martedì 16 giugno 2020

Abbracci

24/02/2018


Le giornate passano veloci… forse è l’età, l’energia diversa dei 50 anni? Non so, ma è come se non potessi lasciare sfuggire nemmeno un secondo di tutto quello che la vita mi regala, e lo scrivere mi sembra quasi un  “perdere” tempo… I giorni sono più densi, più carichi di emozioni e a volte sento il bisogno di far sedimentare i vissuti, rielaborarli… che strano….però anche …che bello!  È un momento di introversione quasi “egoista” che pervade le mie giornate… Credo sia un momento di cambiamento e di rinnovazione del mio spirito che reclami solitudine e meditazione solitaria. Mi piacerebbe dar voce e risonanza alle mie riflessioni, ma a volte sono così intime che sento quasi paura di condividerle… sarà l’età?
L’età che mi da un altro sentire alle cose…a volte mi sento tanto stanca… ma la stanchezza lascia il passo alla soddisfazione di sentire che sto facendo qualcosa di utile e di importante per tante persone, seppur nella semplicità e nella piccolezza del mio essere.
La  settimana scorsa ho cominciato il corso di italiano con i detenuti del San Pedro e devo dire che la partecipazione e l’attenzione dei detenuti è stata così bella che mi ha quasi commosso (stare quattro ore a sentire una persona che spiega l’italiano in “itagnolo”, deve essere veramente una impresa… poveretti!!!!).  Alla fine della prima lezione abbiamo fatto un caffè italiano; in realtà era una prova di comprensione del testo “come preparare un buon caffè italiano”….due gruppi di detenuti che leggendo il testo dovevano seguire le istruzioni e preparare un caffè (ho portato due macchinette del caffè e il mio ultimo Kimbo da casa… gli voglio proprio bene!!!)… il primo gruppo ha decisamente vinto la competizione, mentre il secondo gruppo ha letteralmente frainteso le istruzioni (troppa acqua e caffè super pressato) e ha fatto un il peggior caffè della storia!!! La giuria (me compresa) ha fatto le sue considerazioni sul risultato (soprattutto le facce schifate con il secondo caffè!!!)… che risate!!!! Beh… magari non stanno imparando l’italiano, ma qualcuno ha imparato a fare un caffè come si deve!!!!
David, uno dei miei allievi più giovani, durante tutta la lezione sbuffa  e borbotta dicendo che do troppi compiti e che i contenuti delle lezioni sono tanti e non proprio semplici… ha il classico atteggiamento dello studente bullo svogliato  che si stravacca sulla sedia, dando ad intendere che non gliene frega niente.  Lo devo riprendere varie volte con “Daviiiiidddd!!! Daiiiii!!” “Daviiiddd!!! Svegliaaaa!!! Ti porto un caffè???”… eppure, guarda un po’,  alle domande rivolte all’intero gruppo, lui risponde sempre correttamente ed è sempre tra i primi a capire le regole della grammatica e intuisce perfettamente il significato dei termini o le declinazioni dei verbi…
Jordi, il volontario spagnolo, mi ha accompagnato un paio di volte al corso e mi dice “Che pazienza che hai Barbara! Io mi sentirei frustrato, e invece tu passi 4 ore con i detenuti dando lezione di italiano e intercalando la grammatica con battute divertenti, riflessioni sui valori, riflessioni sulla loro condizione di detenuti come se fossi una di loro, mettendoti al loro livello, ma sempre con una proposta educativa. I ragazzi escono dal tuo corso sempre con il sorriso  e il buon umore!  Non so come fai!”…in realtà quando esco dalla lezione fisicamente sono uno straccio…ma paradossalmente a livello umano ed emozionale mi sento così carica di energia che potrei scalare una montagna…
Il corso di italiano, non è solo un momento di apprendimento, ma anche e soprattutto un momento in cui i detenuti , se si concentrano in quello che fanno, si dimenticano per un momento di dove sono e trascorrono ore “diverse”, in compagnia di qualcuno che dedica loro attenzione e si relaziona con loro dandogli l’occasione di interagire in maniera nuova e fresca, di rivoluzionare la loro identità di “carcerati” e sentirsi persone, allievi, studenti, ragazzi seguiti da qualcuno che li ascolta nella loro peculiarità individuale…. E questa per me è la cosa più bella e importante del lavoro che faccio al San Pedro: dare spazio alla persona, dare possibilità di espressione alle anime chiuse fra quattro mura, poter essere un mezzo per poter risvegliare le menti di persone che hanno tanto da dire, da fare, da vivere!
Alla fine della lezione, c’è la solita processione degli studenti che vengono a salutarmi abbracciandomi, ringraziandomi, facendomi mille complimenti… Anche David si avvicina e mi dice con tono quasi accusatorio “Barbara, lo sai che io alle 16,00 dovrei già essere al corso di elettronica?” e io “E allora cosa fai qua?? Corri, che son già le 17,00!! È tardissimo!!!” e David con un sorrisone mi dice “Ma se io sono qua è per la tua presenza!! Grazie di tutto Hermana!!!” e mi abbraccia stretta stretta…mi vengono le lacrime agli occhi e mi prendo questo abbraccio in tutta la sua spontaneità e bellezza…
Il mercoledì sera, uscendo dal carcere dopo il corso con i detenuti, mi porto a casa i loro sorrisi, la loro gratitudine, il loro entusiasmo e mi sento tanto bene, “piena” di gratitudine verso la vita!
… Oggi un altro regalo inaspettato della vita: entrando in carcere  i bambini mi hanno “assalito” con abbracci a tutto spiano…sono entrata al Centro Educativo e si sono alzati quasi tutti simultaneamente in piedi e sono corsi da me, saltandomi al collo e dandomi abbracci e baci… Keila, è arrivata al centro e arrivata in cima alle scale mi è corsa incontro con il viso illuminato e mi è saltata al collo stringendomi forte e riempendomi di baci… “Ti voglio bene hermana!”… cosa si può volere di più dalla vita?? NIENTE!!! Solo tanti momenti come questo!!!
Un abbraccio a tutti voi, con tanta gioia, dalla vostra Barbara!

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