lunedì 26 settembre 2016

Cena di solidarietà a Sorrivoli 15 ottobre 2016


SABATO 15 OTTOBRE 2016 ore 20.00
CASTELLO DI SORRIVOLI (FC)

L’ASSOCIAZIONE LABORATORIO SOLIDALE
Vi invita alla
Cena di Solidarietà
per i bambini e i detenuti
del Carcere San Pedro e Chonchocoro di La Paz (Bolivia)

I fondi raccolti saranno devoluti al
Centro Educativo “Alegría” del Carcere San Pedro di La Paz  
e al progetto di reinserimento post-penitenziario “Casa Solidaria”.

Durante la serata verranno raccontati gli sviluppi dei progetti realizzati.
Sarà inoltre possibile acquistare artigianato boliviano per sostenere l'associazione e i suoi progetti.
    
Costo della cena:
€ 20,00 adulti e € 10,00 per ragazzi fino ai 15 anni

Vi preghiamo di confermare la vostra adesione

chiamando entro martedì 11 ottobre 2016

al 320 8620194 o scrivendo una mail a magababa67@hotmail.com
 
 
qui sotto la locandina

venerdì 22 aprile 2016

Come il ruscello

di Barbara Magatotti







La vita, il trascorrere del tempo è come il rumore del ruscello, del torrente… pieno di suoni che all’orecchio inesperto o distratto paiono sempre uguali, ripetitivi, ma che se li ascolti bene scoprono infiniti particolari, inaspettati alti e bassi di piene, pietruzze preziose e antiche rotolanti, ramoscelli volati là chissà da dove e che corrono, si incagliano e repentinamente si liberano e proseguono il loro corso… a volte sono grandi rami o tronchi che pericolosamente viaggiano per arrivare a sbattere e poi piaggiarsi su rive arrangiate dalla corrente, e diventano riparo per animali randagi oppure rampe e trampolini di volo per gli uccelli, provvisorie dighe che per un momento creano oasi di pace… anche il fermarsi porta in se’ una grande bellezza, quella della possibilità di osservare e sentire dentro il valore della vita. 




Così come il ruscello, così come il torrente e i suoi mille rumori, l’anima ci regala mille emozioni e ognuna di esse ha una sua preziosità, una sua profonda funzione per aiutarci a capire il profondo senso del nostro essere….anche i più incomprensibili scogli e dolori sono funzionali alla nostra crescita e alla più profonda comprensione del perché siamo qua! 



Julio il colombiano è libero… oggi mi ha chiamata per darmi la notizia, emozionatissimo,felice, al settimo cielo! Che gioia infinita ho provato!!!! Ci siamo dati appuntamento per festeggiare con una bottiglia di vino… ascoltare la sua voce in mezzo ai rumori della strada, mi ha ricordato il rumore del ruscello… Un rumore che nasconde migliaia di piccole sfumature, che se solo prestassimo attenzione, ci sorprenderebbero per la loro unicità e preziosità!
Siamo tutti parte di questa grande sinfonia che è la vita, che è la umanità… dobbiamo solo prestare attenzione, per godere della meraviglia che ci circonda! 



Tutto ciò che esperiamo è energia in movimento, è energia che si trasforma e ci trasforma senza sosta…. sta a noi fermarci e ascoltare le trasformazioni del nostro essere e dare senso profondo a tutto ciò che ci è dato di vivere! Grazie vita!!!! Grazie per le gioie, per i dolori, per le amicizie, per il cuore infranto in mille pezzi, per le infinite sfumature delle mie emozioni… e per i sogni, che anche oggi, mi permetti di sognare!

Un abbraccio dalla vostra Barbara

Della assoluta relatività delle cose…

di Barbara Magalotti

Ecco qua…  un altro autunno è nel pieno della sua bellezza e inonda questa meravigliosa città con il suo sole caldo che splende nel cielo azzurro e terso dell’Altipiano! La Paz è bellissima! Le cose da fare sono talmente tante che il tempo per fermarmi a scrivere è davvero pari a zero… ma le riflessioni che ogni giorno mi ronzano in testa sono tantissime, grazie alle tante persone che incontro. Una riflessione sopra tutte: lo sforzarsi a fare cose utili, ad andare oltre i propri problemi cercando di ascoltare ed entrare in empatia con chi ci circonda, anche con il cuore pieno di dolore, aiuta a dare un colore diverso alle giornate, a migliorare il tono dell’umore e soprattutto dà senso al nostro camminare, e dà sapore alla nostra vita!



In questi ultimi due mesi mi sono immersa completamente nel lavoro in carcere, sia al San Pedro che a Chonchocoro (il carcere di massima sicurezza), cercando di fare delle mie giornate uno scrigno di emozioni e di esperienze… e il mio bisogno di umanità e di pienezza è stato soddisfatto proprio da chi vive quotidianamente nel dolore. Rimango sempre colpita dalle intuizioni dei detenuti che riescono a fare analisi di una semplicità e allo stesso tempo di una acutezza e di una capacità empatica impressionanti.



Ho cominciato il cineforum al carcere di Chochocoro, e quest’anno ho voluto coinvolgere anche le sezioni più isolate (il castigo nel castigo…). Dopo varie peripezie burocratiche (il direttore del carcere non ha voluto accorpare le 6 sezioni in due grandi gruppi, per motivi di sicurezza e voleva a tutti i costi mettermi un poliziotto come scorta nelle sezioni più “pericolose”… poliziotto di scorta che dopo la prima volta ha deciso che me la potevo benissimo cavare da sola!!! ), ho deciso di realizzare questa attività in tutte le sezioni, dividendo la mia giornata, correndo da una sezione all’altra, per riflettere con tutti, la tematica scelta, “Le molteplici facce della solitudine”.





Devo dire che nonostante la totale disorganizzazione e la difficoltà nell’arrivare dappertutto (soprattutto per la difficoltà ad uscire ed entrare da una sezione all’altra… alle volte completamente dimenticata dalla polizia in sezioni talmente isolate che nemmeno gridando ti può sentire nessuno! Devo ancora provare con i segnali di fumo!!!!), l’esperienza sta avendo un grande riscontro… la mia giornata comincia con la distribuzione del dvd alle varie sezioni, mi fermo in una sezione (a turno) guardo il film insieme a i detenuti e discuto dei contenuti con il gruppo di quella sezione, poi vado nelle altre, dove nel frattempo dovrebbero aver guardato il film e aspettare il mio arrivo per discuterne… ovviamente molti detenuti non guardano il film che gli porto, ma appena entro in sezione arrivano per scambiare quattro chiacchiere e ogni volta emergono contenuti di una profondità e creatività incredibile…come le considerazioni di Omar, un argentino condannato a 30 anni, incazzato col mondo intero e arroccato nella sua visione nichilista, pessimista, catastrofica della vita. Ad un certo punto si è creata una discussione molto accesa che dal tema del tradimento e della delusione, si è poi spostata sul tema religione: Omar sosteneva che le religioni sono un costrutto ideologico, imposto e diffuso da pochi, per gestire e manipolare la gente, e allora gli dico “Dunque tu Omar non credi in Dio” e la sua risposta mi è piaciuta troppo “Certo che credo in Dio, ma anche lui è un fottutissimo traditore! Guarda cosa permette che possa succedere nel mondo!”...gli rispondo “Veramente interessante questa tua visione Omar… che ne dici di scrivere una lettera a Dio, dove gli comunichi tutto quello che senti? Magari la condividiamo con i detenuti del carcere di Sollicciano di Firenze e la pubblichiamo”, lui, un po’ sorpreso per la mia risposta accogliente e propositiva ci pensa un attimo e mi guarda dritto negli occhi con un sorrisetto misto di sfida e di curiosità “Certo! Si’, lo farò!” … bellissimo!!! La cosa assurda è che nella sezione dove vive Oscar, non ero mai entrata e nonostante questo, la condivisione che si è creata con i detenuti è stata talmente profonda, che mi sembrava di conoscere quelle persone da una vita intera… detenuti che ricevono solo due pezzi di pane e una zuppa al giorno… e che non hanno esitato a condividere il loro pane e un uovo, per pranzare con me… Quando entro in una qualunque delle sezioni, il tempo vola con una velocità impressionante… le ore sono talmente dense di esperienza e di condivisioni forti e coinvolgenti, che alle volte devo costringermi a uscire per correre in un’altra sezione e svolgere l’attività con altri detenuti, che aspettano con ansia questo incontro.






E sicuramente i momenti più intensi sono quelli delle “confessioni” a cuore aperto….gente che mi racconta tutta la sua vita e che con una sincerità disarmante mi racconta di come siano arrivati ad una condanna di 30 anni. Un giorno ero in una sezione, dove mi ero fermata a guardare il film con i detenuti, in un piccolissimo cortile circondato da una rete metallica. Inizia a grandinare fortissimo. Allora tutti quanti ci ripariamo dentro alle celle, e io entro nella cella di Antonio e Ruben. Antonio comincia a raccontarmi di come abbia iniziato la sua vita di “regolatore di conti” per un grosso cartello della droga boliviano. “Non so quanta gente abbia ucciso, ma sono tante, tante, tante decine…”, mi dice strofinandosi le mani, un po’ imbarazzato….Parla a ruota libera, a ritroso, finchè arriva a parlarmi del primo omicidio della sua vita…non lo aveva mai nemmeno sfiorato l’idea di poter uccidere un essere umano, finche un giorno una banda di trafficanti, per errore, uccide suo fratello in una sparatoria…mi racconta del dolore, del furore e della pazzia che lo ha preso e con un’arma comprata con i suoi pochi soldi, ha trovato gli autori dell’omicidio di suo fratello e del sangue freddo che lo ha pervaso nell’ammazzare sei persone tutte insieme….e di li’ in poi è stata una catena di eventi e di situazioni che lo hanno portato a continuare ad uccidere per “lavoro”…..mi guarda con uno sguardo perso nel vuoto, e cerca nei miei occhi una risposta, una reazione…leggo nel suo sguardo la paura del giudizio e del disgusto…mi limito a dirgli “Dev’essere stato terribile vedere morire tuo fratello”…sento un dolore abissale per lui…e sento addosso tutte le sue aspettative di rifiuto e discriminazione…trovarmi di fronte ad una persona che mi racconta questa cosa enorme e allucinate mi proietta dentro ad una dimensione umana dove la relatività assoluta è la regola, è la cifra, è il parametro di misura…non c’è misura razionale che possa misurare il trauma e le sue vertiginose conseguenze! 







Antonio mi prepara un caffè e condivide con me i suoi pochi crakers inumiditi, mi coccola e mi vizia con le poche, povere cose che ha, come se fossi sua figlia, e ad un certo punto mi dice “La gente crede che perché siamo assassini non abbiamo un cuore. Non pensa che anche noi siamo esseri umani e abbiamo bisogno di affetto e attenzioni… a me manca tantissimo la mia mamma”… la mia mente viaggia…penso alla mia profonda convinzione dell’importanza della relazione nella riabilitazione e alla completa inutilità dell’isolamento carcerario… e poi sento la voce di Antonio “Grazie Barbara, per stare qua ad ascoltarmi! Grazie per non giudicarmi!”… credo che sia stato il caffè più buono che abbia bevuto nella mia vita! 




 

Un abbraccio a tutti dalla vostra Barbara