lunedì 15 marzo 2010

News dalla Bolivia 14 marzo


Il 14/03/10 22.54, "barbara magalotti" ha scritto:

È domenica pomeriggio. C’è un bel sole e i bambini nel giardino sotto casa, in Plaza España, giocano vociando e ridendo rumorosamente… Le settimane volano veloci e il lavoro in carcere e fuori è sempre tanto, con le “solite novità”, i soliti imprevisti e le emergenze che da queste parti sono all’ordine del giorno.

Una bella notizia! Finalmente abbiamo trovato l’appartamento per i volontari della nostra associazione. La fatica è stata premiata! Domani firmerò il contratto di anticretico e dal prossimo fine settimana potremo andare a vivere là! I letti sono in preparazione nella falegnameria dell’associazione “Libertarios” (l’associazione degli ex detenuti) e abbiamo già acquistato le prime cose necessarie al funzionamento della casa (chiaramente, vista la mia stazza e il mio amore per il cibo, le pentole sono state la prima cosa a cui ho pensato!!!)… presto vi invierò le foto della nostra base qui a La Paz.

Sono molto contenta, anche perché la casa è nel quartiere di Sopocachi, a 20 minuti a piedi dal carcere e in una zona bella, centrale e abbastanza tranquilla, ben servita dai trasporti, con tutte le comodità e i servizi che potrebbero servire sia ad eventuali volontari che alle famiglie e agli amici che vorranno venirci a trovare. Una stanza dell’appartamento è riservata ai “Libertarios” come ufficio, e la casa è sufficientemente ampia per poter organizzare incontri e riunioni settimanali (sia per organizzare le attività, che per creare gruppi di auto aiuto nell’affrontare la condizione di “ex-detenuto”). Nel frattempo ho firmato, come Associazione “Laboratorio Solidale”, un accordo interinstituzionale con la Fondazione “Feria a la Inversa”, una organizzazione che lavora nell’ambito della formazione professionale e della certificazione di qualità per piccole imprese e gruppi con svantaggio economico-sociale, per aiutarle a partecipare ad appalti e poter competere qualitativamente nell’offerta produttiva anche con le grosse imprese. L’accordo ha come obiettivo quello di formare professionalmente gli ex detenuti e portarli ad avere una maggior possibilità di ingresso nel mercato del lavoro e conseguentemente di integrazione sociale. Il nostro ruolo sarebbe quello di segnalare ex detenuti che vogliano migliorare le loro competenze professionali, e di selezionare professionisti che vogliano formare e trasmettere le loro competenze sia ai collaboratori di Feria a la Inversa che agli stessi ex detenuti. Per esempio ora che i Libertarios vogliono aprire una panetteria, sarebbe auspicabile che qualche nostro amico fornaio/panettiere volesse venire in Bolivia un paio di mesi e insegnare “l’arte del pane” ai nostri amici boliviani! Anche la falegnameria dei Libertarios accoglierebbe con entusiasmo un “maestro falegname” che abbia voglia di trasmettere le sue competenze nel settore…qualcuno si anima a venire??? Fatemi sapere!

Come vi dicevo le novità, belle ma anche quelle brutte, sono all’ordine del giorno…
Ieri sera ho saputo che deu giorni fa’ Jilda, una bambina di non ancora 3 anni, figlia di un detenuto del San Pedro, è caduta da una scala alta circa due metri battendo la testa. La bambina ha vomitato e accusa dolori un po’ in tutto il corpo. Il problema è che al San Pedro non c’è un pediatra (e in questo momento neanche un medico!) e la sfortuna vuole che non solo il padre, ma anche la madre siano detenuti, per cui nessuno ha potuto far visitare la piccola o portarla in ospedale. Io e Filippo abbiamo contattato Javier, un medico nostro amico ex-detenuto, che stamattina è venuto a visitare Jilda al carcere. Sono andata con Javier a cercare la bambina, e il padre ci ha accolto nella cella (3 metri x 3 metri dove vive lui con i suoi 3 figli) illuminata da una lampadina a penzoloni coperta dai mille panni stesi su corde legate un po’ dovunque… abbiamo spostato la roba e avvicinato la bambina alla luce perché Javier potesse vedere gli occhi della piccola e verificare il riflesso oculare. Poi sull’unico letto della cella, Javier l’ha visitata, con dolcezza e grande sensibilità. Jilda è stata bravissima e collaborativa, il padre molto preoccupato perché da due giorni mangia pochissimo (e lei di solito è una “mangiona”). Per fortuna i riflessi sono nella norma e non appare segno di lesione a livello nervoso centrale. Tiriamo tutti un sospiro di sollievo. Le è andata bene…se fosse stata grave, non ce l’avrebbe fatta. Di nuovo un esempio di quanto poco sia tutelato il diritto alla salute di questi bambini e della carenza organizzativa del sistema penitenziario (ma anche socio-sanitario) di questo paese. Com’è difficile assistere a questi episodi…e ci sarebbe ancora così tanto da fare…vorrei poter avere a disposizione due giorni per ogni giorno del calendario…ma credo che sarebbe la stessa cosa: dovunque si guardi un po’ più a fondo la realtà, si “scoperchia” una miniera di dolore e di difficoltà. Questo lo si scopre solo “immergendosi nella vita” e nella vita di chi ci circonda. Ma insieme al dolore si scopre anche una miniera di umanità, dignità, ricchezza, bellezza e intensità vitale, che vale veramente la pena lasciarsi coinvolgere. Il sorriso del papa’ di Jilda, la dolcezza di Javier nel visitare la bambina in quell’ambiente così povero, l’attenzione dei fratellini di Jilda durante la visita medica alla sorellina, sono stati di una intensità tali da darmi ancora una volta una grande lezione di morale e lasciarmi un grande segno nel cuore.

Ieri grande giorno: gita al lago Titicaca con i bambini del San Pedro! I bambini iscritti erano 60 e gli educatori e “volontari” erano 9 (c’erano ad aiutarci, anche due ex detenute dell’associazione “Vida Nueva”, il gruppo delle donne che producono l’artigianato in alpaca, lana e cotone, che stiamo aiutando a vendere anche noi nei nostri “mercatini equosolidali”! Che bella cosa!) , per cui ce la siamo cavata bene. Oddio…a dirla così sembra facile… come ben sapete i nostri bambini non sono degli angioletti diplomati, anzi… come sempre , per lavorare con loro, devi lasciare a casa (e chiuse a chiave per bene) ansie e pedagogismi accademici tipo “si possono fare male” “non si devono allontanare senza permesso” “questo o quell’altro è assolutamente proibito”… la confusione e l’autogestione anarchica sono una costante che è difficile da digerire per degli educatori abituati al rigore e all’ordine più o meno organizzato! Ogni qualsivoglia programma pensato per la giornata è andato allegramente in fumo e a dettar legge è stata l’energia ribelle dei nostri amati niños! Nonostante la dispersione iniziale, dovuta anche al fatto che eravamo all’aria aperta, lontani circa due ore dalla città e dunque in un ambiente veramente “libero e bello”, siamo riusciti a creare un bel gruppone e abbiamo canalizzato l’energia ribelle dei bambini in varie attività di gruppo. E’ stato veramente fantastico. Soprattutto i sorrisi contenti, le risate e l’emozione del gioco che tutti i bambini hanno dimostrato, mi hanno dato una grande soddisfazione e mi hanno riempito il cuore di gioia… Le cadute nella corsa con i sacchi, l’entusiasmo per le loro squadre, l’incitamento dell’uno con l’altro, le risate gli abbracci e i salti per le vittorie….Una giornata passata fuori dal San Pedro, in un mezzo alla natura, come normalmente accade a tutti noi e ai nostri figli, per loro è stato un “evento”, una “giornata memorabile”…sarebbe bello poter ripetere questa esperienza almeno una volta al mese…i costi ci sono, è vero, ma penso che nella vita dei nostri bambini del San Pedro queste esperienze siano un toccasana, un momento fondamentale perché possano sentire profondamente il loro “essere bambini”, perché possano sperimentare qualcosa che hanno tutto il diritto di vivere…
Il pestifero Willy (ve lo ricordate?) ha seminato “tempesta” ovunque per tutta la giornata, fino a che la mitica Doris (una bravissima educatrice del nostro Centro Educativo) è riuscita a coinvolgerlo nei giochi a squadre che avevamo organizzato (corsa coi sacchi, corsa a coppie con i piedi legati, tiro alla fune, ecc.) e li’ la piccola peste ha diretto la sua carica vulcanica verso qualcosa di “più socialmente accettabile”. Che carino!!! Al ritorno si è messo sulle mie ginocchia per tutte e due le ore di viaggio, accucciandosi nelle mie braccia, a chiedermi e a darmi coccole come se fossi la sua mamma…che tenerezza…la sua aggressività è scomparsa come d’incanto e quando con le sue manine sporche mi prendeva le guance perché lo ascoltassi mentre mi diceva qualcosa, o perché guardassi da una parte o dall’altra o mi stringeva le mani esaminandole, accarezzandole, prendendomi i capelli come in certi rituali preaddormentamento, mi sono quasi venute le lacrime agli occhi… I suoi occhioni così dolci, così bisognosi di amore, dritti nei miei, sono qualcosa che mi porterò dentro per sempre. Non nella testa, ma nel cuore. Non ho figli miei…ma quello che sento quando guardo Willy e tutti questi bambini, forse si avvicina al sentimento materno. A volte li guardo mentre giocano al Centro Educativo, o nelle piazzole del carcere, mentre si strusciano la manica per asciugarsi il moccio dal naso, mentre si tirano su i pantaloni troppo grandi o senza bottoni che cadono, mentre si impegnano nelle attività proposte, mentre tornano nelle loro celle…e mi si apre il cuore, sento l’emozione che mi prende dalla pancia e raggiunge tutto il mio corpo come un’onda di energia… E ancora mi sento grata per questa vita che mi sta donando tutto questo. E ancora mi sento sicura che sto facendo quello per cui “sono stata chiamata” a fare in questo tempo che mi è concesso. E mi sento felice, appagata, piena.

Oggi mi sono guardata allo specchio con un occhio un po’ più attento e mi sono accorta di essere invecchiata…le rughe cominciano a non perdonare e la stanchezza di ogni giorno si fa più evidente… Tempo che passa, esperienza e storia che si sedimenta dentro e fuori… la cosa, devo ammetterlo, un po’ mi spaventa. Ma sento anche un respiro grande dentro di me. Il respiro del tempo che è energia, dell’emozione che si fa azione e che trova il senso al mio camminare, al mio percorrere questa vita in questo mondo.
Vi abbraccio con tutto il mio affetto e l’amore per la vita che posso.
La vostra Barbara
magababa67@hotmail.com

martedì 9 marzo 2010

Foto dalla Bolivia: Valle Sorata

carissimi... oltre a fare esplodere pentole a pressione e ustionarmi (per la cronaca, sto guarendo completamente!!!), durante il carnevale sono stata anche capace di prendermi 3 giorni di riposo in un posto meraviglioso: la splendida valle di Sorata.
Vi mando queste foto perche' vi dimentichiate delle pentole a pressione e siate sereni quando pensate a me...
Sorata e' veramente un incanto della natura!!!
Vi abbraccio tutti, con il "calore" (non ustionante!!!) di questi bellissimi colori dalla Bolivia!
La vostra Barbara laboratoriosolidale@gmail.com