Omelia del giorno 19 Luglio 2009
XVI Domenica del Tempo Ordinario
La Parola di Dio, che la Chiesa ci offre oggi da meditare, pare sia un suggerimento per tanti di noi, che in questi giorni stanno programmando un tempo di riposo: uno stacco dal quotidiano, che si è fatto in questi ultimi tempi davvero difficile, per tante ragioni.
Ma quello che impressiona, non è soltanto la crisi, che sta colpendo tanti, a cominciare dai poveri, ma la confusione che si è creata nelle anime, al punto da non sapere più affidarsi o cercare quei grandi valori della vita, che sono molto più vitali dei problemi della terra.
Quante volte ci sentiamo come stritolati dalla quotidianità, che moltiplica esigenze - che tali molte volte non sono! - coprendo tutti gli spazi dell'anima e rendendoci infelici!
Abbiamo veramente bisogno di dare riposo, non solo al corpo, ma soprattutto allo spirito, per ritrovare noi stessi, o i veri valori, e scuoterci così di dosso le tante nebbie che il consumismo ha creato.
‘Non riesco più - mi scriveva una persona, con cui avevo viaggiato - a trovare un momento di quella serenità, che è il respiro dell'anima e fa vedere e vivere tutto in modo che cresca la gioia e diminuisca l'affanno. Fossimo capaci di scrollarci di dosso tutte le cose inutili che annebbiano cuore e anima! Ma appena ci provo, subito mi lascio afferrare da tanti 'impegni', anche inutili, dalle cose che, alla fine della giornata, sono il vero peso che toglie l'amore alla vita. Sì corre, si corre sempre, e non sai dove vai e cosa troverai. Viviamo di sogni e di desideri, che alla fine rimangono tali e creano vuoto nel cuore. Bisognerebbe uscire da questa spirale del mondo, avere il coraggio di tagliare i ponti con tutto e fare riposare il cuore e, nel riposo, cercare ciò che rende la vita un dono prezioso’.
Il Vangelo di oggi viene incontro a questo desiderio e dobbiamo saperlo afferrare.
“Gli Apostoli si riunirono intorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Egli disse loro: Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco. Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare Allora partirono sulla barca, verso un luogo solitario, in disparte.
Molti però li videro partire e capirono e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore e si mise ad insegnare loro molte cose” (Mc 6, 30-34).
Si intrecciano, in questo accenno alla vita quotidiana di Gesù e degli Apostoli, la grande fatica dell'evangelizzazione, quel profondo amore che cercavano di portare a tanti, e gli stessi uomini, destinatari dell'Amore, che erano 'come pecore senza pastore', davanti a cui Gesù si fa prendere dalla commozione.
Credo proprio che anche oggi Gesù senta compassione, stando tra di noi, perché assomigliamo a quella folla, con la differenza, forse, che, mentre quegli uomini rincorrevano Gesù, che consideravano come la sola speranza della vita, per la sua bontà, per le sue divine parole, i suoi gesti di amore concreto nei miracoli; noi oggi corriamo invece il rischio, tra gli affanni della vita, come nel tempo del riposo, anziché di vivere la ricerca della gioia di Dio, di farci avviluppare dalle spire degli imbrogli del consumismo, capace di rubare ogni istante, anche i momenti del meritato riposo, per riempirli di... niente, se non peggio.
Diceva il grande, ormai nostro caro suggeritore nelle riflessioni, Paolo VI:
“Noi vorremmo rivolgerci singolarmente a ciascuno per parlare con voce sommessa al cuore e dire: tu accetti il Signore? Corri da Lui? Gli vuoi bene? Pensi alle sue parole? Sono vere, esse, per te o passano come farfalle senza meta? Sono effettivamente un colloquio tuo con Dio? Riguardano la tua esistenza? Incalzano sopra di te e riescono ad ottenere che tu abbia a modellare la vita ai disegni di Dio? E perciò le ascolti secondo le norme del Vangelo?
Si tratta ora di vedere qual è la nostra risposta al Signore e quali sono gli ostacoli da eliminare, perché sia una risposta degna di Lui... Purtroppo prende piede il sistematico rifiuto a correre in cerca di Gesù. Non si esita a parlare di mito, di fiabe, di rifiuto a credere.
Questa opzione passa attraverso i mezzi di comunicazione e circola nel nostro mondo moderno e rischia di formare la mentalità di molti.
Vi è chi ritiene atto di intelligenza opporsi all'insegnamento del Signore, alla dottrina della Chiesa. Per essere spregiudicati, più forti degli altri, bisogna dire di no: io non credo!
La religione - dicono - è fatta per gli spiriti deboli... E si servono del lume divino, che è la ragione, non per cercare la verità, non per accogliere con simpatia e con gioia la luce di Dio, che entra nelle anime mediante le parole del Signore, ma chiudono porte e finestre e usano la ragione per negare le verità del Credo e, quindi, resistere al Signore.
Ma il Signore potrebbe un giorno prenderci in parola, ritorcendo contro di noi la negazione: non hai voluto riconoscermi, neppure lo ti riconosco. E sarebbe la condanna eterna” (1965).
Ma, come a smentire il pessimismo dilagante, vi è sottovoce il bisogno di tanti di vero 'riposo' di ricerca della Verità e, quindi, di Dio.
Basterebbe chiederlo alle numerose Case che ospitano questi 'ricercatori' nei corsi di Esercizi Spirituali, ovunque. Un vero 'esercito' di uomini, donne e giovani in ricerca...
Il mese scorso sono stato invitato, da un gruppo di Missionarie del Cuore Immacolato di Maria, a tenere un corso in un luogo, che è davvero l'emblema della ferocia dell'uomo senza Dio.
La struttura di accoglienza era ai margini del campo di sterminio, a Birkenau, dove, tra gli altri, fu rinchiuso San Massimiliano Kolbe.
Non riuscivo a staccare gli occhi da quelle baracche, che avevano ospitato decine di migliaia di deportati, finiti nelle camere a gas, e, nello stesso tempo, parlare della bellezza della santità. Due mondi diversi e contrastanti: quello della negazione dell'uomo e quello dell'amore di Dio per l'uomo.
Vivevo in quella casa, con lo sguardo a quel campo, e cercavo la risposta in Gesù, in mezzo a noi. Un'esperienza che gettava in faccia ciò che possiamo diventare senza o contro Dio e contro l'uomo e ciò che invece si può e si deve essere stando con Gesù.
Ma per entrare in questo clima dello spirito, occorre 'ritirarsi in disparte e riposare un poco', per accogliere l'annuncio di pace di Gesù, diventare 'vicini' e 'presentarci al Padre in un solo Spirito' come suggerisce l'apostolo Paolo, scrivendo agli Efesini:
“Fratelli, ora in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani, siete diventati i vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un solo popolo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, annullando per mezzo della carne la legge fatta di prescrizioni e decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia. Egli è venuto per annunciare la pace a voi che eravate i lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di Lui possiamo presentarci, gli uni gli altri, al Padre in un solo Spirito” (Ef 2, 13-18).
E' quanto dobbiamo sapere ricostruire in noi, in questo tempo di `riposo'.
Ed è il grande desiderio di tanti, anche se spesso inconfessato.
Ma bisogna avere il sano e santo coraggio di uscire dalla gabbia del mondo.
Occorre fare spazio al silenzio interiore, che è il luogo dell'incontro con Dio e con il desiderio di Lui.
Un'estate, venni invitato, in occasione di una festa, in una cittadina, per portare una parola di vita. La settimana di festa era stata tutta impostata su iniziative 'materialistiche', senza alcun spazio per il cuore. Tempo di rumori che fanno solo male.
Quando raggiunsi la località, il sacerdote che mi aveva invitato mi avverti di non farmi illusioni: ‘Abbiamo tentato in questi anni - mi diceva - di creare un momento di riflessione, invitando a sollevare lo spirito, ma non abbiamo mai avuto seguito’.
Alla sera, alle ore 21, entrai nella grande sala. C'erano ad attendere una ventina di persone. ‘E' quanto di solito riusciamo a mettere insieme’ mi disse. Chiesi di attendere: ‘Non si sa mai!’. Incredibilmente la sala si riempì, al punto che parecchi, per ascoltare, dovettero affacciarsi da fuori, attraverso le finestre aperte. Il tema era: ‘Gesù è la sola gioia possibile’.
Parlai in un silenzio da chiesa, per un'ora.
Quando cercai di salutare quella incredibile folla, si alzò uno e mi disse: 'Continui, Padre, qui dentro abbiamo respirato aria di cielo. Fuori è notte del cuore, notte fonda, senza speranza'. E dovetti prolungare il dialogo per un'altra ora.
Tornai l'anno dopo, nella stessa occasione, con il Prof. Zichichi.
L'incontro avvenne, sempre sull'argomento fede, in un magnifico teatro. Era talmente affollato, che moltissimi dovettero restare fuori., perché non c'era più posto.
Davvero la gente ha bisogno di scoprire il bello e radioso, che Gesù sa donare, ma solo se trova spazio nei cuori.
Viene da augurare a voi - Suoi discepoli oggi - quello che Gesù disse ai Suoi allora, e dice a noi oggi: “VENITE IN DISPARTE, IN UN LUOGO SOLITARIO, E RIPOSATEVI UN POCO”.
Auguri allora! con tutto il cuore. E chissà che non incontri qualcuno di voi nel Trentino, nella Val Rendena, su quei monti dove anch'io mi ritiro in disparte e riposo.
Antonio Riboldi – Vescovo –
Internet: www.vescovoriboldi.it
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giovedì 16 luglio 2009
Venite... riposatevi un poco
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