lunedì 20 gennaio 2014

Piccole grandi donne...

Da: barbara magalotti <magababa67@hotmail.com
Data: Sun, 19 Jan 2014 18:44:09 +0000
Oggetto: Piccole grandi donne...

Le settimane volano alla velocità della luce… e siamo già quasi a fine gennaio! Dopo le intense attività natalizie e quelle intorno alla fine dell’anno, il nostro Centro Educativo ha chiuso per le vacanze e sono iniziati i lavori di ristrutturazione degli ambienti (primo fra tutti il tetto). Purtroppo la mia salute non è delle migliori, e con grande frustrazione non ho potuto partecipare come sempre alla pulizia e pittura di muri e mobili… ho però trovato un validissimo operaio (ovviamente un detenuto della nostra sezione… lo chiamano “Zorro”… dal nome è tutto un programma!) che oltre a ristrutturare il tetto si è offerto per piccoli lavori idraulici, mentre Philippe, il nostro custode, si è cimentato nella pittura di sedie tavoli e muri. In questi giorni mi sono dedicata quasi esclusivamente alla sistemazione dei documenti della nuova associazione boliviana “Taller Solidario”, ho contattato uno studio contabile che dovrà seguire la contabilità mensilmente e ho iniziato la lunga trafila della preparazione dei documenti per l’apertura di un conto corrente… sembra una impresa impossibile, ma con calma, determinazione e una dose extra di pazienza, dovremmo riuscire a farcela entro la fine di febbraio (mi sembra di sognare… due mesi per aprire un conto in banca!!!!!!!).

La vigilia di Natale, come di consueto, l’ho passata interamente in carcere: al mattino con la preparazione del pranzo per i detenuti (ho portato le mitiche lasagne di Lucio!) al quale hanno partecipato una quindicina di galeotti… e poi in visita ad alcuni detenuti e a quelli in isolamento nella sezione "Muralla", ai quali ho portato miniporzioni di lasagne (che hanno divorato davanti ai miei occhi in qualche nanosecondo!), e infine con i bambini del coro della messa di Natale. Stavo uscendo dal cancello del carcere che erano già quasi le 8 di sera, quando mi fermano un paio di detenuti dicendomi che Santiago il gaucho, uno dei miei studenti del corso di italiano dell’anno scorso, stava uscendo e che non sapeva dove andare a dormire… ho cominciato a fare telefonate a destra e a manca per trovare un dormitorio… ma poi mi si è stretto lo stomaco… e ho pensato che era la Vigilia di Natale… che cosa fredda e deprimente la Vigilia di Natale in un dormitorio, appena usciti dal carcere… ho detto ai ragazzi di dire a Santiago di telefonarmi appena fosse uscito. Così verso le 21 mi arriva la telefonata di Santiago, al quale ho detto di aspettarmi e mi sono fiondata con un taxi al carcere. Quando gli ho detto che l’avrei portato a casa mia (dopo averlo minacciato che se non si fosse comportato ineccepibilmente e che se avesse in mente traffici loschi, l’avrei spedito immediatamente indietro al San Pedro!), si è messo a piangere e mi ha abbracciato forte… e siamo andati a casa camminando e chiacchierando (“Erano tre anni e mezzo che non camminavo, Barbara!”), lui emozionatissimo e io contenta con lui! A casa gli ho preparato la stanza (la stanza di Valentina che era andata in vacanza in Argentina) abbiamo mangiato qualcosa e gli ho mostrato il bagno per la doccia. Sarà stato sotto l’acqua calda una buona mezzora e quando è uscito aveva quasi le lacrime agli occhi, con un sorriso da orecchio a orecchio… penso che vedere Santiago così contento sia stato davvero il più bel regalo di Natale di tutta la mia vita!!! “Oggi ho scoperto di avere un’altra sorella!” mi ha detto prima di andare a dormire… Santiago si è fermato a casa con me una decina di giorni, poi ha preso la strada per l’Argentina… in bocca al lupo fratello!


Un paio di volte sono andata in carcere a controllare i lavori del Centro Educativo e i bambini ovviamente mi hanno accerchiata… ho dovuto cedere alle loro richieste di darmi aiuto, e così ho selezionato un gruppetto tra i più grandi e insieme abbiamo messo mano al grande caos che regnava nell’armadio dei materiali e ci siamo messi a fare la punta a tutte le matite, a cestinare i pennarelli non funzionanti e ha riordinare e sistemare i vari materiali che erano stipati nell’armadio alla rinfusa… c’è stato un momento bellissimo, in cui eravamo seduti tutti intorno al tavolo lavorando, e una bambina ha cominciato a farmi delle domande “Tu hermana Barbara sei sposata?” “No!”, “Quanti figli hai?” “Nessuno!”, “Sei fidanzata?” “No!” “Hai un innamorato?” “No!” e la domanda seguente mi ha fatto morir dal ridere “Hai un amante???” “Ahahahahahahah!!! No! Neanche quello!!!! Sono Vieja, Bruja y Soltera!!!” a quel punto tutti i bambini si sono messi a ridere, e una bambina mi si è avvicinata e mi ha abbracciata dicendomi “Ma sei così bella e buona… come fai a non avere tanti figli? Tu saresti una mamma perfetta, io vorrei avere una mamma come te…”, chiaramente le lacrime volevano uscire allo scoperto, ma le ho trattenute, perché era talmente bello quello che mi aveva appena detto che meritava una risposta: “Per me voi tutti siete come miei figli… e dunque ne ho tantissimi in realtà!”.
Abbiamo chiacchierato tranquilli e qualcuno di loro ha ricordato il campeggio di tre giorni ripescando aneddoti e situazioni comiche passate insieme… poi un bambino mi ha chiesto “Hermana Barbara, facciamo un campeggio in Italia? Io voglio conoscere il Paese da dove vieni!”  e tutti “SIIIIIIIII!!!”… sarebbe davvero un sogno portarmi quei bambini in Italia… dopo aver spiegato ai bambini che non è davvero possibile, perché troppo costoso, abbiamo continuato a lavorare…

Sembrava il classico crocchio al tavolo di una casa di campagna, quelle di una volta, dove tutti aiutano quando ci sono da fare dei lavori di gruppo (tipo, che ne so, fare la salsa di pomodoro, o lavorare il maiale…) oppure, quando a Natale si sta tutti a casa in pigiama, chi smangiucchiando qualcosa, chi alla tele, chi leggendo un libro, chi guardando i regali, in relax, e fuori fa freddo… noi eravamo nel nostro Centro Educativo (fra l’altro ancora infestato da secchi di vernice, pennelli, mobili appena verniciati ad asciugare…) e stavamo semplicemente facendo la punta alle matite, ma c’era una serenità e un’armonia nell’aria che mi ha commossa… dentro ad un carcere, le vacanze di Natale di questi bambini, un momento di serenità tutto per loro… bellissimo!
Le bambine volevano a tutti i costi lavare i giocattoli di plastica (lego, costruzioni, la cesta con le cose della “cucina”) e si erano già rimboccate le maniche e corse nel patio con spugne e detersivo per i piatti a cercare un lavandino libero (perché ovviamente nel Centro mancava l’acqua… come sempre!!), ma i lavandini erano tutti occupati e così son tornate tutte deluse al Centro… quando hanno fatto capolino dalla porta mi hanno emozionato, perché davvero sembravano piccole donne, già responsabili e attente alle necessità quotidiane, piccole formichine del focolare… così vulnerabili ma nello stesso tempo così profondamente coraggiose, tra qualche anno probabilmente già madri, già donne vissute in un mondo così machista, già consapevoli delle gioie e dei dolori, ma anche perennemente speranzose nel futuro…

E alle mie piccole donne così fragili e così forti, alla mia Clarita, e a tutte le donne del mondo più o meno fortunate, voglio dedicare questa canzone di De Andrè, che mi commuove sempre fino alle lacrime, e che in due parole descrive tutta una vita….
Un abbraccio con tanto affetto dalla vostra Barbara

http://www.youtube.com/watch?v=JpkGDq2yYTo

AVE MARIA (FABRIZIO DE ANDRE’)
 

“E te ne vai, Maria, fra l'altra gente
che si raccoglie intorno al tuo passare,
siepe di sguardi che non fanno male
nella stagione di essere madre.

Sai che fra un'ora forse piangerai
poi la tua mano nasconderà un sorriso:
gioia e dolore hanno il confine incerto
nella stagione che illumina il viso.

Ave Maria, adesso che sei donna,
ave alle donne come te, Maria,
femmine un giorno per un nuovo amore
povero o ricco, umile o Messia.

Femmine un giorno e poi madri per sempre
nella stagione che stagioni non sente.”

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