Da: barbara magalotti magababa67@hotmail.com
Data: Thu, 1 Jan 2015 22:33:07 +0000
Oggetto: Mille possibili Vigilie
Ecco sdoganato anche il 2015! Davanti a noi un altro anno pieno di nuovi obiettivi e mete, di speranze e propositi...
Come spesso accade, devo al San Pedro e ai suoi “abitanti” molte delle riflessioni che mi hanno accompagnata e continuano ad accompagnarmi in questi giorni, e che in certi momenti si trasformano in “vampate di emozioni” che reclamano a gran forza l'uscita e l'espressione fisica: le lacrime.
La riflessione più ridondante in questi giorni è quella del senso della “Vigilia” come momento di “veglia”, di attività e di “insonnia volontaria” nell'attesa di un evento preciso, nell'attesa di un “domani” portatore di valore....e proprio come vuole il termine, tutta la settimana precedente al Natale, è stata per me un susseguirsi di impegni e di lavoro, di visite ai detenuti e alle famiglie dei bambini, di intensa attività sociale e umana, come una “insonnia volontaria” di preparazione al Natale...e la vigilia di Natale in carcere è stata veramente “Vigilia”...
Nella sezione di Chonchocorito, con i miei allievi del corso di italiano di quest'anno, abbiamo condiviso il pranzo: le tanto agognate lasagne del mitico Lucio! Ho radunato una quindicina di galeotti e abbiamo passato un paio d'ore molto belle, dove a parte le grandi risate e le solite battute sconce da scaricatori di porto, abbiamo parlato del senso della Libertà e della Detenzione/Dipendenza. Abbiamo parlato di come Libertà non significhi solo il fatto di non essere in prigione, ma possa avere tante facce: Libertà fisica, psicologica, mentale, emotiva… di come la Dipendenza (fisica o psicologica, da sostanze, da persone, dal denaro, dal gioco, da certe relazioni, ecc.) possa costituire una forma di Detenzione ancor più subdola e opprimente della detenzione fra le quattro mura di un carcere...quasi tutti i ragazzi hanno detto la loro in merito, e ad un certo punto si è proprio creata la dimensione del dibattito con una partecipazione molto sentita. Qualcuno ha anche raccontato qualche aneddoto sulla propria vita, rimarcando l'importanza di non perdere mai la Speranza, questo valore così importante e così intimamente connesso con il valore della Libertà: la Speranza in una vita diversa, diventa il trampolino di lancio per la Libertà di Cambiare, Libertà di Sognare, Libertà di Immaginarsi e sperimentarsi mentalmente con un nuovo “Io” più positivo e propositivo!
Mi viene da dire: Speranza come “Vigilia” della Libertà e di una Nuova Vita.
Dopo il pranzo, e la bellissima chiacchierata con i galeotti di Chonchocorito, Julio il Colombiano era già pronto con il suo caffè fumante che abbiamo condiviso con Marcelo e Miguel nella sua cella (piccola ma tanto accogliente) insieme ad un buon panettone “che fa sempre tanto Natale!!”. Qualche giorno prima avevo chiesto a Julio (noto per le sue doti culiniarie da maestro fornaio!) di prepararmi qualcosa di buono da portare ai “disgraziati” di Muralla… e chiaramente lui, nonostante il giorno di festa e la colica renale della settimana prima (ovviamente niente ospedale, niente visita medica, niente visita specialistica e niente ecografia… perché sotto le feste non c'è sufficiente personale della polizia e dunque non c'è la disponibilità di accompagnarlo fuori dal carcere…), mi ha risposto tutto felice che era un gran piacere darmi una mano, e che lo avrebbe fatto col cuore e con affetto, soprattutto perché era per far passare una bel momento agli “Ammurallati”… Dunque tra un caffè, un panettone e due chiacchiere ho potuto osservare Julio che lavorava l'impasto del pane, farciva i panini con dei piccoli wurstel e una salsa piccante (dove diavolo li aveva trovati???), infornava, controllava, spennellava con albume d'uovo i panini a metà cottura, per dar loro un'aspetto dorato: ha ripetuto tutta la sequenza per due o tre padelloni fino a sfornare una cinquantina di panini: un vero e proprio artista all'opera, che si muoveva in quel metro quadrato come in una danza, come se si fosse trovato in una grande cucina di un forno artigianale… sempre con il sorriso e la battuta pronta a sdrammatizzare la propria condizione detentiva, il fatto di avere la famiglia lontana, la sua colica renale e l'impossibilità di andare all'ospedale a farsi visitare da uno specialista... Poi, per completare l'opera mi ha preparato due scatole di cartone dove ha confezionato con cura i panini, affinché potessi arrivare al cancello d'ingresso e poi a Muralla, senza strane “perdite” di viveri per la strada…
La cucina e il lavoro creativo di Julio come piacevole Vigilia, ed energia positiva per contribuire al bel momento con i detenuti di Muralla.
Durante il tragitto dall'ingresso del carcere alla Sezione Muralla, camminando per il buio e stretto corridoio, mi viene spesso da pensare al senso di Isolamento e Segregazione che possono vivere i detenuti che vi abitano. Ma arrivati in fondo al corridoio, il puzzo di piscio e di sporco ti penetra nelle narici e nei polmoni così profondamente, che mentre aspetti che il poliziotto riesca ad aprire il lucchetto arrugginito che sigilla la porta di ferro, paradossalmente non vedi l'ora di entrare: per non dover continuare ad assorbire quell'odore nauseabondo e rivoltante! “Quanto state?” “Portiamo dei panini ai detenuti e facciamo due chiacchiere… una mezzoretta sicuro!”
Il poliziotto ci apre la porta di ferro mezzo sgangherata e ce la richiude dietro le spalle, sbattendola forte. “È arrivata l'hermana Barbara!! Venite ragazzi!!!”
Cominciano a far capolino dalle “tane” baraccate i disgraziati di Muralla, sorridenti, contenti… glielo avevo promesso che sarei passata il 24 per fare loro gli auguri di Natale, come tutti gli anni! Il delegato di Sezione mi abbraccia e ci accomodiamo tutti nella piccola cappellina che hanno ricavato in mezzo alle celle: una stanzetta di circa 4 mt. x 2 , che hanno ristrutturato e riverniciato loro stessi, e che viene utilizzata per fare le riunioni di sezione e per accogliere gli ospiti che di tanto in tanto vanno a salutare i detenuti. Ci sediamo tutti in circolo e Ricardo mi chiede di dire due parole. Sono un po' emozionata, però saluto i ragazzi “Cari amici! Grazie per la vostra bella accoglienza, auguro a tutti voi un buon Natale e soprattutto calma, determinazione e forza per andare avanti in questa situazione detentiva. Spero davvero che al più presto si sbroglino tutte le vostre situazioni legali, sia per chi è in attesa di libertà, per chi è in attesa di sentenza, per chi di uscire dall'isolamento… e per chi invece ha una condanna molto lunga auguro di mantenere la calma e considerare questo momento della vita come un momento di riflessione. Auguro a tutti voi e anche a me stessa la serenità di affrontare i problemi di tutti i giorni…”, poi chiedo ai ragazzi di dire ad alta voce il loro nome, un proponimento e un desiderio per il futuro. Tutti ascoltano in silenzio le brevi parole che ognuno pronuncia: chi si augura di uscire presto, chi di poter riabbracciare la famiglia, chi augura salute e serenità alla sua famiglia nonostante lo abbiano dimenticato, chi si ricorda degli ammalati negli ospedali gli anziani e le persone sole, chi di mantenere l'ottimismo e la speranza qualunque cosa succeda, chi mi augura personalmente salute e forza per continuare nel mio volontariato con i detenuti… l'emozione aumenta e quando terminano di fare il giro riprendo la parola e li ringrazio col cuore, perché ognuno di quei desideri era anche il mio… la commozione è grande e le lacrime cominciano ad uscire, con qualche singhiozzo… un giovane ragazzo ecuadoreño mi passa la sua carta igienica e con gli occhi lucidi mi guarda sorridendo con una profondità che mi trafigge il cuore… mi trovo in mezzo ad una cinquantina di persone detenute, in isolamento, e non so perché proprio loro riescono a risvegliare in me il profondo senso della condivisione e della solidarietà. Proprio loro che sono dimenticati dalle loro famiglie, dallo stato, dalla legge, proprio loro che forse avrebbero ragione di maledire il mondo invece pregano per gli anziani, per i loro familiari, per le persone sole e per gli ammalati negli ospedali, perchè loro sì che stanno male, e stanno molto peggio di quanto non stia un detenuto in un carcere…
Mentre distribuisco i panini ad uno ad uno i ragazzi mi salutano, mi ringraziano e mi augurano le cose più belle.
È passata quasi un'ora e non ce ne siamo accorti… il delegato di sezione e qualche detenuto mi accompagna alla porta di ferro chiacchierando. Un ragazzo mi chiede se non ho paura a lavorare al San Pedro e Ricardo risponde “Ahi no! Desde cuando la conozco, la Barbarita siempre anda solita y nunca se desanima!” Mi viene da sorridere: è vero, ormai il San Pedro è come casa mia, dunque vado sempre sola, come tra le stanze di una casa che conosco molto bene, ma sul fatto di non disanimarmi… beh, a volte un misto di rabbia e frustrazione mi fanno sentire impotente e incapace di risolvere le situazioni e passo momenti di incazzatura e impazienza pesanti…
Ma come dico sempre: Per fortuna ci sono i bambini! E per fortuna ci sono i miei amati galeotti, che con la loro semplicità e rozzaggine, ma con una profondità senza eguali, mi sanno far ritrovare il mio “Nord” e la voglia di proseguire in questo strano cammino che mi sono scelta!
“Feliz Navidad Barbarita, que Dios te bendiga siempre! Gracias por estar con nosotros en Nochebuena”. Grazie a voi ragazzi, per questo bel regalo che mi avete fatto...
Una Vigilia di Natale nel vero senso della parola!
L'altra sera mi arriva un sms da un numero sconosciuto: comincio a leggere e poi man mano capisco…
“Barbara, grazie per averci donato un Natale bellissimo, soprattutto a chi di noi ha la famiglia lontana. Ti auguriamo sempre il meglio e che questo nuovo anno 2015 sia pieno di benedizioni. L'amore, la speranza, la forza e la salute siano nella tua vita. Noi ti pensiamo sempre. Specialmente quando non riusciamo a capire le nostre colpe e le nostre sconfitte, anche solo incontrando un'anima come la tua, la vita ritrova il senso per amare, essere, ed essere vissuta. Grazie. Ricardo Muralla”… ho il nodo alla gola e una lacrima scende mentre leggo fino alla fine…
Sento in queste parole tutta la forza dell'umiltà e della speranza: sento nel mio cuore una commozione forte, per questo augurio di “Buon Anno” così profondo e prezioso…
Mi sento piccola piccola. Ma cammino… muovo questi primi passi nel 2015 con il bagaglio leggero dei miei sogni e delle mie speranze!
Buon anno a tutti, con tutto il cuore!
La vostra Barbara
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