziaria che stava portando i detenuti a udienza in tribunale…ovviamente i poliziotti hanno aperto il fuoco e i due con le mani in alto sono rientrati con la coda fra le gambe in gabbia…

La cosa strana e stupenda allo stesso tempo, è che i racconti dei miei galeotti fluiscono sinceri e vivi da parte loro, senza la minima paura di essere giudicati da me…immaginatevi una quindicina di detenuti e una volontaria donna (che sarei io) in mezzo a loro e i loro racconti! Fantastico!!! A volte Stefano o altri amici mi dicono “Devi uscire, prenderti il tempo per te”…io in verità posso dire con tutta onestà che le mie giornate al San Pedro sono così condite di umanità, che davvero non mi interessa uscire alla sera, andare a ballare o simili… mi sento talmente a casa con queste persone, mi sento così coccolata e mi diverto così tanto con loro, che non mi sento mancare assolutamente nulla “fuori”…forse sbaglio, ma il rapporto con queste persone è così sincero e vero, che mi riempie la vita! All’uscita dal carcere, al cancello che delimita “il dentro dal fuori”, c’è sempre un accalcamento di gente che preme contro le sbarre, un po’ per necessità e un po’ per la curiosità di guardare verso la porta principale, la fessura di luce che da’ sulla strada e vedere il mondo esterno…gente malmessa, maleodorante, con facce assurde, feriti, malati… l’attesa alle sbarre, spesso anche lunga perché la polizia fa sempre i suoi comodi, è sempre l’occasione per scambiare due parole con i “taxi” (detenuti che per un peso ti cercano le persone dentro al dedalo labirintico del San Pedro)…sempre, immancabilmente, due battute sulle condizioni carcerarie o sulla mia presenza al San Pedro, e sempre una risata ironica che nasce spontanea…C’è un detenuto che ogni volta che entro o esco dal cancello mi corre incontro perché vuole un bacio ”Barbara que linda eres! Que haces en medio de estos maleantes, princesa??!” e io: “Vieja, bruja y soltera soy! Donde voy????” “Jajajajajaja”. A loro basta questo: sentire di essere considerati, sentire che qualcuno parla “proprio con loro”… e immancabilmente mi dico “Che grandi che sono!” . Soprattutto a sopravvivere e riuscire ancora a ridere ironicamente della loro condizione…

Domenica scorsa sono stata ospite a casa di Renan, un ex detenuto e Pachuli (anche lui da un anno fuori dal San Pedro). Un pranzo con plato paceño coi fiocchi, mangiato con le mani….una meraviglia!!! La casa di Renan, per quanto povera e assolutamente priva di comfort (così come li consideriamo noi “occidentali”), è talmente carica di amore e “verità”, che non vorresti mai andar via…Renan ha 7 figli e una moglie incantevole, una donnona tutta d’un pezzo e tutta dedita alla famiglia…i figli sono davvero un incanto, ogni tanto passano e danno un abbraccio e un bacio a mamma e papà… Dopo il pranzo siamo andati a salutare Rafael, il nostro cuidador del Kinder, uscito grazie all’indulto, ospite presso la famiglia di Walter, l’ex delegato della sezione San Martìn del San Pedro. Una banda di ex galeotti in festa, tra i quali io e Matteo (un volontario italiano) eravamo gli unici a non essere mai stati in galera…l’intento palese della “banda Bassotti” è quella di farsi fuori una cassa di birra, per festeggiare l’uscita del compañero: mi tocca proprio fare un brindisi con loro e il fratello di Walter, abbracciandomi, mi dice “Barbara! Ti conoscevo solo attraverso i racconti di mio fratello e sua moglie, che mi dicevano meraviglie su di te e il tuo lavoro in carcere: sono felice di conoscerti di persona! Qualsiasi cosa, sarò felice di aiutarti”.

Insomma…pare proprio che fuori dal carcere mi sia guadagnata una schiera di angeli custodi…non proprio con l’aureola, ma tanto affettuosi!
Sono contenta, sono felice di essere qui, e la mia famiglia allargata di galeotti ed ex galeotti mi convince sempre più di star facendo la mia strada….

Un abbraccio forte a tutti!

La vostra Barbara

domenica 3 febbraio 2013

Da Tarija a La Paz!!!

From: magababa67@hotmail.com
Subject: Da Tarija a La Paz!!!
Date: Fri, 18 Jan 2013 17:05:54 +0000

Bene bene! Dopo Capodanno sono riuscita a prendermi ben 8 giorni per fare un po’ di vacanze!!! Meta: Tarija (circa 18 ore di bus da La Paz). Sono stata qualche giorno alla “Colmena Santa Rita”, la comunità di Padre Alessandro, che accoglie circa 65 persone con problematiche per lo più di alcolismo e consumo di droga, ma anche ragazzi orfani, minori autori di reato e qualche ragazzo con handicap psico-fisici…come sempre alla Colmena si respira una energia positiva, si sente l’amore e la passione che sanno trasmettere Alessandro e Antonia alle persone , e soprattutto il “senso di famiglia” che immediatamente ti rapisce e che te ne fa sentire parte fin dai primi momenti! Una meraviglia!
Alcuni ragazzi mi hanno raccontato la loro storia, e devo dire che in più di una occasione mi hanno commosso sia per la profonda carenza affettiva che hanno provato durante tutto il corso della loro vita, per il baratro esistenziale nel quale si sono trovati (alcol, droga, carcere, solitudine) sia per il coraggio e la forza che hanno dimostrato nonostante l’assenza totale di una famiglia, di sostegno, di affetto, di amicizie, nel voler intraprendere una via alternativa, di voler “ricostruire” da zero la propria vita iniziando un percorso terapeutico in comunità. Come sempre sono queste persone che mi fanno riflettere sulla mia fortuna di essere umano e mi arricchiscono interiormente facendomi lavorare emozionalmente sull’umiltà e la pazienza… due grandi qualità che purtroppo a 45 anni suonati, faccio una gran fatica ad assimilare, o per lo meno a coltivare con perseveranza…

Pochi giorni alla Colmena mi hanno fatto affezionare visceralmente a tante persone…Delfin su tutti, un ragazzino ritardato e tanto bisognoso di affetto (il padre lo aveva segregato a vivere con gli animali, legato ad una catena per anni…), che dopo il primo giorno, già mi chiamava “TIA BARBARA!!!” e all’improvviso arrivava correndo a darmi abbracci di una tenerezza disarmante, e mi seguiva dovunque andassi come una guardia del corpo! Juan Carlos, che mi ha sorpreso in lacrime, mentre leggevo una mail di mio fratello Matteo, nella quale mi diceva della morte di un mio zio…abbiamo cominciato a parlare e lui mi diceva della sua incapacità a soffrire, perché probabilmente (così diceva) non ha mai avuto un legame affettivo familiare, e non riesce a capire cosa vuol dire perdere qualcuno a cui si tenga tanto…alle mie lacrime per lo zio Karl, si sono mescolate quelle per il bambino Juan Carlos, che non sa, non ha mai saputo, cos’è l’abbraccio della mamma…

Rientrata a La Paz mi sono subito immersa nel lavoro al San Pedro: colloqui con l’assistente sociale, la psicologa, il presidente dei delegati, Regimen Penitenciario, lavori di ristrutturazione del Centro Educativo insieme a Rafael e Daniel, un detenuto svizzero che si è reso disponibile ad aggiustare qualche mobile. Abbiamo lavato e ridipinto con la coppale tutti i mobili del Centro e ieri i bambini non ce l’hanno proprio più fatta a vedermi entrare e uscire dal Centro…4 bambini si sono affacciati timidamente alla porta perfettamente coscienti del fatto che il Centro non era aperto per giocare “Possiamo vedere?” “Se mi aiutate potete anche stare!” Contentissimi sono entrati e li ho fatti sedere a due tavolini, e insieme abbiamo fatto le punte a tutte le matite, i colori, abbiamo messo a posto i pennarelli, buttato via quelli che non funzionavano più e vedeste che impegno che ci hanno messo!! Mi hanno davvero commosso…da 4 i bambini sono diventati 8 e ad ognuno ho assegnato un compito perché si rendessero utili… Eravamo tutti talmente presi dal lavoro che non mi sono accorta del tempo che passava: erano già le 17,00, dunque ho dato ai bambini un piccolo premio per il lavoro svolto (un pacchetto di pop corn) e tutti contenti sono usciti “Hermana Barbara, domani ti aiutiamo ancora, si?”: che cari!!! Improvvisamente suona la campana della sezione e tutti i detenuti scendono nella piazzetta in riunione. Il delegato urla a gran voce che il Direttore del Regimen Penitenciario non ha mantenuto le promesse fatte, che i detenuti sono stanchi di essere manipolati e presi in giro dalla “legge” che consente una retardaciòn de justicia intollerabile, con gente che sta dentro al carcere anche per anni senza nemmeno riuscire ad avere una udienza, che la legge dell’indulto (che avrebbe dovuto aiutare a svuotare le carceri) è una pagliacciata grazie alla quale dei 2.400 detenuti del San Pedro ne usciranno solo 30!!! Il Delegato alza i toni e dichiara la necessità di una sommossa carceraria pesante, per far valere i diritti dei detenuti…i detenuti cominciano a gridare e a correre verso la porta principale…io ovviamente volo fuori dal Centro e cerco di arrivare alla porta principale per uscire, in mezzo ad un fuggi fuggi generale…UN DELIRIO!! Scena di panico, tipo tragedia del Titanic, o scene da guerra di stadio di tifoserie nemiche…i detenuti erano tutti accalcati sul cancello …e io (la solita fantozzi) in mezzo a loro!!! Per fortuna al San Pedro mi conoscono tutti e mentre i galeotti agitavano manganelli e pietre da scagliare contro alla polizia, io con fare da Mr. Bean chiedevo un po’ a destra e un po’ a sinistra ,con un sorriso ebete “Scusa, io dovrei uscire, mi fai passare?””La Hermana Barbara tiene que salir!!!”…AHAHAHAHAHAHAHAH!!!! I familiari in visita ai detenuti erano impanichiti, pietrificati dalla paura…e io cercavo goffamentedi tranquillizzarli in mezzo agli spintoni, dicendo di non gridare, perché era veramente peggio… dopo venti minuti di contorsionismo, spinte e preghiere, sono riuscita a mettere il naso fuori dal cancello, e il resto del corpo è uscito con una spinta di non so chi…MA E’ STATA VERAMENTE DURA!!!

Insomma, un bel rientro, con battesimo del fuoco!

Direi che adesso sono proprio pronta ad affrontare la riapertura del Centro Educativo “Alegrìa”!!!! … nonostante tutti i casini e le difficoltà, sono sempre più innamorata del mio San Pedro!!!

Un abbraccio a tutti dalla vostra Barbara

Un altro piccolo-grande miracolo del San Pedro

From: magababa67@hotmail.com
Subject: Un altro piccolo-grande miracolo del San Pedro
Date: Tue, 25 Dec 2012 22:28:00 +0000

Sono stati giorni duri e intensi…
organizzare 3 uscite con i bambini del carcere, l’incontro con i professori e i genitori nel carcere, e poi 3 giorni di avvenimenti importanti per le feste natalizie: Il gruppo teatrale “Trono” di El Alto, l’uscita per il laboratorio creativo al Centro Simoni I. Patiño, l’esposizione dei lavori dei bambini con genitori, il pranzo di Natale con i detenuti e poi la festa di Natale del Centro Educativo e la messa della Vigilia, preceduto dalle prove del coro due volte alla settimana….il tutto condito con i problemi per il mio visto in Bolivia e la redazione della relazione trimestrale e quella annuale per il Ministero de Gobierno (24 e 35 pagine l'una...)… AAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!!! AIUUUUUTOOOOOOO!!! Diciamo che è stato un surplus esagerato di stimoli (alcuni abbastanza stressanti!), che però hanno dato, alla fine, dei frutti dolcissimi!

E’ stato bellissimo proporre tante attività “alternative” per i bambini. Ogni giorno i niños mi chiedevano “Oggi cosa c’è in programma ??” Sembrava veramente un turbinio di novità, che anche i bambini facevano fatica a seguire!!! Ma che bello!!!



Sicuramente la Vigilia di Natale, con il consueto pranzo insieme ai detenuti e la messa alla sera con il coro dei niños è stata la giornata più bella. Hanno partecipato al pranzo quasi 30 persone, con le lasagne di Lucio e la musica di Jose che ha allietato l’incontro: alla fine mi hanno obbligato a cantare “Cambia todo cambia” , (che sembra essere realmente il nostro inno alla vita e alla possibilità di cambiamento, di resurrezione), a suon di grida generali e irrifiutabili “BAR-BA-RA!!!! BAR-BA-RA!!!”…hanno partecipato al pranzo anche Marcello, Massimo (due miei ex collaboratori quando facevo volontariato con i chicos de la calle, 10 anni fa’) e Vera che ha prestato volontariato nel nostro Centro Educativo per quasi un anno nel 2008. Inutile dire che è stato veramente, come sempre, bello e commovente “stare”, condividere con i miei galeotti la Vigilia di Natale, e gli auguri scambiati di persona uno per uno con un abbraccio e un piccolo discorso personale, sono stati quello che di più sincero e profondo si possa esperire, quasi un ingenuo esorcismo, un rito di benedizione spontaneo… il gruppo dei pranzi del sabato è iniziato quasi due anni fa’, e ora sembra davvero un momento indispensabile, un appuntamento “atteso” “indispensabile”, che culmina con il pranzo di Natale…una ciurma di pirati, un’accozzaglia di strani individui (me compresa!!!)….narcotrafficanti, truffatori, semplici ladruncoli, killer, stupratori, terroristi, innocenti ingiustamente accusati di reato e prigionieri politici, tutti insieme senza inutili pregiudizi (a parte qualche campanilismo di genere) che si ritrovano per “stare insieme”, godere insieme di un attimo “leggero”, “vero”, fuori dalla angosciante dimensione psicologica della reclusione, attraverso la condivisione…qualcosa di unico e speciale che sono felice di vedere realizzarsi all’interno del San Pedro! E ancora ho come la sensazione di aver colto nuovamente il senso del Natale: una nascita e una rinascita, individuale e collettiva. Che potenza!!!



Due teglie di lasagne sono state accuratamente “sporzionate” e confezionate per i detenuti in Muralla (la sezione di isolamento). Io e Vera ci dirigiamo verso la zona dei “paria” dei detenuti…non siamo ancora entrate che già qualcuno grida “La hermana Barbara ha venido!!!”, e sbucano dai rifugi di mattoni e macerie gli “ammurallati”, sporchi, feriti, malati, puzzolenti… “La hermana Barbara nunca se olvida de nostros! Siempre nos visita en Nochebuena!” dice un chico al poliziotto che ci sorveglia, e che guarda con aria incuriosita, sospetta e divertita nello stesso tempo, la non calanche con la quale io e Vera, due grigas, abbracciamo e “battiamo un 5” alla fauna che rapida arriva a ricevere il suo regalo di Natale! Facciamo due chiacchiere con i detenuti in isolamento e ancor di più sento che veramente sono nel posto giusto al momento giusto…non per loro, MA PER ME, che ricevo da queste persone il messaggio di stare facendo realmente quello che nella mia vita voglio e posso fare! Donare un po’ della mia fortuna a chi di fortuna, affetto, senso di sicurezza, non ne ha mai avuto!



La piccola Chela, terribile e indomabile, ha portato il Niño Jesus all’altare, adagiandolo nel presepe della Cappilla, con gioia e orgoglio, con una devozione e un senso di responsabilità che non le avevo mai visto addosso…le ho chiesto se voleva andarsi a sedere vicino alla nostra educatrice Marilia durante la messa, perché lei non faceva parte del coro, ma lei mi ha risposto che voleva stare vicino a me, in mezzo ai cantori. E’ stata bravissima e, cosa assolutamente impensabile, non ha molestato come al solito chi le stava vicino: attenta e interessata alla messa, al gruppo musicale, alle canzoni che abbiamo cantato…ogni tanto sbadigliava stanchissima stendendosi sulle mie gambe e facendomi le coccole, ma ha tenuto duro fino alla fine del rito, quando con gli auguri di Natale, ho dedicato “Gracias a la vida” ai detenuti, alla vita che ci da la possibilità di sbagliare, correggere i nostri errori e migliorare noi stessi attraverso l’esperienza, le relazioni, la crescita interiore, e ringraziando personalmente proprio loro, per darmi la possibilità di riflettere ogni giorno su me stessa e per farmi sentire “dentro” il senso del Natale.



I dieci metri dalla Cappilla al cancello di uscita dal carcere sono di nuovo immersa negli abbracci e gli auguri dei detenuti…un Natale pieno, così carico di amore e' davvero un’altro piccolo-grande miracolo del San Pedro dentro al mio cuore!

Un abbraccio pieno di affetto e amore a tutti voi:

La vostra Barbara


Rientro a La Paz!


From: magababa67@hotmail.com
Subject: Rientro a La Paz!
Date: Sat, 1 Dec 2012 22:51:42 +0000


… quasi quasi spengo il telefono… da quando sono arrivata è il primo momento (e sono le 17,00 di sabato pomeriggio, 1 dicembre!) che mi fermo un attimo a raccogliere le idee! Due settimane e piú sono davvero volate, nel turbinio degli impegni e delle attività con il Centro Educativo...veramente una catena continua!

Sono alla finestra della nostra casina in Plaza España e l’Illimani gioca a nascondino tra le nuvole, lasciando intravvedere le appendici imbiancate dalla nevicata di ieri…ED E’ ESTATE!!!!

Come sempre l’accoglienza del San Pedro non ha uguali…facce vecchie, nuove, “ripescaggi” vari: tutti fanno capolino per un saluto e un abbraccio. Il primo giorno ci ho messo più di un’ora ad arrivare dal cancello di ingresso al Kinder (e lungo il tragitto si sono accumulate richieste, emergenze, varie ed eventuali sufficienti a darmi lavoro per un anno! :), ma ho voluto salutare per bene tutti, prevedendo che nelle settimane a venire il lavoro con i bambini sarebbe stato tanto e che non avrei avuto tanto tempo per i galeotti. Come sempre la doccia di germi e variegate patologie ha messo a prova il mio sistema immunitario che ha retto egregiamente la pioggia di saliva, alitate veramente insostenibili, strette di mano e abbracci umidicci e “immondiziosi” che condiscono “l’insalata” dei saluti sampedrini…la grande emozione e la gioia di essere di nuovo in mezzo ai miei galeotti e i miei piccoli delinquenti è più forte di qualunque attacco batterico!!! Poi entro finalmente nel Kinder…i bambini mi hanno investita letteralmente, agitandosi e gridando come scimmiette, saltandomi al collo, tirandomi la giacca, baciandomi dappertutto…mamma mia che tenerezza! Due bambine mi hanno messo in mano un bigliettino rosa: un grande cuore con sotto scritto “Hermanita Barbara, gracias por volver! Te quieremos mucho!”. Questo abbraccio a 360° mi ha stordita, inebriata, riempito il cuore fino all’ultimo angolino sperduto…alla fine, ovviamente sono caduta col culo per terra e i bambini tutti addosso!!! Fantastico!!!!



Sono uscita da poco dal carcere dove si è tenuto il consueto pranzo con il gruppo di detenuti che devo dire, si sono dati tutti da fare: Armando il messicano alla parriglia (sapientemente insaporita tutta la notte da Jose), Javier il colombiano al forno con patate e salsicce e Rafael, il nostro cuidador, alla pentola a pressione con il riso; io mi sono zuzzata il lavaggio dell’insalata sotto l’acqua gelida dei rubinetti del patio di San Martin (mani viola in ipotermia per mezzora!!!!). Infine Rodrigo lo spagnolo, con la sua mujer mi hanno aiutato a lavare i piatti e due o tre ospiti della sezione Pinos hanno minuziosamente pulito il Kinder per non lasciare alcuna traccia. Abbiamo mangiato tutti a quattro ganasce e fatto tante chiacchiere, anche se il clima era un po’ mesto…quando ho tirato fuori il tamburo per accompagnare Jose alla chitarra, simultaneamente tutti noi abbiamo pensato a Felipe Costa, scomparso lo scorso giugno… Quel tamburo che per tanti sabati era stato toccato quasi esclusivamente da lui, sembrava parlasse!

Devo dire che il vortice di attività del nostro Centro Educativo mi ha subito “inglobata” fina dai primi giorni dal mio arrivo. Abbiamo già fatto due uscite con i bambini, e per il mese di dicembre ce ne sono in programma altre due, oltre alla ormai immancabile festa di Natale che si terrà il 19 dicembre, questa volta nel patio della nostra amata sezione “San Martìn”. Dalla prossima settimana ricominciano le prove del mitico coro dei bambini per la messa di Natale…come diceva qualcuno: comunque vada, sarà un successo!

Un piccolo episodio, tenero tenero, che mi ha colpito ed è stato un regalo per questo Natale e per tutti i Natali a venire: l’altro giorno, fatti salire i bambini sul bus per l’escursione (era il turno dei piccolini dai 4 ai 6 anni), sotto gli occhi incuriositi e divertiti del poliziotto del carcere, si sono affacciati tutti dai finestrini allungando le braccia richiedendo tutti, uno per uno, di darmi un bacio (due, tre, quattro…) e un abbraccio: “Yo tambièn! Yo tambièn!”…con quelle loro manine allungate e i loro visini sorridenti mi hanno quasi fatto piangere dall’emozione. Una bambina non mi voleva lasciare andare, sporgendosi dal finestrino, stringendo il suo faccino contro il mio e cingendomi il collo e mi diceva “Gracias hermana Barbara por estar aquì! Te quiero mucho!”…



Insomma: cosa voglio di più dalla vita? J Sono felice di essere qui!

Un abbraccio a tutti dalla vostra Barbara