lunedì 16 febbraio 2015

Il tempo vola…

Da: barbara magalotti magababa67@hotmail.com
Data: Mon, 16 Feb 2015 17:04:02 +0000






Il tempo vola, corre veloce come un treno in corsa... a volte ho come la sensazione di essere nel centro di una vertigine, di un caleidoscopio di esperienze e di emozioni che “spruzza” colori da tutte le parti... Alti e bassi si alternano e accolgo, degli uni e degli altri, la loro importanza nella mia vita... le esperienze si sedimentano nella mente e nel cuore trasformandomi, così come l'acqua che scorre, che modella la pietra, che cambia la configurazione del suo bacino o del suo corso in un eterno e irreversibile movimento. La vita mi sorprende con i suoi giochi di imprevisti e indovinelli da risolvere, con i suoi doni inaspettati e la sua tanta, incontenibile umanità...



Il lavoro in carcere è sempre fonte di insegnamento e di continua sorpresa.

Durante il mese di gennaio abbiamo fatto i lavori di ristrutturazione del Centro Educativo, e per non rischiare di annoiarmi, ho voluto coinvolgere nel lavoro un gruppo di ragazzi di una sezione di riabilitazione dal consumo di sostanze. I sei ragazzi son diventati subito quattro, dopo aver scoperto che due di loro avevano “sgarrato” e avevano comprato droga in un mio momento di distrazione... Abbiamo lavorato sodo per circa dieci giorni: tra polvere, vernice, pennelli e nasi imbiancati, tante chiacchiere, risate, riflessioni... questi quattro ragazzacci mi hanno regalato dei momenti indimenticabili! Chavi ci ha preparato il pranzo (delle delizie!!) e tra le 12 e le 13,30 ci fermavamo a mangiare insieme. Bellissimi momenti di condivisione... ma la cosa assolutamente straordinaria è stata la magia del “dopo pranzo”, del caffè... a un certo punto iniziava il “carosello” delle esperienze... ognuno, a turno, ha raccontato alcune esperienze importanti della propria vita, alcuni passi importanti della propria esperienza di crescita e della propria dimensione della detenzione, dei propri vissuti... a volte ci siamo anche inoltrati in argomenti problematici, come la situazione delle donne in paesi a forte connotazione “machista”, i diritti negati dell'infanzia, i “lutti importanti” che hanno segnato le nostre vite... è stata come una forma di “terapia di gruppo” spontanea, dove ognuno (me compresa) ha espresso la sua opinione, ha “tirato fuori i rospi” e gli scheletri dall'armadio, e anche le lacrime... senza ritegno... bellissimo... credo che momenti come questi non abbiano prezzo!



Qualche settimana fa ero in carcere quando ho saputo che avevano trovato una donna morta in una cella... il suo compagno l'aveva strangolata con il laccio di una scarpa... lui era dentro proprio per lo stesso motivo, sei anni fa aveva strangolato la sua compagna... gelosia patologica... che ritorna e non dà tregua...

Per tutto il San Pedro regnava il silenzio, una sorta di nero sortilegio che aleggiava per tutte le sezioni... non il solito trambusto, non le solite battute sconce per gli androni, non la musica assordante in alcuni angoli... sembrava tutto “fermo”, tutto “ammutolito”... tutti i parenti e gli amici in visita hanno cominciato ad uscire in fretta dal carcere... e io... invece... sono rimasta come paralizzata, non riuscivo a pensare di uscire... ho cominciato a pensare a come si potessero sentire i detenuti, le mogli dei detenuti, e soprattutto i bambini...

Come in trance sono andata a trovare alcuni detenuti nelle loro celle: David (ex-terrorista di Sendero Lunimoso) con cui abbiamo parlato per più di un'ora, oltre dell'atroce fatto accaduto, del sistema politico boliviano e peruviano, della corruzione, degli ideali, dell'onestà e della possibilità di creare una cooperativa agricola con ex detenuti; Julio il colombiano che mi ha accolto con abbraccio commovente... poi mi ha fatto uno dei suoi squisiti caffè e abbiamo tristemente parlato del fatto accaduto e di come, forse, poteva essere evitato; il padre di Alejandra, con cui abbiamo parlato dei suoi figli e della scuola per alcuni di loro, mentre Alejandra e la sorellina minore mi saltavano in braccio e reclamavano la mia attenzione; poi sono rimasta a mettere a posto il Centro Educativo, con Marcelo (il nostro guardiano) e Chavi, in un  silenzio intervallato da pianti inconsolabili... “Barbara... devi uscire, è tardi, poi non ti fanno più uscire”, Chavi era preoccupato... “Adesso vado; finisco di sistemare queste cose”... “Vai a casa, vai a riposare: domani starai meglio, Barbara” mi diceva Marcelo... facevo fatica ad andarmene via... avevo bisogno di sentire che il lavoro che faccio, il progetto che porto avanti al San Pedro, le energie che metto in gioco non siano inutili... avevo bisogno di vivere questo momento con chi ci “deve” star dentro per forza... poi, quasi al pelo con l'orario di uscita possibile, ho cominciato a prepararmi per uscire. Chavi mi ha accompagnato al cancello e quando il poliziotto mi ha aperto, Chavi mi ha abbracciato forte e mi ha guardato negli occhi con una intensità di cui avevo proprio bisogno... ho fatto davvero fatica ad uscire... come se avessi paura di non aver più il coraggio di rientrare i giorni seguenti... che tristezza e che dolore, che senso di impotenza...



Chi entra al San Pedro è davvero lasciato a sé stesso, senza una cura, senza attenzione ai suoi bisogni e i suoi problemi psicologici/psichiatrici, oltre che legali, e senza alcun rispetto per i suoi diritti umani: vale per i detenuti come per chi vi entra suo malgrado... come i bambini... o le compagne dei detenuti... è per questo che con determinazione, con ostinazione e caparbietà cercherò in tutti i modi di aprire un Centro per accogliere i figli dei detenuti e, a questo punto, anche le loro madri... è un sogno? Un'utopia? Non lo so... ma è quello che l'esperienza di questa mia vita mi sta chiedendo di fare!!!

Tanti anni fa (avevo forse vent'anni) scrissi quella che allora definii una “poesia”, ma era più la “sincresi”, il condensato della percezione di una sensazione, di una intuizione:

Si consuma in vortici di colori, la vita. Ed è solo il tempo a determinarne le sfumature.

... alti e bassi di emozioni... caleidoscopio in continuo movimento... carosello di percezioni... la vita in tutte le sue possibili sfaccettature...

Grazie Vita... grazie perché mi dai continui stimoli... grazie perché mi ricordi ogni giorno la fortuna di avere tanti amici, tante persone che amo e che mi amano... grazie perché mi fai sentire anche il dolore, e la profondità della tristezza che risveglia dentro di me la voglia di luce e di cambiamento... grazie perché mi stimoli a cercare vie alternative per arrivare a spazi aperti e liberi! Grazie di tutte le tue sfumature!!!

Un abbraccio forte e con mille sfumature di affetto dalla vostra Barbara!