domenica 27 febbraio 2011

Aria di Viaggio, Aria di Cambiamenti

L'aria. Fresca e secca come quella di una mattina d'inverno sui 3000 metri. Tersa, poi scura, poi di nuovo brillante sotto il riflesso del sole come quella di La Paz, dove il tempo è mutevole e scorre lento perché lentamente l'ossigeno riempie i polmoni, seppur respirato a grandi boccate.
L'Ossigeno, si dice che sia impalpabile, quasi non ce ne accorgiamo e come tutte le cose importanti di questa terra ne sentiamo l'importanza quando ci manca.
A La Paz, la condizione primordiale della nostra stessa esistenza è sempre sotto i nostri occhi, perché ad ogni passo il corpo ci ricorda quanta fatica deve sostenere respirando.
Nel Carcere di San Pedro de La Paz, ogni passo ti ricordi la fatica che ogni uomo deve sostenere quotidianamente quando i suoi diritti di essere umano non vengono rispettati.
L'Aria. Nel Carcere di San Pedro si rarefà appena varchi i cancelli delle guardie stanche al posto di controllo. In un viavai perpetuo di parenti in visita, di donne e bambini: mostro le mie credenziali all'ufficiale di guardia, respiro profondamente e mi tuffo. Barbara cammina tranquilla davanti, mi guida, tra una piazzetta affollata, un vicolo, un'altra piazzetta. Gli internos campeggiano, chiacchierano, consumano qualcosa da manigiare. Sono dentro. Sono nel Carcel di S. Pedro.
La testa mi gira, sotto il peso delle emozioni, del viaggio e dell'altitudine, ma voglio con tutto il cuore buttarmi in questa nuova dimensione e Barbara, in quello che a me sembra un labirinto, mi porta sicura tra scale e vicoli alla cella di un detenuto. Windsor ci accoglie calorosamente, il suo spazio è di un metro per due, ma è tenuto dignitosamente: un letto pulito, chitarra poggiata sopra, una mensolina con una foto. È carino, Windsor, la voce chiara, il tono sommesso; abbraccia Barbara, che mi introduce e così, alla maniera boliviana, mi merito subito una stretta di mano decisa e un abbraccio forte. Scambiamo due chiacchiere, almeno Barbara e Windsor, perché la padronanza dello spagnolo è per me ancora un problema: parlano di musica, parlano delle incomprensioni musicali tra Windsor e il nuovo chitarrista della cappella carceraria, dove si esibiscono ogni domenica durante la funzione.
La vita al San Pedro si scandisce così, con le sue regole (non ci sono guardie carcerarie all'interno), i suoi chiacchiericci, le simpatie, le antipatie: una città nella città dove un truffatore milionario può diventare il capo-delegato degli internos e un narcotrafficante il guardiano pacioso e risoluto della pace del Kinder per bambini…
Ma questa è un'altra storia e ve ni parlerò più avanti.


Sfide
Oggi ho sfidato per la prima volta La Paz e la sua folle conformazione urbana. Arroccata com'è tra l'altipiano andino, tra salite e discese ho accompagnato Barbara a sbrigare le pratiche burocratiche per l'associazione e il nostro visto… che palle, che lentezza, che lotta.
Tuttavia la lotta più grande è stata la sfida tra i miei polmoni e le strade di questa città: le automobili, i pulmini sgangherati, i taxi che arrancano sempre in prima e riversano quell'inconfondibile odore di diesel per le strade congestionate dal traffico.
Per la seconda volta in questa settimana passo per la via principale, El Prado: una lunga passeggiata ricavata in un avvallamento che separa i fianchi sovra-antropizzati delle montagne cittadine. Negozi, banche e uffici, il meglio del lascito Occidentale, ma almeno recupero un po' di fiato e mi permetto la prima sigaretta della mattina! Mi sento un pesce fuor d'acqua e devo evitare le manovre ardite dei soliti taxisti, che devono correre chissà dove.
Barbara mi cede lo zaino (eh eh non sono l'unico polmone d'acciaio delle Ande), passiamo davanti il palazzone dell'Univesità e schivando gli studenti ci apprestiamo alla salita finale: Calle Colon, il quartiere coloniale, sede di uffici amministrativi, del palazzo del Governo e dei ministeri, prima tuttavia la salita! Il Sole oggi splende e il mio abbigliamento da trekking (manco fossi Messner) risulta un tantino inadeguato. Fa lo stesso, oramai siamo arrivati, a ricordarcelo una lunga carovana di fuoristrada presidenziali che bloccano il traffico (come se prima scorresse fluido), vorrei chiedere al Presidente Morales cosa c… stia facendo per i diritti del suo popolo, per la corruzione e il clientelismo crescenti, ma fortunatamente per lui e per me, lui corre via coperto dalla cacofonia delle sirene e lascio perdere… per ora.
Al Final: Barbara entra nell'ufficio, ne esce poco dopo incazzata come una biscia, come volevasi dimostrare i documenti che attendeva non sono pronti. Maledetta burocrazia boliviana. Io nel frattempo aspetto fuori, mi merito una sigaretta, la giornata è stata dura.

La Castagna Portafortuna
Il Bagaglio di chi parte è sempre pieno, prima di tutto, di dolci ricordi, di esperienze, di pensieri paure ed amuleti… nel mio caso rimane ben poco spazio per il resto e ciò significa che ho già fatto amicizia con la lavandaia sotto casa, perché non possiedo una lavatrice.
Per questo devo ringraziare prima di tutto i cari Simo e Sere: Julio Cortazar mi fa compagnia molte sere prima di andare a nanna e le dediche sono sicuramente fonte di ispirazione per la mia condotta quotidiana, tuttavia con il corrispettivo del peso del libro avrei potuto buttare in valigia calzini, mutande e magliette quindi se avrò poca fortuna nelle relazioni sociali e puzzerò, non potrò fare altro che pensarvi. Per fortuna lavoro in un centro educativo per minori che vivono con i genitori in carcere e il loro stato igienico non è certo dei migliori, quanto ai carcerati… beh… alcuni sono sempre vestiti dignitosamente e profumatissimi da far invidia a Chanel N° 5, altri si trascinano stancamente come fantasmi, laceri, devastati, lascio immaginare a voi le conseguenze e le cicatrici che una tale perdita di speranze possa avere sul proprio corpo.
Nonostante tutto il mio compito non è, non sarà mai quello di selezionare le relazioni in base al quoziente di sporcizia e maleodore, perché quando entro dentro al San Pedro e abbraccio qualcuno, in quella stretta c'è un mondo di emozioni che ti scuote dall'interno. Sporco o pulito, tossico-dipendente o modello della società civile, il detenuto del San Pedro è feccia umana; che abbia commesso un reato oppure no, lo Stato lo incarcera preventivamente per un massimo di 3 anni, entro i quali la Procura deve collezionare le prove della sua colpevolezza e qualora fosse assolto da ogni accusa, lo saluterebbero con una bella stretta di mano, senza possibilità di ricorso. Questo accade se non hai soldi per pagare il poliziotto che ti arresta, il Procuratore o un avvocato che si dia da fare celermente per ridurre l'attesa del carcere preventivo. Quale fiducia si potrà mai avere a queste condizioni?
Ognuno trovi una degna risposta alla domanda, per quanto mi riguarda, ogni mattina mi sveglio, percorro la strada che separa la mia casa dal carcere, lascio dietro tutte le mie paure, i miei pregiudizi, gioco e sorrido alle piccole canaglie che frequentano il Kinder e abbraccio calorosamente chiunque mi saluti, varcato il cancello del posto di guiardia; perché i miei amuleti e i miei portafortuna fanno il resto: catalizzano l'intensità dei sentimenti che provo ogni giorno e torno a casa con un senso di pienezza e soddisfazione difficile da descrivere.

La Stagione della Pioggia
Quasi Marzo qui a La Paz, ma l'acqua scorre ancora a fiotti, dissesta le strade, allaga le case, spesso costruite a caso e in pendenze allucinanti. Entra dappertuto, ti lascia sempre quella sensazione di umido nelle ossa, ma alla fine ti abitui, te ne freghi e vai per la tua strada, un passo dopo l'altro, una pozzanghera dopo l'altra. Impreco, domani sarei dovuto partire per Cochabamba, avrei voluto ripercorrere i luoghi del Che, sorseggiare un mate di coca sotto il tiepido sole Cochabambino, 20°C tutto l'anno… che pacchia. Purtroppo però le notizie non sono buone: qualche strada si è sgretolata per le intemperie e inoltre molte categorie sociali sono in subbuglio per il continuo crescere dei prezzi al consumo, il pane sempre più caro e la miseria dei salari sempre miseramente uguale a se stessa. Ci sono Bloqueos in tutte le città, a scadenza quotidiana; non è un buon momento per lasciare La Paz. Fortunatamente domani è sabato, giorno di riunione con i detenuti, cercherò di scambiare due parole con il mio pessimo accento, le mie frasi sconfusionate, i miei intercalari tipici (“claro”, “Me lo creo”, “Vale”) ottimi per mimetizzare la difficoltà che incontro nel comprendere quello che dicono, ma lo sforzo c'è, la vicinanza pure e inoltre sono sempre molto carini con me!... chi se lo sarebbe aspettato da criminali incalliti. José ci canterà le sue canzoni popolari, così terribilmente simili ai ritmi gitani, Wildmore interpreterà i suoni più tipicamente andini, ci sentiremo uniti come la settimana scorsa, tra un mate, una chiacchiera, una canzone e le risa, quando tra una nota e l'altra i nostri Lords intrufoleranno una rima ardita e parole innocenti faranno incredibilmente rima con Puttana, trombare, inculare etc.
La Nota negativa? La Pioggia, con la P maiuscola, che devasta il San Pedro, grande come un campo da calcio e stracolmo di 1700 persone, una sopra l'altra, in celle costruite e ingrandite a casaccio, con materiale di risulta. Ogni posto ha le pareti logore di umidità, se va bene. Se va male ci piove dentro e da ieri abbiamo scoperto che anche il nostro Centro Infantil segue le rigide leggi architettoniche del San Pedro.....acqua dovunque, acqua sui pavimenti, acqua nelle colonne di “cemento”.
Meglio fregarsene, dopotutto si canterà e si ballerà, sotto la pioggia viene meglio, ha quasi un senso poetico… mavafffff!!!!

Stefano

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